Monica Colombo, Corriere della Sera 5/4/2013, 5 aprile 2013
MILANO —
Da mesi è un’ipotesi di lavoro allo studio della Leghe. Forse a settembre sarà una realtà: ovvero un campionato riserve della cui possibile realizzazione si discuterà mercoledì in Federcalcio dove si riunirà la commissione seconde squadre.
Il rilancio del settore giovanile passa dalle squadre B, così perlomeno pensano i maggiori club della Serie A. Che, nell’impossibilità di raggiungere a breve termine l’obiettivo di far giocare nella Lega Pro le seconde squadre, puntano a ottenere nell’immediato un risultato intermedio: creare un campionato per le riserve, così che possano scendere in campo non solo i giovani, ma anche i giocatori non utilizzati o quelli reduci da infortuni. Nei giorni scorsi la Lega ha inviato a tutti i club di A un questionario per chiedere la disponibilità ad abbracciare un’opzione fra diverse proposte: seguire la strada di Lotito che ha perseguito la politica della multiproprietà (Lazio-Salernitana); puntare su un campionato riserve facoltativo e autonomo; creare una squadra B ma legata a un campionato vero e proprio, cioè quello della Lega Pro (ipotesi caldeggiata dalla Juve e dall’Inter) sul modello spagnolo.
Il Milan crede alla seconda proposta tanto che ha già individuato nello stadio della Pro Sesto a Sesto San Giovanni la sede naturale per le gare in casa. Il format è ancora da studiare, ma otto-nove squadre si sono già mostrate disponibili ad aderire al progetto. Si giocherebbe di lunedì, per consentire l’impiego dei calciatori non utilizzati nel week end. Mercoledì l’a.d. milanista ha addirittura chiesto a Filippo Inzaghi se il prossimo anno invece di passare dagli Allievi Nazionali alla guida della «Primavera» non preferisse allenare la squadra riserve. Pippo al momento ha declinato l’offerta preferendo proseguire con il lavoro quotidiano con i giovani. La caccia al tecnico perciò continua (non è da sottovalutare il nome di Gattuso).
Secondo l’Assocalciatori, è prematuro immaginare un’imminente realizzazione del progetto. Demetrio Albertini, già vicepresidente federale, da sempre sostenitore delle seconde squadre modello-Barcellona, spiega: «È importante fornire un segnale per dimostrare il desiderio di un cambiamento. Per quanto mi riguarda ho sempre sostenuto che ci saremmo dovuti adeguare alle cinque federazioni più importanti che già hanno le seconde squadre. Ma ciò che più conta è la finalità: a me interessa che i giovani vengano valorizzati. Con un’ipotesi del genere si compirebbe un passo in tal senso, ma non si raggiungerebbe l’obiettivo. Bisogna infatti vedere se alla fine giocherebbero i giovani o soltanto quelli che non sono stati utilizzati la domenica. In questo caso sarebbe come avere una Primavera con più fuoriquota».
Monica Colombo