Paolo Di Paolo, Il Messaggero 6/4/2013, 6 aprile 2013
IL PAESE DEI COLLABOLLETTA
La signora Gioia Collabolletta sbaglierebbe a pensare di avere un cognome sopra le righe. Tra gli oltre trecentomila cognomi italiani, gliene è toccato in sorte uno che rimanda a un luogo speciale, e più precisamente a un’altura da cui sgorga una sorgente. Strano? «Colla» è una variante antica di «colle», «bolletta» è una forma suffissata di «bolla», ossia polla d’acqua. Si scoprono centinaia di storie simili, in un prezioso e divertente saggio di Enzo Caffarelli appena uscito da Laterza, “Dimmi come ti chiami e ti dirò perché. Storie di nomi e di cognomi”.
Caffarelli, tra i nostri maggiori esperti di onomastica, ci porta per mano - con affabilità e ironia - in un vasto territorio che tiene insieme storia, geografia, sentimenti. Sono tutt’altro che trascurabili, nella vita di un essere umano, il nome e il cognome: spesso li portiamo senza farci troppe domande, spesso con disagio e perfino con vergogna, al punto da volerli cambiare, ma definiscono la nostra identità in modo irriducibile. Talvolta, in effetti, un nome pesa su una vita come un macigno: il povero bambino che nel Medioevo si vide affibbiare un eloquente «Perquezivenisti» («perché sei venuto?») avrà intuito di non essere la gioia dei propri genitori. E così i vari Aggravio, Malavolta, Maldonato e Nontivoglio saranno stati forse più infelici di quel bambino di Recco che, in tempi più molto recenti (nel 2007), mamma e papà volevano chiamare Venerdì.
LE QUATTROMILA EMMA
Per fortuna che a sfidare i cosiddetti «nomi tabù» sono in pochi: una famiglia neonazista del New Jersey impose al povero pargolo il nome Aldolf Hitler. Così, per intero. Già Adolf non lasciava molti dubbi. Sul potere perturbante di nomi simili si veda il recente film francese «Cena tra amici». E a proposito di cinema, Caffarelli ci fa notare come per esempio i nomi nei film di Sordi siano tutto sommato più coerenti di quelli del suo grande allievo Verdone. La Jessica di Viaggi di nozze, spiega lo studioso, è poco plausibile: alla fine degli anni Novanta le trentenni con quel nome si contavano sulle dita di una mano. Le mode onomastiche, d’altronde, hanno - come qualunque altra moda - un tempo di diffusione, un picco e un crollo. Oggi oltre 4mila bambine l’anno vengono chiamate Emma (in testa c’è però il nome Sofia): Caffarelli avverte che, quando non sarà più un nome da bambina, ovvero diffuso fra i giovanissimi, risulterà meno attraente e perderà terreno. Così è stato per il nome Maria, rinfrescato forse dalla fama della De Filippi.
D’altra parte un nome ci piace se ci piacciono le persone che lo portano: c’è un rapporto molto stretto tra l’impressione che un nome ci suscita e l’associazione istintiva con il volto o il carattere di qualcuno. Leopardi detestava il nome Teresa, traumatizzato da una Teresa vecchia e antipatica.
IL SIGNOR SUINO
Ma se per i nomi si può avere un margine di manovra (o di fiducia nei nostri genitori), il cognome è un’eredità che si trascina per generazioni. E qui cominciano i problemi. Finché ti chiami Rossi, passi. E se ti capita Feci o Suino? In realtà le cose non sono come sembrano. Caffarelli dimostra che Suino è una forma accorciata del nome Ansuino; Lardi e Lardo non fanno riferimento alla gola ma sono porzioni terminali di nomi come Ilardo e Gelardo. Certo, con Bastardo le cose sono più difficili, e così pure con Lamorte. Bisogna prenderla con filosofia? Dipende. Maria Luisa Ceciarelli preferì presentarsi al mondo del cinema come Monica Vitti. E la Scicolone divenne Loren. Resta il fatto che ogni cognome porta con sé una storia lunga e spesso sorprendente. Magica, dice talvolta Caffarelli, e misteriosa. Già capire come Rossi, il più diffuso cognome italiano, sia diventato tale, non è facile. Considerando che rimanda alla piccola e un tempo stigmatizzata minoranza di persone rosse di carnagione e capelli...
IL NOME DI 36 LETTERE
Aspetto fisico, mestieri, nomi di luoghi, animali: i cognomi vengono sempre dal concreto. Bevilacqua e Pappalardo sono gesti; Leone, Palumbo e l’attualissimo Grillo vengono dalla fattoria; Gambarotta e Zoppi richiamano anomalie fisiche. Proietti, Mancini, Esposito sono cognomi d’invenzione imposti ai bambini abbandonati. Ma il libro di Caffarelli è una sorpresa continua e può farci rappacificare con un cognome che non ci ha mai convinto. Dà anche qualche consiglio utile a neo-genitori per abbinare un nome a un cognome, per evitare l’azzardo di una mamma messicana che ha dato al figlio un nome di 36 lettere, per essere originali ma non troppo. Chi firma quest’articolo, sul tema originalità del nome, meglio che taccia.