Mario Ajello, Il Messaggero 4/4/2013, 4 aprile 2013
LA CARICA DEI 35 PER IL COLLE
LA CARICA DEI 35 PER IL COLLE -
Appelli, votazioni on line, sorteggi e sondaggi, campagne di partito e di gruppo, scommesse e preghiere e referendum: la girandola dei nomi per il Quirinale, e dei nomi civetta e dei nomi da bruciare oltre che quelli da promuovere, è cominciata a tutta velocità. Il frullatore, senza coperchio, schizza candidature di qua e di là. Chi la spunterà dei magnifici 35, questo il numero provvisorio dei possibili o degli impossibili successori di Napolitano, nel cui catalogo rientra anche Re Giorgio in versione bis? Magari nessuno di loro ce la farà, se si avverasse la finzione cinematografica di «Benvenuto presidente», il film con Claudio Bisio in cui - nello stallo dei veti incrociati tra i partiti - diventa presidente a sorpresa un pescatore, che per di più si chiama Giuseppe Garibaldi. Il catalogo comunque è questo.
LE DONNE
Il momento rosa è arrivato. Diviso in quattro, per ora: Emma Bonino, Anna Maria Cancellieri, Paola Severino, Anna Finocchiaro. Le prime tre hanno il pregio della trasversalità. Cancellieri e Severino rappresentano al meglio l’esperienza di due donne che hanno diretto ministeri di massima importanza, mostrando una capacità di mediazione di cui la politica oggi ha un disperato bisogno. Quanto a Bonino, già in corsa per il Colle nel ’99, potrebbe perfino ottenere i consensi dei 5 Stelle, se non altro per le sue battaglie anti-casta cominciate quando ancora Beppe era un comico da RaiUno. E insieme - «Vorrei la Bonino ha Quirinale», ha detto ieri Mara Carfagna - Emma non dispiace al Pdl anche se Brunetta ha frenato. Mentre nel caso di Finocchiaro, se il centrosinistra farà da solo (e con Sel e Scelta Civica), l’ex capogruppo al Senato ha le sue chance.
EX PREMIER
Romano Prodi, Giuliano Amato, Massimo D’Alema. Quest’ultimo entrò in ballo nel 2006, addirittura con una lettera di Fassino al Foglio che addirittura spiegava quale sarebbe dovuto essere il programma di Max sul Colle. Prodi è l’incubo di Berlusconi («Occhio, ci rifilano Prodi», è il ritornello del Pdl) ma vanta una non ostilità da parte di Grillo. Che in un post ha scritto: «Prodi cancellerebbe il Cavaliere dalla carte geografiche». E Amato? Il super-partes e l’inter-partes per eccellenza: con buone possibilità in caso di accordo trasversale. Anche se Berlusconi nel cuore ha il suo numero uno, Gianni Letta, e nutre molte speranze anche su D’Alema. Mentre Bersani dice di non volere se stesso sul Colle: infatti è uno dei nomi improbabili che girano, insieme a quello di Monti. Le cui carte per il Colle però poteva giocarsele a suo tempo, prima delle elezioni ma così non è andata.
CATTOLICI
Rosi Bindi? Subito decaduta nel toto-Colle. Resiste, e anche piuttosto bene, Franco Marini che da ex presidente del Senato è stato equilibrato e apprezzato anche nel centrodestra. A proposito di Palazzo Madama, l’attuale inquilino, Piero Grasso, è a sua volta entrato nel frullatore da cui vorrebbe tenersi lontano anche perchè si sa: meglio arrivare il più tardi possibile nella corsa per il Colle, così i lupi hanno meno tempo per mangiarti. Ancora cattolici: si riaffaccia il nome di Sergio Mattarella, quello del Mattarellum sempre più rimpianto. Del resto dopo due presidenti laici come Ciampi e Napolitano, la scelta di un cattolico rientrerebbe nel principio dell’alternanza. A meno che questo tipo di consuetudini non appartengano, com’è probabile, alla paleo-politica.
INTERNATIONAL
Libero ha lanciato la candidatura di Riccardo Muti: «Al Quirinale per suonarle a tutti». Ma come reagiranno, nelle votazioni, i 5 Stelle che si sono sentiti dire dal grande maestro che «la pretesa di Grillo di volere il cento per cento del consenso è totalitaria e mi ricorda epoche nefaste della storia italiana»? Altro international, Mario Draghi. Una scelta di lusso, ma l’Italia perderebbe un suo grande personaggio alla guida della Bce. E in ogni caso, rispetto al nome del banchiere europeo, ce ne sono tanti altri più caserecci che frullano quasi più del suo - il chi vi piacerebbe sul Colle è un gioco internettiano frequentatissimo - magari con minori possibilità di riuscita: volete Ilda Boccassini o Saccomanni, Boldrini o Pisanu, Dini o Camusso?
GRILLABILI
Si è partiti da Dario Fo. E poi quelli a cui Grillo e i grillini (che cominceranno a votare l’11 aprile per i loro candidati) stanno facendo un pensierino sono altri: Barbara Spinelli che dice di non volere mai e poi mai, eppure il suo articolo di ieri su «Le oligarchie dei sapienti» a qualcuno è apparso come un’auto-sponsorizzazione quirinalizia; Gino Strada che è super-pacifista e se diventa Capo dello Stato che cosa fa, considerato il suo anti-americanismo: dichiara guerra all’Amerika?
COSTITUZIONALISTI
Categoria mista. Si va dal giacobino Gustavo Zagrebelsky (anche per lui vale l’annuncio di Giuliano Ferrara su Bonino: «Se va al Colle, mi faccio esplodere») al moderato Piero Alberto Capotosti, da Stefano Rodotà (grillabile che piace anche al Pd) a Valerio Onida (come Rodotà e in più tra i saggi del Quirinale). Non costituzionalisti, ma professori, altri tre nomi del frullatore: Antonio Martino, Giuseppe De Rita, Marcello Pera. E così, siamo a quota 35. Ed è soltanto l’inizio.