Paolo Russo, La Stampa 6/4/2013, 6 aprile 2013
TASSE, ARRIVA IL SALASSO DI PRIMAVERA
Un ingorgo fiscale che tra maggio e luglio preleverà dalle tasche dei contribuenti italiani quasi 40 miliardi. Un salasso senza precedenti, che rischia di lasciare i contribuenti al verde. Tra vecchi e nuovi balzelli, a partire dal prossimo mese, è infatti tutto uno scadenziario fiscale. Si comincia a maggio con la prima rata della tassa rifiuti,
perché in attesa della nuova Tares si pagano comunque
Tarsu o Tia, che già lo scorso anno avevano subito aumenti medi intorno al 30%. E così se ne andranno i primi 2 miliardi. Ai quali se ne aggiungeranno altrettanti a luglio per la seconda rata. A giugno arriva poi il pagamento della prima rata Imu sulla quale potrebbero pesare anche aumenti delle addizionali comunali, che al momento nessun sindaco ha osato preannunciare.
Ma anche nell’ipotesi l’imposta sulla casa resti così com’è, secondo i calcoli di Cgil, Cisl e Uil, andranno via altri 11,6 miliardi di euro.
Sempre a giugno pagheranno pegno le imprese che
tra saldo 2012 e acconto 2013 dell’ Ires verseranno all’erario 8 miliardi. Ma giugno è anche il mese del calvario fiscale per lavoratori autonomi, artigiani, commercianti e delle imprese per la parte di loro competenza dell’Irpef, che tra saldo 2012 e acconto 2013 preleverà quest’anno dalle tasche di settori già in crisi la bellezza di 14,4 miliardi. Un salasso che minaccia di essere ancor peggiore
dell’anno precedente perchè per il piano di stabilizzazione finanziaria potrebbero però far scattare anche da subito. Acesi i radar e fatto qualche calcolo l’Osservatorio politiche fiscali della Uil ha calcolato già quest’anno che tra Irpef regionale e comunale potrebbero scattare aumenti medi di 171 euro. Del resto che i tributi locali stiano diventando il maggiore spauracchio dei contribuenti italiani lo conferma lo stesso ministero dell’Economia, che ha certificato come le varie addizionali regionali e comunali abbiano fatto un sol boccone di quel modesto incremento del 2,1% dei redditi.
A rendere infine ancora più bollente la calda estate del fisco c’è poi l’aumento dell’Iva dal 21 al 22% su prodotti di largo consumo, che porterà via negli ultimi sei mesi dell’anno un altro miliardo e ottocento milioni di euro. Un caro-fisco destinato ad acuire la perdurante crisi del commercio, che secondo le nere previsioni di Confesercenti quest’anno farà abbassare oltre 145 mila saracinesche, senza che altre se ne aprano.
Fatte le somme si andrà in vacanza esattamente con 39,8
miliardi in meno. Anche se il peso non si scaricherà su tutti
nello stesso modo. Uno “stress test” del contribuente lo messo a punto la Cgia di Mestre, che ha fatto i conti in tasca a lavoratori autonomi, artigiani e piccoli imprenditori, le categorie più colpite dalla gincana fiscale di maggio-luglio e che oltre ai tributi già elencati dovranno vedersela anche con i versamenti Inps e la tassa annuale di iscrizione alla Camera di commercio. Il tutto peserà intorno ai 4.500 euro per un commerciante, oltre 7 mila euro per un artigiano e fino a oltre 25 mila euro per una società di capitale con due soci e dieci dipendenti. «Un quadro quantomeno preoccupante che rischia - secondo il Segretario della Cgia, Giuseppe Bortolussi - di mettere a rischio le vacanze estive di molte famiglie, con ricadute gravissime sulla principale industria italiana che è quella del turismo».