Dario Di Vico, Corriere della Sera 4/4/2013, 4 aprile 2013
Siamo al RinviaItalia. Il governo che aveva fatto delle liberalizzazioni e delle semplificazioni una delle bandiere della sua azione, l’esecutivo che voleva cambiare gli stili di vita degli italiani pare in queste ore ostaggio della burocrazia, della quale non sembra proprio sia riuscito a modificare né la cultura amministrativa né la forma mentis
Siamo al RinviaItalia. Il governo che aveva fatto delle liberalizzazioni e delle semplificazioni una delle bandiere della sua azione, l’esecutivo che voleva cambiare gli stili di vita degli italiani pare in queste ore ostaggio della burocrazia, della quale non sembra proprio sia riuscito a modificare né la cultura amministrativa né la forma mentis. È apparso chiaro nei confronti che si sono tenuti ieri che l’amministrazione centrale fatica a far affluire agli enti periferici le risorse da liquidare, ma quello che è un problema di funzionamento della macchina statale non può essere fatto pagare per la seconda volta alle imprese. Negli schemi ministeriali c’è sempre un passaggio che ci si era dimenticati e c’è sempre un rimando alle competenze regionali che non si era valutato con la dovuta attenzione, c’è sempre un conflitto nuovo tra vincoli sovranazionali e legislazione di Roma. La burocrazia non esce mai allo scoperto, trova il modo di lanciare il sasso e nascondere la mano. Non è un caso, del resto, che solo una minima parte degli enti (1.600 su 35 mila) si sia iscritto alla piattaforma elettronica Consip che sarebbe dovuta servire a certificare i debiti per poi rimborsarli. Anzi è la prova di un silenzioso boicottaggio che dura da mesi e mesi e che i responsabili del ministero dell’Economia non hanno contrastato con la necessaria coerenza. E viene allora da chiedersi come mai le procedure che si sono rivelate così decisive in zona Cesarini l’alta dirigenza amministrativa non avesse avuto modo di vagliarle con la stessa attenzione nei mesi passati. Quando il governo annunziava — e lo ha fatto in più occasioni — l’avvenuto sblocco dei pagamenti, dunque, bluffava? Sono domande che sorgono spontanee in queste ore in cui chi ci aveva promesso le riforme strutturali non sta dando all’economia reale nemmeno una parte del dovuto. Sappiamo bene quali sono i mali dell’economia italiana, ci siamo solo attaccati al provvedimento dei rimborsi alle imprese per non perdere ulteriore speranza. Ci sarà tempo, quando questa assai intricata fase della crisi politica sarà terminata, per aggiornare la mappa dei poteri reali. Dovremo ricordarci di «quotare» la forza della burocrazia. Siamo abituati a considerarla come un corpaccione indolente e continuiamo a sottovalutarne l’impatto. Dario Di Vico