Frammenti, 6 aprile 2013
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FRAMMENTO DEI FRAMMENTI CHE RISPONDONO ALLA VOCE “AGOSTINO DEPRETIS"
Il suo trasformismo, termine con una cattiva fama, ma secondo Zanone «incontro patriottico della componente moderata e di quella democratica dell’Ottocento borghese».
La perizia nella manovra parlamentare, che fa di Crispi un antesignano di Andreotti, in un Parlamento che per molti versi anticipa l’instabilità e i vizi
della Prima Repubblica, lo porterà a non soccombere mai a tutte le sconfitte impostegli dai suoi avversari, si tratti di Cavour che lo costringe all’espatrio, del leader della Sinistra storica Depretis che lo esclude dal governo, o di Giolitti che approfitta della sua prima caduta.
“La destra era off limits dal 1882, dal momento in cui la Destra storica cadde sul pareggio di bilancio (ed è un altro monito per Monti) e Agostino Depretis diede vita da sinistra alla grande ammucchiata del trasformismo”. (Polito)
Le ragioni successive dell’autonomismo: quella conservatrice (Minghetti e soprattutto Stefano Jacini) e quella democratica «di ispirazione urbana» (Depretis almeno finché fu all’opposizione). (Romanelli)
Il Presidente (Napolitano) cita, in particolare, un testo pubblicato nel 1999 «in cui compare la categoria piuttosto contemporanea del "ricorso al centrismo" e insieme con essa una realistica valorizzazione delle arti a volte geniali, a volte mediocri, della mediazione e del compromesso, da Depretis-Correnti, o da Giolitti-Turati, a De Gasperi-Togliatti e a Moro-Berlinguer»
’Angelica (madre di Apollinaire) aveva un volto volitivo e due occhi rapaci. Sempre elegantissima, con cappelli da sciantosa, frequentava alto borghesi, persino prelati, e di tanto in tanto, secondo i suoi bisogni economici, i bordelli di via dei Capocci. Non a caso era andata ad abitare accanto alla dimora del ministro dell’Interno’, Agostino Depretis
Destra e sinistra Vittorio Emanuele II, sempre a corto di soldi, lasciò alla fine un debito di quasi 22 milioni di lire, cioè 83 milioni di euro attuali. A tenere a bada le follie del re era stata soprattutto la Destra (Minghetti, Sella). Poco prima della morte, la sinistra (Depretis) gli aveva garantito un aumento della lista civile da 12.250.000 lire a 14.250.000 (in euro: da poco più di 46 a poco meno di 54 milioni di euro. Nel valutare queste cifre si tenga conto che erano inserite in bilanci mille volte più piccoli dei nostri). (Pierangelo Gentile)
l´espertissimo Agostino Depretis, 1813-87 (Cordero)
In un bel libro, pubblicato anch’esso dal Mulino, Ottocento. Lezioni di storia contemporanea, Raffaele Romanelli spiega come anche il passaggio del 1876 dalla Destra di Marco Minghetti alla Sinistra di Agostino Depretis non si configurò in un quadro di alternanza. Depretis portò al governo un «amalgama», come allora fu detto, di un centro aperto alla sinistra moderata (in particolare quella meridionale) «che teneva a distinguersi a sinistra dai gruppi più radicali e a destra dai più retrivi». Agli uni e agli altri «mancavano peraltro programmi e punti di riferimento forti, tali da connotarli in positivo e da fondare una dialettica parlamentare». E così, prosegue Romanelli, «il modello centrista, essendo privo di effettivi antagonisti, risultò dall’occasionale accorparsi attorno al governo di singoli deputati o gruppi; agiva in questa direzione anche la debolezza della presidenza del Consiglio, giacché il regime parlamentare si era instaurato per via di prassi e formalmente il capo dell’esecutivo era tuttora il re».
Qualche tempo dopo Depretis si compiacque della capacità dei parlamentari di «trasformarsi» scegliendo la via del «progresso». Ma questo verbo «divenne presto uno stigma negativo e "trasformismo" divenne sinonimo di accomodamento interessato, privo di idealità e di forza, di quell’attitudine alla transazione — alimentata dal connubio di parlamentarismo all’inglese e di accentramento amministrativo alla francese — per la quale i singoli deputati patteggiavano il loro sostegno alla maggioranza in cambio di favori al proprio collegio, o agli interessi di riferimento, in genere agrari, industriali, finanziari». (Mieli)
I primi ripensamenti della Chiesa cominciarono nel 1876, quando il governo della Destra, presieduto da Marco Minghetti, dovette dare le dimissioni e lasciare il posto alla Sinistra di Agostino Depretis. Roma era caduta da sei anni, le prospettive della restaurazione apparivano sempre più improbabili e la nuova classe politica sarebbe stata molto più anticlericale di quella che aveva governato l’Italia negli anni precedenti. (Romano)
La sinistra, per esempio, centocinquant’anni fa era «la sede degli uomini di Stato in abbozzo», cioè quelli che sarebbero emersi solo più tardi, perché allora Depretis appariva «un capo dubbioso ed indeciso nelle grandi battaglie». (Arturo Colombo)
Inoltre, Depretis, quando era dittatore in Sicilia, aveva imposto la pubblicazione dello Statuto piemontese (3 agosto) suscitando lo sdegno dei mazziniani (per esempio, il Friscia parlò di « miserabile statuto sardo »). Ma, in tutto questo, la discussione intorno alla normativa sui plebisciti diede modo a Cavour di porre anche al Parlamento la questione della sfiducia pubblicamente espressa da Garibaldi nei suoi confronti. (Dell’Arti)
Depretis prodittatore a Palermo...
Prima di imbarcarlo per la Sicilia, Cavour gli spiegò che bisognava fare l’annessione a tutta velocità, e per questa ragione gli consegnò un decreto con la data in bianco in cui, essendo fatta l’annessione, veniva nominato regio commissario. Depretis disse di sì, ma, giunto a Palermo, non fu capace di resistere a Crispi. (Dell’Arti)
Eppoi ecco la descrizione del “terzo partito” (o “terzo polo”) di Depretis: «Una frazione della sinistra, frazionato in quattro gradazioni di colore diverso», che vuole «tenersi pronto a tutti gli avvenimenti». Casini era in mente Dei... (Francesco Specchia)
Chi mise al posto di Crispi?
Pretese che da Torino gli mandassero Depretis.
Il trasformista...
Non ancora trasformista, ma tra i mazziniani il più incline alla mediazione. Cavour si allarmò moltissimo. Perché Depretis? Come mai Depretis? Come mai non chiede, per esempio, Lorenzo Valerio? Gli spiegarono che Valerio era governatore a Como, questo aveva messo Garibaldi in gran sospetto... (Dell’Arti)
La stampa d’opposizione, quando si seppe delle cessioni, cominciò a sparare a zero su Cavour. Rispuntarono i Rattazzi, i Brofferio, i Depretis. Depretis, in un comizio a Brescia, andò a dire che Cavour era un agente napoleonico. (Dell’Arti)
Nello stesso tempo Rattazzi mandò Valerio governatore a Como, Depretis governatore a Brescia e Mellana governatore ad Alessandria. Era un modo per ingraziarsi i democratici. Aveva bisogno della sinistra se voleva sopravvivere alla riapertura del parlamento... (Dell’Arti)
CAPURSO (a cura di). I discorsi che hanno cambiato l’Italia. Prefazione di Paolo Bonaiuti. Mondadori, Milano 2008
ITALIAX
Discorsi di Vittorio Emanuele II, Garibaldi, Cavour, Depretis, Giolitti, don Sturzo, Bordiga, Mussolini, Togliatti, Valletta, De Gasperi, Saragat, Moro, Berlinguer, Craxi, Berlusconi, D’Alema, Veltroni
PARERA José. Satira e caricatura nel Risorgimento. Catalogo della mostra in La Spezia, 2010. A cura di Andrea Marmori e Francesca Giorgi. Ogni caricatura pubblicata è corredata da una scheda con biografia del personaggio. Museo Civico Amedeo Lia, La Spezia 2010. (Depretis a pag 130)
Li arrestarono e perquisirono, quelli ammisero qualcosa, vi furono altre irruzioni - per esempio a Stradella, in casa di Depretis -, infine vennero espulsi dal Paese 150 individui, tra cui Francesco Crispi, Adriano Lemmi, Benedetto Cairoli. Di tutto furono informati gli austriaci. Gli si disse: pare che stiano preparando qualcosa contro di voi. (Dell’Arti, 1853)
Alla fine del ‘50 morì la «Concordia», un anno dopo chiuse «Il Progresso», il giornale di Correnti, Tecchio, Pescatore, Depretis. (Dell’Arti)
Lo stesso accadde nel caso di Andrea Costa, primo deputato socialista, eletto alla Camera nel 1882. Nel novembre di quell’anno, all’inizio della nuova legislatura, un deputato repubblicano, Giovanni Falleroni, aveva rifiutato di giurare ed era uscito dall’Aula. Per tagliare corto e impedire che il fenomeno divenisse imbarazzante, il presidente del Consiglio Agostino Depretis, presentò alle Camere un progetto di legge che prevedeva la decadenza del mandato per i deputati che non avessero prestato giuramento entro due mesi dalla data della loro elezione. La legge fu approvata il 22 dicembre con 222 voti contro 45. Da allora, caro Merolla, qualche centinaio di deputati italiani (repubblicani, socialisti, comunisti) hanno aggirato l’ostacolo giurando con riserva mentale. È questa probabilmente la ragione per cui il giuramento dei deputati non esiste più. (Romano)
CORSIVI - «“Bisogna sventrare Napoli”. Efficace la frase, Voi non lo conoscevate, onorevole Depretis, il ventre di Napoli. Avevate torto, perché voi siete il Governo e il Governo deve saper tutto. Non sono fatte pel Governo, certamente, le descrizioncelle colorite di cronisti con intenzioni letterarie, che parlano della via Caracciolo, del mare glauco, del ciclo di cobalto, delle signore incantevoli e dei vapori violetti del tramonto: tutta questa rettorichetta a base di golfo e di colline fiorite, di cui noi abbiamo già fatto e oggi continuiamo a fare ammenda onorevole, inginocchiati umilmente innanzi alla patria che soffre; tutta questa minuta e facile letteratura frammentaria, serve per quella parte di pubblico che non vuole essere seccata per racconti di miserie. Ma il governo doveva sapere l’altra parte; il governo a cui arriva la statistica della mortalità e quella dei delitti; il governo a cui arrivano i rapporti dei prefetti, dei questori, degli ispettori di polizia, dei delegati; il governo a cui arrivano i rapporti dei direttori delle carceri; il governo che sa tutto. [...] Quest’altra parte, questo ventre di Napoli, se non lo conosce il Governo, chi lo deve conoscere? E se non servono a dirvi tutto, a che sono buoni tutti questi impiegati alti e bassi, a che questo immenso ingranaggio burocratico che ci costa tanto? E, se voi non siete la intelligenza suprema del paese che tutto conosce e a tutto provvede, perché siete ministro?» (Matilde Serao, Il ventre di Napoli, 1905)
• Alla Camera il ministro Depretis pallido, sconvolto e tremante legge il telegramma annunciante l’eccidio della colonna De Cristoforis. Qualche deputato reclama il ritiro delle truppe da Massaua. [Comandini, gennaio 1887]
• Si riapre il Parlamento.
Le tribune sono affollate. L’on. Depretis, nell’annunzi are la . costituzione del suo ottavo Ministero, dichiara di confidare che il Parlamento acconsentirà ai nuovi sacrifici richiesti dall’impresa coloniale. «Del valore dei nostri soldati abbiamo — egli dice — avuto testò splendida prova nella gloriosa ecatombe di Dogali, che l’Italia non può lasciare invendicata senza offesa della dignità nazionale». La Camera discute quindi ed approva il progetto di legge per l’erezione in Roma di un monumento a Marco Minghetti. [Comandini, 1887]
• Muore a Stradella l’insigne nomo politico Agostino Depretis, Presidente del Consiglio, ministro degli Esteri, prodittatore in Sicilia nel 1860 (n. a Mezzana Corti Bottarone il 31 gennaio 1813). [Comandini, 1887]
• La Gazzetta Ufficiale annuncia la morte di Agostino Depretis con le stesse parole di cui s’era servita per dare la notizia della morte di Cavour: «Un grande lutto ha colpito il Paese. Agostino Depretis, cavaliere del Supremo Ordine della SS. Annunziata, Presidente del Consiglio dei Ministri, Ministro degli Esteri, deputato al Parlamento Nazionale, è morto ieri sera (29 luglio) alle ore 8.20 a Stradella». [Comandini]
30 gennaio 1887
Un Dl per mandare rinforzi in Africa
• Depretis comunica alla Camera l’eccidio di Dogali. Presenta un disegno di legge che prevede lo stanziamento di cinque milioni per mandare rinforzi in Africa.
trasformismo (1882, quando Depretis realizza «uno dei primi ribaltoni dell’Italia moderna, il primo dell’Italia unita»); (Antonelli)
Al Generale la “pensione” arriva invece solo molto più tardi, nel 1881, quando l’ascesa al potere del garibaldino Agostino Depretis gli consente di accettare senza perdere la faccia il «Dono di gratitudine nazionale» che in precedenza aveva rifiutato. Dice pudicamente di accettare il denaro per «concorrere in pro di Roma alla difesa dei lavori del Tevere», in realtà ripartisce le prime 50.000 lire fra i suoi familiari: 20.000 a Menotti che è pieno di debiti, 5.000 a Ricciotti, 4.000 a Teresita, 2.000 a Francesca, 2.000 alla piccola Clelia, 2.000 a Manlio e 10.000 per una assicurazione a favore dei due figli più piccoli che al ventunesimo anno avrebbero riscosso 100.000 lire. Per sé tiene 5.000 lire. Gli avversari criticano questo suo cedimento, i clericali lo sbeffeggiano. Il «Dono di gratitudine nazionale» di 50.000 lire annuali corrisponde alla rendita di 2.000.000 di lire-oro: per questo l’implacabile Civiltà Cattolica lo ribattezza «Eroe dei Due Milioni».
Sorte peggiore (Oneto)
Morto Giuseppe Mazzini (1872), la Sinistra storica si separò nettamente dai repubblicani, le cui speranze ormai si affidavano solo a crisi interne gravissime che nessun patriota si augurava. Dal 1867 suoi autorevoli esponenti come Agostino Depretis e Michele Coppino avevano fatto parte del governo. Con l’avanzata nelle elezioni del 1874 la Sinistra risultò candidata a guidare il Paese. Le guerre per l’unità e l’indipendenza erano definitivamente alle spalle. Anche Garibaldi, l’antico condottiero della Rivoluzione, ora dedicava le residue forze a trasformare Roma in città moderna: argini del Tevere, un porto commerciale, un’ampia area industrializzata... Nel 1875 andò in visita al re, che lo accolse avendo a fianco il generale Giacomo Medici, l’eroe garibaldino di Villa del Vascello al Gianicolo. Nel marzo 1876 Vittorio Emanuele non esitò a conferire la presidenza del consiglio a Depretis. A giudizio dello storico Maturi quello fu “l’ultimo grande atto politico” di Vittorio Emanuele II. Il re provò che il Risorgimento era compiuto e l’Italia era unita. A conferma di ciò nel 1877 la Sinistra riorganizzò le proprie file: fissò i termini entro i quali dovevano contenersi le tenzoni parlamentari. Le possibili crisi di governo non avrebbero più investito le istituzioni.
Nell’Ottocento il premier Depretis coccolava le pratiche sulla sua scrivania: «Ognuna di esse avrei dovuto deciderla entro 24 ore, se non volevo mandare in rovina l’Italia. Le 24 ore sono passate, la pratica è sempre lì e l’Italia va avanti lo stesso». (Gramellini)
Resta invece possibile una “rivoluzione parlamentare”, come quella che nel 1876 portò al governo la sinistra trasformista di Agostino Depretis, una volta che la destra storica aveva esaurito il suo compito riportando il bilancio in pareggio. Quello che, infatti, può diventare un blocco effettivamente maggioritario è il “partito della spesa”, rafforzato probabilmente da qualche eccesso di lesina da parte del Tesoro e integrato dalle più varie esigenze e rappresentanze.
8 ottobre 1876. Discorso di Depretis a Stradella.
In quella data Depretis invoca una «feconda trasformazione dei partiti» e attesta la disponibilità del governo ad accogliere «le buone idee, le vere utili esperienze» provenienti anche dagli avversari, invitati a convergere con esso; dal che prende inizio il «trasformismo», che diventerà una caratteristica centrale della politica nazionale.
DE CESARE Raffaele - Mezzo secolo di storia italiana (1861-1910). Illustrazioni. Indice dei nomi. Tabella dei ministeri dal 1860 (Cavour) al 1910 (Luzzatti). Lapi, Città di Castello 1912.
«E se qualcheduno vuole trasformarsi e diventare progressista, come posso io respingerlo?», si domandava 130 anni fa Agostino Depretis, capo del governo. (Bucciantini)
Sul Mattino, riapparve anche un pezzo della combattiva lettera aperta che la grande Matilde Serao aveva indirizzato in quel 1884 al capo del governo Agostino Depretis: «La strada dei Mercanti, l’avete percorsa tutta? Sarà larga quattro metri, tanto che le carrozze non vi possono passare, ed è sinuosa, si torce come un budello; le case altissime la immergono durante le più belle giornate, in una luce scialba e smorta: nel mezzo della via il ruscello è nero, fetido, non si muove, impantanato, è fatto di liscivia e di saponata lurida, di acqua di maccheroni e di acqua di minestra, una miscela fetente che imputridisce. In questa strada dei Mercanti, che è una delle principali del quartiere Porto, v’è di tutto: botteghe oscure, dove si agitano delle ombre, a vendere di tutto, agenzie di pegni, banchi lotto; e ogni tanto un portoncino nero, ogni tanto un angiporto fangoso, ogni tanto un friggitore, da cui esce il fetore dell’olio cattivo, ogni tanto un salumaio, dalla cui bottega esce un puzzo di formaggio che fermenta e di lardo fradicio ». E tutti a dire: ecco, anche oggi è come allora! Basta! Basta! Era questa l’aria che tirava, quando scoppiarono le rivolte di piazza contro le discariche, a partire da quella di Pianura dove la gente organizzò esattamente come oggi furenti blocchi stradali. E fu nella scia di questi moti che il Consiglio Regionale della Campania (nel quale sedeva sui banchi comunisti il giovane Antonio Bassolino) decise di votare una «dichiarazione di urgenza»
Quando il 18 marzo 1876 il governo passò dalla destra storica alla sinistra di Depretis, chiese e ottenne l’esonero dalle sue funzioni. Cinque giorni dopo Isacco Artom veniva nominato senatore del Regno, il primo ebreo ad entrare in quel consesso. (Debenedetti)
paludoso Depretis (Gramellini, Fruttero)
Il capo dell’opposizione Depretis riceve dal Re l’incarico di formare il nuovo gabinetto. Ma la rivoluzione parlamentare, come subito la battezzano i giornali, sarà ben poco rivoluzionaria. Al governo arrivano i notabili della Sinistra garibaldina, legati anch’essi alla borghesia conservatrice e alle clientele meridionali. Il loro programma è imperniato sulla moralità (!), l’istruzione elementare obbligatoria, l’abolizione della tassa sul macinato, il diritto di voto esteso a tutti i maschi in grado di leggere e scrivere. Lo realizzeranno solo in minima parte, pur comandando per un ventennio, che in Italia non si nega a nessuno. Rispetto ai fratelli siamesi della Destra, si caratterizzeranno per una minore efficienza amministrativa, una politica estera avventurosa e una certa propensione al populismo, che esporrà il loro esponente più ambizioso, Crispi, a tentazioni autoritarie. Quanto alla moralità, ecco cosa scriverà vent’anni più tardi Gaetano Salvemini: «Andati al potere, i sinistri mangiarono più che poterono. I destri avevano mangiato anch’essi, e appaiono onesti perché non dovettero sbalzare nessuno dal posto occupato; ma i sinistri - va loro resa questa lode - mangiarono molto di più». (Gramellini-Fruttero)
Il ministro Depretis, futuro presidente del consiglio, viene spedito ad Ancona per convincere l’ammiraglio Persano ad abbandonare gli atteggiamenti da crocierista e passare all’azione (1866, Gramellini-Fruttero)
1877
Legge Coppino
Il governo Depretis introduce l’obbligo scolastico fino a 9 anni di età, prevedendo sanzioni nei confronti di chi disattente le legge. Le spese per il mantenimento delle scuole rimangono però a carico dei comuni, motivo che impedisce la piena attuazione della norma. (Stampa)
Poiché la caduta della Destra era stata determinata dal voto meridionale del 1874, il governo che Depretis si accingeva a formare dovette tenere conto di questo e ben 5 ministeri su 8 furono affidati a meridionali. L’avvento del nuovo governo, formatosi all’interno della legislatura precedente si venne a trovare però con una maggioranza di destra, e ciò rese inevitabile nuove elezioni che furono indette per il 5 novembre del 1876. La Sinistra vinse in maniera trionfale in tutta Italia e Depretis ottenne il 60% dei voti. Nonostante la maggioranza schiacciante Depretis fu costretto a dimettersi nel dicembre del 1877 quando fu sfiduciato per aver criticato la scarsa libertà e segretezza del servizio telegrafico. Riavuto però l’incarico riformò il governo e scelse come ministro dell’interno il Crispi. Tuttavia Crispi fu presto costretto a dimettersi perché accusato di bigamia [9].
http://www.ilportaledelsud.org/1876-1887.htm
Depretis avviò una serie di inchieste sulle condizioni di vita dei contadini nella penisola, la più famosa delle quali fu l’inchiesta Jacini. Tali iniziative rivelarono una situazione di grande miseria, con l’infanzia spesso vittima della difterite mentre gli adulti soffrivano di pellagra per malnutrizione. Tuttavia le finanze dello Stato vennero impiegate per gli aiuti all’industria, e non si riuscì a realizzate il programma di edilizia scolastica nè bonifiche agricole di cui il Paese aveva urgentemente bisogno.
http://www.ilportaledelsud.org/1876-1887.htm
Nei 7 governi di sinistra si avvicendarono vari ministri siciliani e meridionali. Infine nell’ultimo governo Depretis, aprile 1887, Crispi riebbe il ministero degli interni e il 29 luglio dello stesso anno, morto Depretis, divenne presidente del Consiglio, ministro degli Interni e ministro degli Affari esteri.
http://www.ilportaledelsud.org/1876-1887.htm
Depretis cavaliere Agostino 145, 149-151 (ne I moribondi di Pedtruccelli)
Col governo Depretis, costituito nel 1876, si avviò un periodo di riforme e riordinamenti nella Pubblica Sicurezza. Il capo della Polizia Bolis (la sede del Ministero era a Palazzo Braschi) creò il primo schedario dei sospetti e il primo schedario fotografico degli arrestati. Nel 1880 Depretis, ministro dell’Interno nel governo Cairoli, istituì l’Ufficio politico centrale nell’ambito della Direzione generale della Pubblica Sicurezza, ma fino al fascismo non saranno istituiti Uffici politici nelle Questure.
Depretis formò un governo che, oltre all’appoggio della Sinistra, schieramento di cui faceva parte, si reggeva anche sull’appoggio di una parte della Destra, quella che aveva contribuito alla caduta del governo Minghetti. Nella sua azione di governo, Depretis cercò sempre ampie convergenze su singoli temi con settori dell’opposizione, dando vita al fenomeno del trasformismo.
Nel 1876, la Sinistra si presentò alle elezioni con un programma protezionista. Si faceva portavoce delle rivendicazioni contro la Destra storica. Con la crisi economica in Europa (1873) crebbe la miseria dei braccianti; questo provocò i primi scioperi agricoli. Il protezionismo si tradusse nell’intervento dello stato, aggiunto ai dazi doganali, che limitavano le importazioni e favorivano il commercio interno. L’interesse del governo si rivolse al rafforzamento dell’industria: grazie agli incentivi statali e al protezionismo nacquero le Acciaierie di Terni e le Officine Meccaniche Breda nel 1884; si svilupparono le infrastrutture; la produzione industriale aumentò. L’ossessione del governo italiano era di portare il paese su una posizione adeguata a livello internazionale; per questo motivo venne acquistata nel 1882 la Baia di Assab dalla Compagnia Rubattino, da cui partì in seguito l’avventura coloniale nell’Africa orientale.
La Sinistra storica cercò di migliorare le condizioni di vita della popolazione: con la legge Coppino del 1877 fu ribadita l’istruzione obbligatoria e con la riforma della legge elettorale del 1882 il diritto di voto fu esteso a chi avesse frequentato i primi due anni di scuola o pagasse almeno 20 lire di tasse annue.
Depretis avviò anche una serie di inchieste sulle condizioni di vita dei contadini nella penisola, la più famosa delle quali fu l’inchiesta Jacini. Tali iniziative rivelarono una grande miseria e pessime condizioni igieniche; l’infanzia era spesso vittima della difterite mentre gli adulti soffrivano di pellagra per malnutrizione. Tuttavia le finanze dello Stato venivano dissipate dalla politica coloniale e dai finanziamenti industriali: non furono realizzate nuove strutture scolastiche né bonifiche o migliorie agricole. [wikipedia, Regno d’Italia]
(De Sanctis) cercò di costituire un grande partito di sinistra che avrebbe garantito agli italiani le virtù della dialettica politica e dell’alternanza. Fu questa la ragione per cui si unì a Agostino Depretis dopo la vittoria della Sinistra storica nel 1876 e ritornò al ministero dell’Istruzione nel 1878 per restarvi, con una interruzione, sino al gennaio 1881. (Romano)
In vista delle elezioni del 1882, temendo le conseguenze «sovversive» della nuova legge elettorale, il leader della Sinistra costituzionale Agostino Depretis si accorda con esponenti di spicco della Destra moderata, a cominciare da Marco Minghetti. E spiega questa scelta in un discorso che deve aver colpito l’attuale segretario del Pd, notoriamente uomo di robuste letture. «Se qualcheduno - questo è il cuore del ragionamento - vuole entrare nelle nostre file, se vuole accettare il mio modesto programma, se vuole trasformarsi e diventare progressista, come posso io respingerlo?» Sin dal ’76 Depretis ha aperto il dialogo con l’opposizione, nel nome della «concordia» e del «Progresso». E ha ripetutamente invocato la «feconda trasformazione dei partiti», necessaria a costruire quelle «salde maggioranze» che i posteri avrebbero ribattezzato «larghe intese». Ora la manovra gli riesce, e porta al primo esecutivo «progressista» appoggiato dalla Destra. un colpo di genio, che lo consacra alla storia. (burgio)
Quel che si fa fatica a capire, a dir la verità, è «la natura della corrente in cui siamo immersi». Anche se, a ben pensarci, il contrasto tra i propositi dichiarati e i comportamenti effettivi evoca un´immutabilità del sistema politico italiano «dove uomini e partiti non hanno idee, o per idee si spacciano affocamenti di piccole passioni, urti di piccoli interessi, barbagli di piccoli vantaggi: dove si baratta per genio l´abilità, e per abilità qualcosa di peggio» (Giosuè Carducci a proposito del quinto ministero Depretis, 19 maggio 1883).
«Quando scoppia una crisi internazionale apro l’ombrello e lascio che passi» (Agostino Depretis).
«Nel 1876 la destra storica si divise e una parte di essa, attraverso quella che venne battezzata la ”rivoluzione parlamentare”, aprì le porte alla sinistra di Agostino Depretis e, sei anni dopo, diede vita a un’alleanza destra-sinistra. Insomma si trattò di un indebolimento della giovane democrazia italiana che non conoscerà l’alternanza tra destra e sinistra, che invece caratterizza le altre democrazie occidentali. Da allora in Italia, unico paese al mondo, i governi sono stati contraddistinti da questa anomalia, da gruppi di deputati che danno vita a maggioranze parlamentari diverse da quelle che erano state promesse agli elettori» (Paolo Mieli)