Paolo Russo, La Stampa 7/4/2013, 7 aprile 2013
C’ è
un debito occulto nascosto nei cassetti degli amministratori di Asl e ospedali che almeno per ora non potrà essere saldato con i 14 miliardi stanziati ieri dal governo per pagare i fornitori nel prossimo biennio. Somma già distante dai 37 miliardi e spiccioli di crediti dei fornitori certificati dalla Corte dei Conti. «C’è molta incertezza sul preciso ammontare dei debiti che la pubblica amministrazione ha nei confronti delle imprese», ha ammesso in conferenza stampa il ministro dell’Economia, Vittorio Grilli. Crediti che nella sanità rischiano di essere inesigibili dalle imprese perché mai certificati dalle Asl.
Per non parlare dei buchi di bilancio nascosti da spericolate operazioni di «project financing» per finanziare opere sanitarie, oppure dei mai coperti costi di ammortamento delle spese per investimenti. Un altro buco che ora sarà riparato proprio attingendo a quei 14 miliardi che non andranno così per intero a saldare direttamente le fatture delle imprese. Una tagliola nascosta nelle pieghe del decreto, dove si dice che le somme sono stanziate anche in relazione «agli ammortamenti non sterilizzati antecedenti alla applicazione del decreto legislativo n.118/2011». «Dal 2001 e fino a quel decreto –spiega Giovanni Bissoni, presidente dell’Agenzia ministeriale per i servizi sanitari regionali- è valso un accordo con l’Economia per non coprire realmente le quote di ammortamento per gli investimenti in edilizia ospedaliera. Di fatto un debito occulto».
Poi c’è la partita dei crediti non certificati da asl e ospedali, che nasconderebbero sotto il tappeto cifre di tutto rispetto, secondo Assobiomedica, l’associazione delle aziende che producono apparecchiature bio-medicali. «Il debito sanitario occulto rappresenta sicuramente una parte preponderante di quello emerso», rilancia l’economista Tito Boeri. «Nella sanità –denuncia- si sono presi impegni senza copertura, per somme superiori agli stanziamenti di bilancio di competenza e quindi non registrati sul debito pubblico». Irregolarità che minacciano di rendere inesigibili parte dei crediti vantati dalle imprese. «Quelli non certificati dalle asl –spiega Fernanda Gellona, direttore generale di Assobiomedica- non vengono iscritti in bilancio e così non vanno a debito. Sono almeno un terzo di quanto vantiamo verso le asl e sono somme per noi impossibili da incassare poiché il decreto prevede solo il pagamento dei crediti certificati, liquidi ed esigibili. Per certificare un credito -prosegue- basterebbero poche ore ma la Asl Napoli 1 ci impiega oltre 1.700 giorni. Quando non perde del tutto la documentazione».
Ma se Regioni e Asl tirano per il collo i loro fornitori sono poi disposte a pagare più del dovuto quei privati che in questi anni hanno scoperto la gallina delle uova d’oro nel «project financing». Per costruire o ristrutturare un ospedale anziché accendere un mutuo, cha va però iscritto a debito, si affida l’incarico a società e gruppi finanziari privati, che in cambio dell’opera riscuotono per decenni canoni di affitto e di servizio (ad esempio per mensa o pulizia). «Quasi sempre un pessimo affare», rimarca Giovanni Monchiero di Lista civica, che è stato presidente della Federazione di Asl e ospedali. «Quei canoniammette- sono sempre più alti dei normali ratei di mutuo. Regioni e asl creano così montagne di debiti invisibili», denuncia Ivan Cicconi, che dirige l’Osservatorio degli appalti regionali. Una mina vagante sui nostri conti pubblici denunciata anche da Beppe Grillo sul suo blog.