Giovanni Galli, ItaliaOggi 2/4/2013, 2 aprile 2013
DETROIT, O SI RISANA O SI MUORE
Detroit non può aspettare. Bisogna risanare subito. Queste le parole del governatore del Michigan, Rick Snyder, quando ha presentato, qualche settimana fa, Kevyn Orr, l’uomo incaricato di risollevare le sorti della città americana che fu la capitale dell’auto, con le maggiori industrie del paese: Chrysler, General Motor, Ford, Packard. E che ora è sull’orlo del fallimento e in preda al degrado e alla criminalità (3.300 morti dal 2003, con il record di 441 nel 2012, e 32 omicidi dall’inizio dell’anno). Violenza e degrado che ne hanno fatto il luogo dove si vive peggio in tutti gli Stati Uniti. Detroit commissariata. Se non formalmente, certo di fatto. A metterci le mani, con pieni poteri, con un incarico che durerà 18 mesi, sarà l’avvocato di 54 anni, Orr, specializzato in diritto fallimentare, che in passato, nel 2009, si era occupato della vicenda Chrysler-Fiat. Avrà pieni poteri, cioè potrà tagliare stipendi, dismettere società, liberalizzare, vendere. Gli amministratori locali non potranno prendere decisioni senza il suo avallo, mentre Orr potrà amministrare e decidere senza chiedere il loro consenso. L’impresa è da far tremare i polsi, tanto che lui stesso ha affermato che sarà impegnato in una sorta di «Olimpiade della ristrutturazione»: in un decennio la città ha perso il 25% della sua popolazione, scesa da 1,8 milioni di persone dei tempi d’oro del boom automobilistico, agli attuali 700 mila. È stata falcidiata dai licenziamenti dell’industria automobilistica in crisi nera. E che ha ridotto l’ex «Motor City» l’ombra di quella che fu, con tensioni razziali, violenza urbana, pignoramenti immobiliari, consegnandole il primato di città emblema della decadenza made in Usa. Detroit è sull’orlo della bancarotta con 14,9 miliardi di debiti, pari a 11,6 miliardi di euro, e un deficit annuale che ha superato i 300 milioni (oltre 233 milioni di euro). Una bomba ad orologeria perché non sarà in grado di pagare stipendi e pensioni. In questa situazione Detroit dovrà dichiarare ufficialmente il fallimento entro giugno. Ma l’amministratore d’urgenza proverà il suo rimedio: userà il coltello per cercare di contenere i danni, sottoponendo a una severa cura di austerità la città dove la corruzione ha imperato tanto da aver portato in carcere il sindaco. Una gestione allegra e clientelare dei finanziamenti (in primis alla società di trasporto pubblico) e dei lavori pubblici, favorendo appalti di opere inutili come il nuovo aeroporto regionale, Coleman Young, il dodicesimo della città, con una gestione largamente deficitaria. Ma c’è anche chi sta investendo nelle start-up tecnologiche e nelle gallerie d’arte approfittando dei buoni prezzi immobiliari. E su questo fronte c’è chi fa buoni affari comprando edifici in degrado per rinnovarli completamente. Ora, per gli investitori, ci sono buone opportunità in alcune zone centrali della città, ma nelle periferie la musica non è cambiata. Le rovine della fabbrica Packard, visibili da ogni punto della città, sono la testimonianza emblematica del declino imboccato da Detroit e che Kevyn Orr proverà a fermare con l’aiuto di qualche audace investitore.