Antonella Baccaro, Corriere della Sera 4/4/2013, 4 aprile 2013
ROMA —
Una soluzione «fantasiosa» sulla Tares che consentirà ai Comuni di rimediare, a partire da maggio, anziché solo da luglio, la liquidità necessaria per pagare le aziende dei rifiuti, evitando il pericolo dei sacchi abbandonati per strada d’estate. E ai cittadini di vedere rinviata a dicembre quella che doveva essere una parte del nuovo tributo sui rifiuti e che ora diventa un obolo direttamente destinato allo Stato.
È questo l’esito dell’incontro tenutosi ieri a palazzo Chigi tra il governo, rappresentato dal ministro dell’Economia Vittorio Grilli, quello della Coesione territoriale Fabrizio Barca e dell’Ambiente Corrado Clini, e l’Anci, l’associazione dei Comuni guidata dal Graziano Delrio.
Per comprendere le novità bisogna chiarire che la nuova Tares, che doveva a partire da luglio prossimo, doveva sostituire i tributi per i rifiuti oggi in vigore, la Tarsu e la più nuova Tia. Già il passaggio dalla tassa Tarsu alla tariffa Tia (avvenuto in meno di duemila Comuni) aveva comportato, a causa dei nuovi criteri di applicazione, dei forti rincari. La Tia, e ora la Tares, presuppongono che le entrate provenienti dal tributo finanzino completamente il servizio reso, mentre la Tarsu ne copre solo una parte. Di qui il rincaro, che l’entrata in vigore per tutti della Tares avrebbe generalizzato. Ma non basta: alla Tares era stata collegata una maggiorazione, pari a 30 centesimi a metro quadro (elevabile a 40 dai Comuni) per pagare i cosiddetti servizi indivisibili, come l’illuminazione. Si trattava di un balzello, del valore complessivo di un miliardo, che il governo aveva consentito ai Comuni di imporre per coprire il taglio equivalente dei trasferimenti dallo Stato.
L’emergenza si è creata perché il governo Monti aveva spostato l’entrata in vigore della Tares dal gennaio 2013 al luglio, comportando per i Comuni, nei primi sei mesi dell’anno, problemi di liquidità. Dall’altra parte lo spostamento all’estate della Tares metteva i cittadini e le imprese nella condizione di pagarne la prima rata insieme con l’Imu, le addizionali Irpef e il non ancora scongiurato aumento dell’Iva.
La soluzione trovata ieri ha due conseguenze distinte: da una parte il balzello straordinario di 30 centesimi a metro quadro sarà versato solo a dicembre e direttamente allo Stato, che non taglierà così il miliardo dei trasferimenti ai Comuni. Dall’altra, la prima rata della tassa rifiuti si pagherà già a maggio, la seconda a settembre e l’ultima a dicembre. Sì, ma di quale tributo si sta parlando? Di quello che ciascun Comune sarà in grado di mettere in campo: «La Tarsu per chi non avrà fatto in tempo a fare i regolamenti e i bollettini per la Tares, la Tia per chi è rimasto lì» spiega il sindaco di Potenza, Vito Santarsiero. E la Tares per chi si era già portato avanti. «Qualsiasi tributo però sarà sempre al netto dei famosi 30 centesimi a metro quadro» aggiunge il sindaco di Pavia, Alessandro Cattaneo.
Sì, ma c’è un termine entro il quale tutti i Comuni dovranno applicare la Tares? Delrio azzarda: «Teoricamente con la rata di dicembre, nella quale si potrà conguagliare eventualmente gli aumenti che non si è riusciti a produrre nelle prime rate. A meno che...». «A meno che un nuovo governo non disponga diversamente» ipotizza per tutti il sindaco di Livorno, Alessandro Cosimi.
Antonella Baccaro