Giuliana Ubbiali, Corriere della Sera 04/04/2013, 4 aprile 2013
TELECAMERA NASCOSTA. SCOPRE IL MARITO CHE PREPARA IL VELENO —
Una microcamera nascosta in una sveglia, piazzata in cucina, filma tutto: il marito prende una boccetta, la svita e con il contagocce mette dell’acido cloridrico nella bottiglietta d’acqua della moglie. Tra sé e sé borbotta: «Così muori». Ma ha fatto male i conti, perché è proprio con quella microspia che la moglie lo smaschera. È stata lei infatti, fiuto da investigatrice, a piazzarla, insospettita da un sorso d’acqua che nei giorni precedenti le aveva bruciato la bocca e, successivamente, da un contenitore di acido scoperto nell’armadietto dei medicinali del marito. Ora Eliseo Bongiorno, 67 anni, di Dalmine, falegname in pensione, è in carcere con l’accusa di tentato omicidio aggravato dal legame con la vittima e dall’utilizzo di una sostanza venefica. Lui ammette: «È vero, sono stato io». Ma giura: «Non avevo intenzione di ucciderla, volevo solo farla stare un po’ male, così avrebbe smesso di organizzare i pellegrinaggi da Padre Pio e di ascoltare Radio Maria tutto il giorno. Si dedica completamente a quello», è il movente dichiarato.
Il pubblico ministero Carmen Pugliese, nella richiesta di misura cautelare al giudice Raffaella Mascarino, scrive: «Questa vicenda potrebbe essere uscita dalla penna di uno scrittore noir». Infatti ci sono tutti gli elementi: il piano del marito, il veleno somministrato goccia dopo goccia, poi il sospetto della moglie, l’aiuto del figlio che vive ancora in casa con loro (l’altro, invece, è un sacerdote) e le indagini fai-da-te con tanto di acquisto in Internet di una «spy sveglia», un marchingegno che con 40-60 euro al massimo permette di registrare video e audio passando per un innocuo orologio da mensola o scrivania.
Sullo sfondo, un rapporto logoro dopo 39 anni di matrimonio, una vita sotto lo stesso tetto che non ha più la freschezza dei primi anni ma senza episodi o denunce che facessero presagire un epilogo così drammatico con l’arresto del marito in pensione. A febbraio i primi sospetti: la moglie beve e si accorge subito che nella bottiglietta non c’è solo acqua. Che cos’altro contiene? Vuole andare a fondo e la fa analizzare dall’azienda per la quale lavora che produce detersivi. L’esito non lascia dubbi: acido cloridrico. Provoca ustioni, riesce persino a sciogliere i metalli. In un primo momento la signora pensa a una contaminazione della bottiglietta, ma poi trova un flacone sospetto, senza etichetta, tra i medicinali del marito. I dubbi si moltiplicano e si ingigantiscono: cosa contiene? È stato lui a mettere l’acido nella bottiglia? Allora svuota il contenitore, lo riempie d’acqua per neutralizzare le eventuali altre mosse del marito, e fa analizzare anche quel liquido. L’esito conferma le precedenti verifiche di laboratorio: acido cloridrico.
Uno shock. La donna, prima di accusare il coniuge, vuole chiarire cosa sta succedendo in casa, a costo di scoprire una terribile verità. Si consulta con alcuni parenti che le consigliano di acquistare una piccola telecamera su Internet e di metterla in cucina, puntata sulla bottiglietta d’acqua. Così fa. E trova conferma ai suoi timori: è stato proprio lui. A quel punto non le resta altro che andare alla polizia, raccontare tutto e consegnare le prove della sua indagine. È il 27 marzo. La squadra Mobile informa il pm, che sente la signora e il Venerdì Santo chiede la misura cautelare. Il giorno dopo, il gip firma e la polizia suona al campanello di via Zambianchi, a Dalmine. Preleva l’uomo e lo porta in carcere. Lui, incensurato, resta di stucco. Gli cade il mondo addosso. Ieri l’interrogatorio di garanzia, che al momento non cambia la misura cautelare. Il difensore, Fabio Savoldi, chiede un’alternativa al carcere. Il gip dovrà decidere, ma è chiaro che il pensionato non può tornare nella sua abitazione.
Ieri, per tutto il pomeriggio, nella villetta bifamiliare a due piani i padroni di casa non si sono visti. La via, nel quartiere di Guzzanica, era avvolta nel silenzio. Dalla portafinestra con i serramenti bianchi all’inglese che spiccano sull’intonaco color mattone, si è affacciata una donna: «Sono la domestica, la signora non c’è», ha tagliato corto. Il figlio sacerdote, al telefono, si è limitato a dire, con gentilezza: «Sono questioni di famiglia, nelle mani degli avvocati. Scusi, non voglio essere scortese. Buona Pasqua».
Giuliana Ubbiali