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 2013  aprile 04 Giovedì calendario

HO 17 ANNI E SONO GIÀ MILIONARIO


Nick D’Aloisio è il genio diciassettenne che ha appena ceduto a Yahoo! Summly, app per smartphone ideata nella sua camera durante il ripasso per gli esami, per una somma intorno ai 20 milioni di sterline (30,4 milioni di euro). Il giovane conosce Stephen Fry, ha frequentato la casa di Ashton Kutcher, collaborato con Yoko Ono e addirittura concluso un affare con Rupert Murdoch. Tuttavia, l’unica domanda che davvero interessa porgli è se abbia già ricevuto una nuova tracolla: in una recente intervista radiofonica, la borsa occupava infatti il primo posto nell’elenco di oggetti che intendeva acquistare con il suo nuovo gruzzolo. Ride: «È incredibile, su Twitter non si parla d’altro. La mia borsa è rotta, è vecchia la cinghia non tiene. Mi hanno chiesto come avrei usato tutti questi soldi e ho risposto: mi serve una nuova tracolla».
Il giovane milionario appassionato di tecnologia sta pensando di acquistare anche un bel paio di Nike. Come qualsiasi adolescente londinese, D’Aloisio ritiene che il look sia molto importante. A differenza dei suoi coetanei, tuttavia, il ragazzo attribuisce analoga priorità ai codici informatici, ai portafogli di investitori e all’affare multimilionario che ha appena concluso con una delle più importanti società tecnologiche del mondo.
D’Aloisio si presenta all’incontro con il cronista con un’ora di ritardo. Ha i capelli arruffati e indossa pantaloni color magenta e una T-shirt bianca con un punto interrogativo. Non è colpa sua se non è stato puntuale: è in piedi dalle 5 del mattino e si è gentilmente concesso a una serie di interviste, programmi radiofonici e apparizioni televisive internazionali. Verso la metà della chiacchierata esce di corsa per parlare con una società televisiva australiana, continuando a sorseggiare una vistosa bevanda energetica all’arancia che lo aiuta a restare sveglio.
La prima volta che il Telegraph Saturday Magazine ha intervistato D’Aloisio, oltre un mese fa, l’affare con Yahoo! era solo una voce e la sua app gratuita era ancora nelle prime fasi di sviluppo. È cambiato, ora che è diventato multimilionario? «Assolutamente no» risponde tra un sorso e l’altro. «Non mi sento diverso. Mi è sempre interessato lavorare nel campo delle applicazioni e delle società tecnologiche. Il denaro non è mai stato una motivazione. Il riscontro economico non ha cambiato nulla».

D’Aloisio (il cui nome completo è Nicholas D’Aloisio-Montilla, sebbene preferisca eliminare il doppio cognome perché, sostiene, D’Aloisio suona più fico) è nato a Londra nel 1996 da genitori australiani espatriati: Lou, broker, e Diana, avvocato. Tornata a Melbourne poco dopo la nascita di Nick, la famiglia si è definitivamente trasferita a Wimbledon, nella zona sud-ovest di Londra, quando il ragazzino ha compiuto 7 anni (e il fratello Matthew ne aveva 3). È qui, alla scrivania della sua camera, che il quindicenne Nick ha avuto l’idea di creare Summly, un’app che sintetizza le notizie e abbrevia i lunghi articoli sul web in tre paragrafi concisi, facilitandone la lettura sullo schermo di uno smartphone. La app, che dal lancio nel 2011 ha registrato 1 milione di download e riassunto 90 milioni di articoli, permetterebbe di risparmiare ogni giorno un tempo di lettura sufficiente a dedicarsi a un lungo bagno caldo.
L’idea gli è venuta durante il ripasso per la simulazione dell’esame di storia. Frustrato dalla quantità di articoli irrilevanti che continuavano a comparire nelle ricerche sul web, ha iniziato a cercare modi per filtrare le informazioni. «Sono impaziente» spiega «come molti ragazzi della mia generazione. Se qualcosa non mi interessa, smetto di leggere. Non resisto, voglio sapere subito quali contenuti mi sono utili. Summly serve proprio a questo».
Quando D’Aloisio parla, è facile dimenticare di avere di fronte un diciassettenne. Incapace di stare fermo (quasi salta sulla sedia), esprime la sua grande passione per la tecnologia e per ciò che il futuro ha in serbo per start-up come la sua. Intelligente senza essere il classico secchione, inserisce nella conversazione espressioni come «rendering 3D» e «roadmap di prodotto», interrompendosi per fornire pazientemente le spiegazioni necessarie.
Il ragazzo non si interessa solo di computer. A scuola (il King’s college school di Wimbledon, dal quale si è ritirato per un periodo sabbatico l’anno scorso allo scopo di concentrarsi su Summly) studia matematica, fisica e filosofia in preparazione dell’università. Sta imparando il russo e il mandarino e spera un giorno di frequentare corsi di politica, filosofia ed economia a Oxford. Poiché l’affare concluso con Yahoo! prevede un impiego a tempo pieno presso l’ufficio londinese della società, i compiti sono relegati alla sera. Troppo impegnativo per un adolescente? «L’istruzione naturalmente mi interessa, quindi andrà tutto bene» insiste. «Se non dovessi farcela con la scuola, potrei riprendere gli studi a 20 anni o in qualsiasi momento». E ai genitori non è dispiaciuto che tu abbia abbandonato le lezioni? «Ne abbiamo parlato, anche con il mio preside, e abbiamo concluso che fosse un’opportunità unica, assolutamente da non perdere. Ripensandoci, è stato certamente un enorme azzardo. Ma ne è valsa la pena».
I primi interessi di Nick per la tecnologia risalgono all’infanzia. «Mi sono sempre piaciuti i dettagli, i particolari strani, segreti» ricorda. «Sono alquanto ossessivo, quindi tendo a essere molto analitico. I computer sono diventati parte di queste passioni». A 5 anni rimase affascinato dalle galassie e dal Sistema solare, memorizzando intere costellazioni. A 9 anni ebbe il suo primo computer e a 10 anni si dedicò alla sperimentazione di innovativi software per film, nel tentativo di emulare i programmi che guardava in tv. A 12 anni è diventato autodidatta nel campo della codificazione informatica.

Prima di Summly aveva già creato altre app per smartphone, tra cui SongStumblr, un programma di scoperta musicale, e Facemood, che prediceva l’umore di un utente in base agli aggiornamenti dello stato di Facebook. Summly, che inizialmente si chiamava Trimit, ha fatto la sua comparsa nell’App store Apple nel novembre 2011. Scaricata 30 mila volte, l’applicazione ha rapidamente suscitato l’attenzione di un investitore di Hong Kong, Li Ka-Shing, l’ottavo uomo più ricco del mondo, che ha offerto a Nick un finanziamento di 300 mila sterline. Il giorno del suo 16° compleanno, ricevendo quella somma, D’Aloisio è diventato la persona più giovane ad avere mai ricevuto un investimento di capitale di rischio.
«Li Ka-Shing è stato l’investitore perfetto» spiega. «Devo riconoscergli il merito di avere rischiato con un ragazzino. Ed è andata bene». Nel giro di qualche mese si sono fatti avanti altri finanziatori, tra cui Kutcher, Fry e Ono. Rupert Murdoch, con la sua News Corporation, è stato uno dei 250 editori online a proporsi per la sottoscrizione. A un anno di distanza il ragazzo ancora ride imbarazzato nel sentir parlare dei suoi famosi sostenitori finanziari. «È un po’ strano, incontrare Murdoch mi ha messo decisamente a disagio». Esita: «Non dico che siano miei amici, ma sono stati tutti fantastici».

A parte le conoscenze celebri, la vita di D’Aloisio si svolge più o meno normalmente. Frequenta i compagni di scuola nei fine settimana, gioca a rugby e cricket («A 14 anni ero in prima squadra, ora non sono più così bravo») e trova anche il tempo per avere la ragazza, con cui esce da 10 mesi. La madre lo accompagna nei viaggi d’affari a Hong Kong, in Corea e a New York. Tutto questo non nasconde il fatto che l’adolescente sia stato incluso dalla rivista Forbes tra i 30 imprenditori under 30 degni di attenzione; e certo non mancano i paragoni con Mark Zuckerberg, il fondatore di Facebook. Sente la pressione dei risultati? «Non ho mai pensato: oddio, sarò un fallito se non vendo la mia società. A 15 anni ero ingenuo. Gira voce che quando Li Ka-Shing ha telefonato io gli abbia domandato quando ci saremmo dovuti incontrare, se prima o dopo la scuola. Mi è stato chiesto se la mia età abbia contribuito al successo, ma Summly è stata sottoposta a così tanti test di qualità... È la tecnologia che funziona».
Ovviamente DAloisio ha ambizioni per il futuro. Vuole far fruttare tutto il denaro guadagnato, apprezza l’idea di «investimento informale», che procura competenza e supporto finanziario ad altre start-up tecnologiche. Intende richiamare l’attenzione sull’importanza della codificazione informatica, materia che un giorno, spera, sarà inclusa nei programmi scolastici. Vorrebbe ampliare il campo d’azione di Summly ad altri ambiti oltre alle notizie: «Abbiamo preso in esame il riepilogo di Wikipedia, libri, blog e via dicendo» anticipa.
Si tratta di obiettivi di lungo periodo. Per ora Nick si gode il momento. «Non vedo l’ora di cominciare a lavorare per Yahoo! È entusiasmante. Tra 10 anni potrei essere ancora lì, trovarmi all’università o lavorare in un settore opposto. Insomma, non ne ho la più pallida idea».