Carlo Nicolato, Libero 3/4/2013, 3 aprile 2013
HOLLANDE, TASSA DEL 75% SU IBRA E COMPAGNI
Ormai rimangono pochi dubbi, i collaboratori del primo ministro franceseJean- Marc Ayrault hanno fatto trapelare la notizia dall’hotel Matignon che la nuova formula del prelievo del 75% sulle aziende con maxistipendi annunciata govedì scorso dal presidente François Hollande in tv si applicherà anche alle squadre di calcio. Questo significa che anche società come il Paris Saint Germain o l’Olimpique Marsiglia verranno considerate alla stregua delle grandi aziende e per quello che si è capito, in quanto la legge per il momento è abbastanza fumosa, dovranno per le remunerazioni superiori al milione di euro contribuire con tasse al 75%, ma solo per quella parte eccedente il milione (e neanche questo punto è così sicuro). Una nuova versione insomma della vecchia discussa tassa sui supericchi che di fatto, come ha fatto notare la Confindustria francese, salva i paperoni artisti come Depardieu, «che non produce nulla» ma che per protesta ha già preso la cittadinanza russa, e va a colpire manager e imprenditori che invece producono ricchezza per il Paese e hanno alle loro dipendenze migliaia di lavoratori. Una tegola per il capo della federcalcio francese, Noel Le Graet, che pochi giorni fa aveva dichiarato al quotidiano Le Parisien che l’imposta non sarebbe stata applicata ai club di calcio in quanto «considerate imprese medio-piccole». Una tegola per tutto il calcio transalpino che stava risollevando la cresta grazie agli sceicchi del Qatar che proprio in Francia hanno iniziato da qualche anno a investire. Dato per scontato infatti che almeno fino a scadenza i contratti per i calciatori non possono essere rivisti e quindi, se non si autotagliano lo stipendio (possibilità molto recondita), tutto il peso della nuova tassazione ricadrà sulle società di calcio, venerdì scorso Frédéric Thiriez, patron della LFP (Ligue de football professionnel) calcolava che la nuova tassa costerà ai club di prima divisione qualcosa come 82 milioni, con un aumento sulle spese del 30%. Per fare un esempio la stessa percentuale dunque dovrà versare in più il Paris Saint German se vorrà trattenere un giocatore del calibro di Ibrahimovic che all’anno guadagna 14 milioni netti. Secondo i calcoli che erano stati fatti l’anno scorso con la prima versione di Hollande del 75%, poi ritenuta anticostituzionale dal Consiglio Costituzionale francese ma sostanzialmente identica nelle cifre a quella attuale, al Psg la sua star sarebbe costata almeno 70 milioni all’anno. Anzi, il mensile francese Challenges, considerando contributi, oneri sociali e altre varie ed eventuali, aveva calcolato che il conto per il Psg sarebbe ammontato a 89 milioni, quasi 40 in più di quello che già paga adesso. Se invece il calcolo dovesse essere fatto sul netto di quanto percepisce Ibra, il Psg sarebbe costretto a sborsare molto meno, appena, si fa per dire, 10 milioni in più. E solo per lui, perché in squadra di milionari ce ne sono altri 12, Ancelotti (6 milioni l’anno di guadagno) compreso.
Certo, gli sceicchi del Qatar forse possono anche permettersi queste follie, ma neanche lontanamente, fatte le dovute proporzioni, gli altri club francesi in crisi che solo l’anno scorso hanno perso in ricavi 60 milioni tondi. Avanti di questo passo la Francia rischia di trovarsi con un campionato di calcio in cui di fatto gioca solo il Paris Saint Germain. «La Francia perderà i suoi migliori giocatori, i nostri club perderanno competitività in Europa e lo Stato perderà i suoi migliori contribuenti», avverte Thiriez che aggiunge che la nuova tassa «è un’operazione perdente su tutti i fronti».
Preoccupazione peraltro condivisa anche dagli imprenditori il cui problema è praticamente identico. Cairou Guillaume, presidente del Club des Entrepreneurs sostiene infatti che la stessa fuga si verificherà tra i manager di maggior talento, condannati in patria a guadagnare molto meno che altrove. Su questo ultimo punto va comunque detto che anche per loro finché durano i contratti in essere lo stipendio sarà salvo. Ci rimetteranno le imprese a meno che, fa notare qualche commentatore economico, non si trovi l’escamotage giusto. A una grande impresa basterebbe infatti far pagare gli stipendi milionari ai propri manager attraverso società affiliate all’estero. Col risultato che l’azienda si salva dalla tassa del 75% e lo Stato francese non incassa alcun euro in più. Tanti, troppi dubbi, compreso il fatto che l’imposta, secondo quanto dichiarato dal presidente Hollande, dovrebbe riguardare meno persone (almeno mille) rispetto a quella varata un anno fa e poi bocciata, ma al contrario dovrebbe far guadagnare allo Stato, secondo le previsioni, il doppio, 500 milioni. Considerato che la percentuale rimane la stessa, il presidente dovrebbe spiegare ai suoi cittadini dove sta il gioco di prestigio.