Luigi Grassia, La Stampa 5/4/2013, 5 aprile 2013
CHE COSA SONO I PARADISI FISCALI?
Una superinchiesta giornalistica internazionale ha scoperchiato la cassaforte dei paradisi fiscali. Ma che cosa sono questi «paradisi»?
Sono paradisi degli evasori fiscali. Si tratta di Paesi che attirano capitali stranieri allettandoli (per esempio) con un prelievo minimo, o addirittura nullo, in termini di tasse sui depositi bancari, e in più offrono (di solito) anche una serie di «servizi» accessori, leciti o illeciti, e in particolare una bassa tassazione anche per tutte le altre attività finanziarie ed economiche, la discrezione sui nomi dei depositanti, e il rifiuto di collaborare con le autorità dei Paesi d’origine per identificare i titolari dei depositi e stanarli, perfino se si tratta di trafficanti di droga o terroristi. Il quadro d’insieme è per sua natura grigio: il mix di queste caratteristiche negative può variare, qualche Stato collabora più o meno coi Paesi stranieri per limitare l’elusione fiscale o i reati transfrontalieri, comunque la visione d’insieme è questa. Vedendo le cose dal punto di vista degli Stati riceventi, l’enorme afflusso di denaro dall’estero può rendere i paradisi fiscali molto ricchi, anche se (di solito) ad approfittarne è solo una piccola quota delle popolazione locale.
Come mai alcuni Paesi tentano questa scorciatoia verso il benessere, ma la maggior parte non lo fa?
In effetti un po’ di concorrenza fiscale fra Stati c’è. Però mettersi davvero su questa strada, con decisione e facendo tutto il necessario per rendersi davvero appetibili agli occhi degli esportatori di capitali, ha delle controindicazioni. Un Paese grande o di media taglia, con un’economia importante e diversificata, o con l’ambizione di svilupparne una, non può distorcere il suo sistema fiscale e quello legale e fare altre cose disdicevoli al solo scopo di attirare i soldi degli stranieri. Il che non toglie che nella lista dell’Ocse dei paradisi fiscali figuri anche un Paese grande come le Filippine. In genere si prestano a diventare paradisi fiscali certi Paesi piccoli e privi di altre risorse, affamati di benessere facile, dove i governanti non hanno scrupoli e dove l’opinione pubblica non fa troppe domande.
È solo una coincidenza se i paradisi fiscali sono (di solito) anche bei posti?
No, non è un caso. Una caratteristica comune a molti di questi paradisi è che spesso (non sempre) sono paradisiaci anche dal punto di vista turistico: chi scappa coi soldi all’estero preferisce (in genere) posti tropicali dove si fa la bella vita. Ovviamente hanno una loro attrattiva, per altro verso, anche Paesi ordinati e civili e quasi senza criminalità come la Svizzera, dove in caso di emigrazione definitiva si può godere (e far godere eventualmente alla propria famiglia) una vita da ricchi senza più scosse.
Ma quali sono di preciso i paradisi fiscali?
L’elenco varia a seconda del rigore con cui li si identifica. Nel giugno 2010 l’Ocse h stilato una lista di 14 paradisi fiscali propriamente detti che sono, in rigoroso ordine alfabetico: Belize; Brunei; Filippine; Guatemala; Isole Cook (Nuova Zelanda); Isole Marshall; Liberia; Montserrat (Regno Unito); Nauru; Niue (Nuova Zelanda); Panama; Uruguay; Vanuatu. Nell’accezione comune però l’elenco è più lungo e meno rigoroso, per esempio vi compaiono la Svizzera, il Liechtenstein, il Lussemburgo e Cipro che nell’elenco dell’Ocse non figurano, e anche l’Irlanda si è attirata critiche non tanto per il sistema bancario quanto per il trattamento fiscale di favore nei confronti delle imprese industriali e di servizio, spinto fino a un livello che alcuni concorrenti considerano sleale.
Cosa sono le società offshore?
Pur non essendo illecite di per sé, in molti casi rappresentano lo strumento ideale per operare nei paradisi fiscali. Si tratta di società registrate in base alle leggi di uno Stato estero, ma che conducono la loro attività al di fuori dello Stato o della giurisdizione in cui sono registrate. In genere si tratta di Paesi i cui ordinamenti prevedono scarsi controlli, pochi adempimenti contabili e regimi fiscali agevolati.
Come si fa ad aprire una società offshore?
È molto facile. Bastano il proprio codice fiscale e un collegamento a Internet. La rete pullula di società italiane e straniere che offrono il servizio completo. Qualcuna mette addirittura a disposizione società già costituite e rimaste inattive, ed è pronta a «girarle» ai suoi clienti in caso di necessità. Più difficile è se si vuol fare tutto da soli: bisognerebbe essere esperti di diritto internazionale per evitare di finire incriminati per evasione o riciclaggio. Ma è chiaro che chi ha bisogno di una società off-shore per affari lucrosi non ha problemi a permettersi una consulenza del genere. Purtroppo molte cose funzionano bene a favore degli imbroglioni.