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 2013  aprile 04 Giovedì calendario

IL LIBRO SUL TRAFFICO DI COCA

Roberto Saviano, quando racconta, lo fa davvero bene. Peccato dun­que che non rinunci a scrivere libri a tesi, come ZeroZeroZero (Feltrinelli, in uscita domani), atteso ritorno al romanzo ­verità dopo il successo milionario di Go­morra, pubblicato ormai sette anni fa. La tesi è sem­pre la stessa: alla base del no­stro sistema economico c’è il bottino, opportunamente ri­pulito, proveniente dalle atti­vità criminali. È l’ani­ma oscura del capitali­smo, già al centro di Go­morra e di al­cuni monolo­ghi televisivi di Saviano stesso.
Un romanzo co­me questo, che af­fonda le radici nel reportage, dovreb­be essere, almeno in parte, una scoperta che giunge dopo una attenta ricognizione sul campo. Invece Savia­no rivela fin dalle primissime pagine il succo di questa lunga indagine sulla cocaina e sul narcotraffico. I boss comandano i mercati, dettano legge nella finanza, dominano gli investimenti perché hanno una liquidità pressoché infinita grazie allo spaccio di stupefacenti. La ca­duta del Muro, secondo Savia­no, è meno importante degli accordi tra narcotrafficanti al­la fine degli anni Ottanta; il messicano Félix Gallardo «El Padrino» e il colombiano Pa­blo Escobar «El Mágico» sono personaggi storici da colloca­re sullo stesso piano di Reagan e Gorbaciov. Il libero mercato, nei suoi alti e bassi, non è altro che il volto (più o meno) presentabile della malavita. Le economie criminali, che non risentono della crisi, ne sareb­bero però l’origine. Da lì sareb­bero arrivati i capitali necessa­ri a sostenere le Borse e la fi­nanza dei titoli tossici. Persi­no gli scontri fra ideologie e ci­viltà, i conflitti religiosi e cultu­rali sarebbero incomprensibi­li senza tenere conto del fattore criminale e della sua influenza. Bisogna dunque guar­dare negli occhi il vero potere, quello delle organizzazioni in­ternazionali, perché ha costru­ito il mondo moderno gene­rando «un nuovo cosmo». Questo dovrebbe spiegare tutto, anche se ZeroZeroZero non sembra portare alcun elemen­to concreto a suffragio di que­ste idee. Saviano sa, ma non ha le prove. In questo è un epigo­no agno. La «neve» è la subli­mazio­ne di Pasolini.
Comunque sia, nella pro­spettiva dell’autore, ricostrui­re la filiera della cocaina, dalla produzione al consumo, pas­sando per lo smer­cio, è il modo miglio­re di esplorare il «nuovo cosmo». La polvere bian­ca infatti è la merce perfetta, l’apoteosi del consumi­smo, la fon­te inesauri­bile di guadagno, la sublimazione perfetta di una società che vuole sempre di più: più successo, più divertimento, più efficienza, più velocità. Con le parole di Saviano: «La cocaina è un bene rifugio. La cocaina è un bene anti-cicli­co. La cocaina è il vero bene che non teme né la scarsità di risorse né l’inflazione dei mercati». Non che la diffusione ca­pillare della cocaina e il rici­claggio del denaro sporco sia­no notizie fresche. In que­sti anni sia la letteratura sia la saggistica hanno battuto questi temi in lungo e in largo. Basti qui ricordare solo il ti­tolo più recente, ov­vero il bestseller Co­caina (Einaudi) scritto a sei mani da Carlotto, Carofiglio e De Cataldo.
Saviano però uti­lizza il fenomeno cocaina come chiave di lettura di ogni aspetto della realtà economica e socia­le. ZeroZeroZero dunque è un li­bro molto ideologico. Questo non significa che sia brutto (forse un po’ prolisso) perché, come si ac­cennava all’inizio, Saviano quando racconta sa catturare il lettore. Il viaggio nei mean­dri dello spaccio inizia a New York ma i primi protagonisti sono i boss italiani. Tocca a lo­ro addestrare le nuove genera­zioni di messicani e latinoamericani, affamati come squa­li. Le regole del gioco sono spietate ma chiare: non insegnano a essere giusti, buoni, corretti. Insegnano a coman­dare, a gestire gli affari e gli uo­mini. Nel girone infernale del narcotraffico, i boss conosco­no il loro destino fin dall’ini­zio: essere traditi o uccisi da qualcuno con cui hanno divi­so tutto. Seguono capitoli efficaci de­dicati alla lotta spietata per la supremazia tra «cartelli» messica­ni; all’ascesa e de­cli­no di quelli co­lombiani; ai feroci squadroni della morte ar­ru­olati dai nar­cos; alla vita senza speran­za di bambini che a tredici anni sono sul­la strada con un mitra in mano; ai rap­porti di affari fra ’ndranghe­ta, forza in co­stante ascesa, e latinoamericani; alla nascita di figure imprenditoriali (si fa per dire) che offrono «servizi» alle cosche; alla mafia russa; alle nuove rotte afri­cane della droga; ai pu­sher che si considerano quasi farmacisti perché in fondo offrono un servi­zio pubblico; alle testimonianze dei consumatori più disparati; a chi ha pa­gato per avere infranto l’omertà. Nelle oltre quattrocento pagine di ZeroZeroZero c’è tutto, insomma. Meno il gusto dell’avventura intellettuale.