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 2013  aprile 03 Mercoledì calendario

LETTERE

Sono un consulente, appassionato di economia, e da diverso tempo esperti e politici chiedono a gran voce la vendita degli immobili da parte dello Stato e destinare il ricavato alla diminuzione del debito pubblico. Il tempo però stimato per intraprendere questa iniziativa è di 4/5 anni. Se effettivamente si vuole vendere il patrimonio dello Stato è sufficiente farlo con il lease back. Il lease back o leasing back è un’operazione di "sale and lease back", dove il cliente è nella doppia veste di fornitore e utilizzatore del bene concesso in leasing. Con questa operazione il cliente avrà la possibilità di tornare in possesso riscattando il bene al termine del periodo di locazione. Il lease back offre l’opportunità di trasformare in immediata liquidità beni mobili o immobili. In pratica uno Stato, per esempio quello italiano, potrebbe in 60-90 giorni realizzare i 300/400 miliardi di liquidità da destinare all’abbattimento del debito pubblico e per il rilancio economico, pagando anche il pregresso alle aziende.
Ezio Pozzati

Caro Pozzati,
con il compianto amico Tommaso Padoa Schioppa parlavamo un giorno (lui era ministro dell’Economia), della possibilità di vendere il patrimonio pubblico per abbattere il debito, e lui disse sospirando: «Supponiamo di avere un apriscatole...». Il riferimento, un po’ criptico per i non addetti ai lavori, è a una famosa storiella (credo che la raccontò per primo Paul Samuelson) che descrive la discrasia fra desideri e realtà: un fisico, un chimico e un economista sono naufragati su un’isola, e non hanno da mangiare. Le onde portano sulla riva della carne in scatola. Come aprirla? Usiamo un sasso, dice il fisico; prima facciamo un fuoco, scaldiamo la scatoletta e il metallo cederà più facilmente, dice il chimico; «Supponiamo di avere un apriscatole...», dice l’economista. Una feroce battuta, insomma sugli economisti che, di fronte a un problema complesso, lo semplificano con modelli che ignorano la realtà.
I problemi che vedo sono due. Primo, il conferimento a una società di leasing permetterebbe, è vero, di incassare il corrispettivo della vendita di un edificio pubblico già utilizzato dall’amministrazione; e di questo incasso beneficerebbe sia il fabbisogno che l’indebitamento netto. Il problema è che l’incasso è una tantum, mentre il corrispettivo del leasing diventa una maggiore spesa permanente per l’affitto dell’edificio. La riduzione del debito pubblico si accompagna a un appesantimento della spesa corrente. Diverso è il caso in cui l’edificio da dismettere non sia occupato da uffici della Pa. Penso a caserme dismesse o ad aree fabbricabili di proprietà demaniale. In questo caso è possibile vendere, anche se non con la forma di un lease back. Si creano però altri problemi: per esempio, per rendere questi beni appetibili bisognerebbe cambiare la destinazione d’uso, e qui si apre un groviglio di competenze (fra piani regolatori, Comuni, Provincie, Regioni…) e di interessi contrapposti (ricorsi al Tar e quant’altro). In Italia un federalismo malamente inteso ha fatto sì che un "apriscatole" che funzioni per aprire questi forzieri demaniali non sia stato ancora inventato.
Nuove Camere, vecchio Governo
L’art. 94 della Costituzione dice che «il Governo deve avere la fiducia delle due Camere». Il Capo dello Stato ha ricordato nei giorni scorsi che «un Governo c’è, benchè dimissionario, peraltro non sfiduciato». Ma se il Presidente pone - giustamente - il richiamo alla "fiducia" del Parlamento, come elemento condizionante per la operatività costituzionale di un governo, seppur in carica solo "per il disbrigo degli affari correnti", è legittimo sottolineare che l’Italia ha un Parlamento diverso da quello che ha votato la fiducia al Governo Monti. Non sarebbe opportuno che l’Esecutivo verifichi dinanzi alle nuove Camere la permanenza o meno del requisito fiduciario?
Guglielmo Parisi
Roma
L’eterno Porcellum
Entro settembre si dovrebbe mettere a punto una nuova legge elettorale che permetta agli italiani di tornare al voto. L’attuale "Porcellum" è in piedi dal 2005 e nessuno è stato in grado di offrire o far approvare qualcosa di meglio in tutti questi anni. Cosa ci induce a pensare che le stesse forze politiche trovino un accordo ora in pochissimo tempo? Margherita Capanna
Alagna Val Sesia (VC)