Antonio D’Orrico, Sette 5/4/2013, 5 aprile 2013
IL FATTORE S MUOVE ALLA CONQUISTA DEL PIANETA TERRA. MA ORA UN FILOSOFO SPIEGA CHE COS’È
E CHI LO POSSIEDE. BASTERÀ A FERMARLO? –
Se avete l’impressione che la gente attorno a voi sia sempre più stronza (per quantità e per qualità) allora dovete leggere questo libro di Aaron James, filosofo americano dell’università della California che, sull’argomento, è un’autorità indiscussa. Un libro necessario perché se una volta c’era chi pensava che i problemi del mondo derivassero dal Fattore K (come kommunismus), ora appare sempre più probabile che il vero problema è il Fattore S (come stronzismo).
Innanzitutto, il professor James vi insegnerà a riconoscere se voi stessi siete stronzi e non vi siete accorti di esserlo (capita: chi è senza stronzaggine scagli la prima pietra).
Ecco una serie di test per scoprirlo.
Avete mai pronunciato la famigerata frase: «Lei non sa chi sono io»? Se l’avete fatto il professore non vi lascia scampo: siete perdutamente stronzi.
Altra domanda. Vi siete mai chiesti guardandovi la mattina allo specchio: «Ma io sono uno stronzo?». Averlo fatto, anche solo una volta, è decisivo: «Chi è disposto ad ammettere di essere uno stronzo, molto probabilmente non lo è». Però state attenti perché «ci sono stronzi che rivendicano la loro condizione con fierezza». Non siamo lontani, a quanto pare, dallo Stronzo Pride.
C’è un altro test al quale sottoporvi per fugare ogni possibilità di equivoco. È il test della vergogna e consiste nei seguenti quesiti: 1) «Vi preoccupa l’idea che gli altri possano considerarvi stronzi?»; 2) «Provate vergogna al solo pensiero che questo possa accadere?». Se rispondete affermativamente alle due questioni, il vostro Fattore S è assolutamente tollerabile.
Se proprio volete essere certi, c’è un contro test che si articola in una serie di domande: 1) «La possibilità di essere considerati degli stronzi vi tiene svegli la notte?»; 2) «Della possibilità di essere considerati stronzi non ve ne può fregare di meno?»; 3) «La possibilità di essere considerati stronzi vi fa addirittura provare un brivido di piacere?». Se rispondete con un triplice sì, allora siete, quasi sicuramente, degli stronzi patentati.
Esiste poi la prova detta Love Story (nel senso del romanzo e del film che tanto successo ebbero negli anni Settanta) e che si ispira alla celebre battuta: «Amare significa non dover mai dire mi dispiace». Che, nel nostro caso, diventa: «Uno stronzo non si scusa mai». Ovverossia: «Essere stronzi significa non dover (anzi voler) mai dire mi dispiace».
Abbiamo, dunque, appurato se siamo stronzi o meno. Ma che cosa significa esserlo? Il professor James fornisce una definizione scientifica, da vocabolario. Dicesi stronzo chi: 1) si arroga sistematicamente privilegi che non gli competono; 2) agisce sulla base di un radicato senso di superiorità; 3) tale senso di superiorità lo rende del tutto immune alle lamentele.
Facciamo qualche esempio terra terra. Lo stronzo è chi vi passa davanti in coda e, alle vostre rimostranze, fa finta di non capire o cade dalle nuvole o vi risponde con un insulto. Lo stronzo è quello che interrompe continuamente chi parla (per cui i talk show di Vespa, Santoro, Floris e Lerner sono come dei grandi allevamenti di stronzi da batteria). Lo stronzo è l’automobilista che fa lo slalom tra le corsie. Lo stronzo è chi allude sistematicamente ai difetti di un’altra persona. (Ma, attenzione, deve farlo sistematicamente: per cui, esempio recente, la battuta di Mario Monti sulla statura di economista di Brunetta essendo una tantum non vale ai fini del ragionamento del professor James).
Nella teoria del Fattore S ci sono alcune leggi fondamentali. Una recita: «Gli stronzi prosperano in tutti i Paesi e in tutte le società». Ma in alcuni posti prosperano più che altrove. Il prof californiano propone una classifica. I Paesi dove si registra una maggiore densità sono Stati Uniti, Brasile, Italia, Israele. Mentre se ne contano molto meno in Giappone, Canada e Norvegia.
Per quanto riguarda la via italiana allo stronzismo, ci permettiamo di fornire al professore due contributi che potrebbero rivelarsi di un certo interesse. Il primo è la celebre battuta di Alberto Arbasino: «In Italia c’è un momento stregato in cui si passa dalla categoria di “brillante promessa” a quella di “solito stronzo”. Soltanto a pochi fortunati l’età concede poi di accedere alla dignità di “venerato maestro”». Il secondo è l’impareggiabile trattato di Fruttero & Lucentini dal titolo La prevalenza del cretino.
Il prof avverte poi che: «La straordinaria proliferazione degli stronzi in anni più recenti si potrebbe spiegare con la deriva narcisistica della nostra epoca». Fenomeni come Facebook e Twitter stanno aggravando la situazione, trasformando il narcisismo in un autentico flagello sociale. Non fatevi illusioni, gli stronzi sono destinati ad aumentare. Un campione dello stronzismo da narcisismo sarebbe, secondo il prof, l’attore Mel Gibson che appare tra i primi nomi citati nel libro accanto a quello dell’imprenditore immobiliare e, ora, personaggio televisivo Donald Trump.
Una domanda molto interessante che si pone il prof è la seguente: «Perché gli stronzi sono quasi sempre uomini?». James ci gira molto attorno chiedendosi se sia una questione culturale o biologica. Alla fine propende per la prima ipotesi. Ma sospetta che ci sia dietro anche una questione di sfumature lessicali. A una donna invece di dare di stronza si dà di strega volendo intendere più o meno la stessa cosa. Comunque il prof riconosce alla parola “stronzo” «un’incomparabile potenza espressiva» che è alla base della sua popolarità. In merito alla parola «stronza» segnaliamo al professore una battuta fondamentale di Ennio Flaiano che spiega molte cose. Diceva Flaiano che i grandi amori cominciano sempre allo stesso modo: un uomo entra in un locale pieno di gente e, dopo essersi guardato intorno, chiede all’amico che è con lui indicando una delle donne presenti: «Chi è quella stronza?».
Ma le donne no. Ed eccoci giunti al catalogo (la tassonomia come dicono gli scienziati) stilato dal professore. Perché non c’è solo lo stronzo comune (che pure basterebbe e avanzerebbe). Il primo della lista è lo Stronzo Bifolco che non va confuso con il semplice maleducato perché lo fa apposta. Un esempio è Noel Gallagher degli Oasis, il quale «sembra pensare che il fatto di essere un musicista pop di successo lo autorizzi a dire e a fare quello che vuole». Un altro esempio è il regista impegnato Michael Moore che «si accontenta di ammantare il suo approccio approssimativo e superficiale ai fatti con un’aura di moralità superiore». Un altro Bifolco sarebbe il dottor House, ne avrebbe tutti i requisiti ma il professor James conclude che la sua bravura di medico è tale da escluderlo dalla categoria.
Passiamo allo Stronzo Compiaciuto. La patria dei Compiaciuti è, secondo il professor James, la Francia. E l’esempio massimo è Bernard-Henri Lévy (BHL), l’ex nouveau philosophe autoproclamatosi «Tocqueville dei nostri tempi». Su BHL il professor James va giù pesante. Lo trova «arrogante», «razzista», «privo di senso dell’umorismo», «incapace di ammettere un errore perfino di fronte all’evidenza». Il professor James ricorda che BHL ha condannato con sdegno la morte umiliante di Gheddafi nonostante quattro mesi prima avesse «invitato senza mezzi termini le forze militari occidentali a rovesciare il regime di Gheddafi, per poi vantarsi di aver contribuito in prima persona a quel risultato». Bernard-Henry Lévy, continua il prof, è un degno esponente della scuola di pensiero «Dio è morto, ma la mia messa in piega è impeccabile».
C’è poi il Capo Stronzo. Sembra un luogo comune (alzi la mano chi non ha mai pronunciato la frase: «Il mio boss è un vero stronzo») ma risponde a verità. Secondo il professor James, il Capo urla ordini invece di dare gentilmente istruzioni, arriva in ritardo alle riunioni adducendo impegni più urgenti (legittimi impedimenti?). L’esempio proposto nel libro (facendo una significativa eccezione alla regola che le donne non siano stronze) è la top model Naomi Campbell «che ha picchiato la propria domestica con un telefono cellulare».
Quando esamina il caso dello Stronzo Presidenziale ci si aspetterebbe dal professor James, americano e di sinistra, il nome di George W. Bush, ma non è così. Bush non ha il Fattore S ed è un uomo «con cui ti faresti volentieri una birra». È nel suo entourage che, invece, bisogna cercare. Il suo vice Dick Cheney per dirne uno, che praticamente dichiarò guerra all’Iraq scavalcando il presidente. E poi ci sarebbero Donald Rumsfeld, Paul Wolfowitz e Richard Perle: «I grandi mogol della destra neoconservatrice». Obama, invece, è «l’antistronzo per eccellenza», cosa che è addirittura il suo limite perché lo fa esitare a servirsi dei poteri che gli competono e non lo fa rispondere a tono all’opposizione. Insomma, l’attuale presidente degli Stati Uniti dovrebbe essere più stronzo di com’è (che un po’ di Fattore S sia necessario alla vita o, comunque, al potere?).
Altri esempi di Presidenziali: il venezuelano Hugo Chàvez (per i suoi «discorsi irripetibili» all’Onu) e l’iraniano Mahmoud Ahmadinejad (ça va sans dire). E poi c’è Silvio Berlusconi che merita, secondo il professor James, il titolo perché «il benessere del popolo italiano non era certo la sua priorità», perché «metteva il bene pubblico del suo Paese in secondo piano rispetto al proprio tornaconto privato, non perché lo ritenesse giusto, ma perché poteva farlo». La conclusione finale ha un sapore quasi antropologico: «Berlusconi non ha fatto che reinterpretare magistralmente un’inveterata tradizione di governo all’italiana, dal fascismo pomposo e spettacolare di Mussolini alle machiavelliche macchinazioni del sette volte primo ministro Giulio Andreotti».
La storia di Al Motosega. Lo Stronzo Manageriale ormai, purtroppo per noi tutti, lo conosciamo bene. Pare che la cultura aziendale ne produca «a carrettate». Quasi a confermare la vecchia battuta americana che dice: gli psicopatici sono un fenomeno piuttosto raro in società ma piuttosto comune nei consigli di amministrazione. Quando deve citare il campione dei Manageriali, dopo una doverosa segnalazione di tale Al “Motosega” Dunlap, specialista in ristrutturazioni aziendali «che adorava i licenziamenti di massa e i dividendi che così andavano agli azionisti», il professor James fa il nome di Steve Jobs, il quale credeva che il suo successo gli desse il diritto «a parcheggiare nei posti riservati agli handicappati, a dare in beneficenza cifre miserande e danneggiare scientemente i suoi soci». Il prof chiama a testimone Jony Ive, il miglior amico di Jobs: «Quando Steve si sente particolarmente frustrato ha bisogno di fare del male a qualcuno per sfogarsi, è un gesto catartico. Sembra convinto che le normali regole di comportamento sociale non valgano per lui».
Il miglior modello di Stronzo Megalomane è Julian Assange, il fondatore di WikiLeaks, il quale «spiattella sotto gli occhi del mondo i documenti segreti dei governi mondiali invocando il valore supremo della trasparenza, ma il fatto che getti in pasto ai media informazioni diplomatiche riservate senza scrupoli di sorta lascia pensare che a interessargli più di ogni altra cosa sia la possibilità di fare danni». Se fossi nei panni dei parlamentari e aficionados grillini, pasionari dello streaming, rifletterei bene su queste parole del prof. Si dice poi nel libro che i Megalomani pullulano tra gli artisti e si fanno i nomi di Pablo Picasso, Ernest Hemingway e Miles Davis. Ma confesso che in questo passaggio il professor James mi trova (ed è più o meno l’unico) completamente in disaccordo.
Chiudiamo in bellezza con l’esemplare finale, il più temibile di tutti, lo Stronzo Delirante dell’Alta Finanza. C’è bisogno di spiegare chi è e come si comporta? Superfluo, è lui ad aver portato il mondo sull’orlo del baratro. E non mostra segni di ravvedimento. Il professor James ricorda un episodio accaduto durante la grande crisi del 2008. Hank Paulson, segretario del Tesoro americano, convocò i principali banchieri e fece loro dono di 125 miliardi di dollari per rimettere in sesto i bilanci. Fu allora che John Thain, amministratore delegato di Merrill Lynch, invece di ringraziare, rilanciò: «Sì, ma può garantirci che lo Stato non toccherà gli stipendi dei grandi manager?». Come giustamente dice il professor James: «Una mossa di una stronzaggine addirittura inconcepibile». Mentre i contribuenti si salassavano per salvare i banchieri dalla loro sconsideratezza per il bene dell’America e del mondo, i banchieri pensavano a «tutelare i loro bonus miliardari». Ovviamente, non si sono mai scusati. È più forte di loro, la deontologia professionale dello stronzo non lo permette.
Il professor James a un certo punto è colto da un dubbio e si domanda: «Salire in cattedra e decretare la stronzaggine di chi ci circonda, neanche fossimo la Corte suprema, non è una classica mossa da stronzi?». Ma no, prof, si tranquillizzi, si tratta solo di legittima difesa.