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 2013  aprile 05 Venerdì calendario

BERGAMO —

Un ricordo di cinquant’anni fa, una confidenza tra colleghi che ora diventa un indizio prezioso per venire a capo del rebus dell’omicidio di Yara Gambirasio, la tredicenne di Brembate Sopra uccisa il 26 novembre del 2010 da chi ancora non ha un nome. È una testimonianza che ha il sapore della svolta per la pista del figlio illegittimo di Giuseppe Guerinoni, l’autista di Gorno morto nel 1999, all’età di 61 anni, che secondo gli inquirenti è il padre dell’assassino. A parlare è chi come lui per anni ha guidato gli autobus su e giù per la Valle Seriana e che ai carabinieri ha dichiarato: «Guerinoni mi confidò di aver avuto un figlio fuori dal matrimonio, da una donna della Valle con cui aveva avuto una relazione».
Gli inquirenti erano arrivati a Guerinoni partendo dal Dna isolato da minuscole tracce ematiche trovate sugli slip e sui leggings di Yara: quello del presunto assassino. Confrontandolo con migliaia di profili genetici prelevati in mezza Bergamasca, erano giunti a quello di un frequentatore della discoteca Sabbie Mobili di Chignolo d’Isola vicina al campo in cui la ragazzina fu trovata cadavere, il 26 febbraio del 2011. Dal giovane erano arrivati a due zii, dai profili ancora più somiglianti a quello custodito nei laboratori del Ris. Dai due zii, sono risaliti al profilo genetico del loro padre, Giuseppe Guerinoni, che però era morto da tempo. Secondo i genetisti del pm, l’autista di Gorno è il padre dell’assassino di Yara. Il suo Dna è stato ricostruito al computer con il calcolo biostatistico e poi confermato dall’analisi di una marca da bollo della patente e da francobolli di alcune cartoline. Ma dato che il Dna dei suoi figli riconosciuti non corrisponde a quello lasciato sugli slip di Yara, ecco la pista del figlio illegittimo.
Ora, ai dati di laboratorio, si aggiunge la testimonianza che di fatto circoscrive la ricerca della madre del killer (ultimo tassello per arrivare a lui) alla Valle Seriana. È credibile? Gli inquirenti vanno con i piedi di piombo, ma ci credono. Il testimone, che vive nella stessa valle, non ha dubbi: «È una donna di queste zone. Un giorno Guerinoni mi disse del fattaccio: aveva messo nei guai una ragazza con cui aveva una relazione». Un dato che apre uno squarcio sulle testimonianze raccolte finora dagli investigatori e che portavano tutte alla descrizione dell’autista come un uomo tutto casa e lavoro. I ricordi non sono limpidissimi, ma l’ex autista indica dei punti fermi: «Sarà stato il 1962 o il 1963, lei non era sposata». Non sa che fine abbiano fatto la donna e il figlio che oggi dovrebbe avere 50 anni: «Non so cosa sia successo, perché a Giuseppe non avevo più chiesto nulla. Secondo me lei è ancora viva, era più giovane di noi, dico noi perché ho la stessa età di Guerinoni». L’uomo chiude gli occhi, li strizza, preme i pugni sulla fronte: «Se mi vengono in mente altri particolari andrò a riferirli, sento che è mio dovere. Ho seguito il caso di Yara e quando ci penso, mi viene da piangere».
Giuliana Ubbiali