Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2013  aprile 03 Mercoledì calendario

IL VIZIO DEL GOL

[Gianluca Vialli]

«I calciatori spesso sono giovani e vanno capiti: le tentazioni sono molte ed è facile caderci». È così che Gianluca Vialli, 48 anni, ex giocatore di Sampdoria, Juventus e Chelsea (dove è stato anche allenatore), oggi opinionista di Sky Sport, spiega la filosofia di Lords of Football, il videogame di cui è consulente, dove bisogna allenare e controllare i vizi dei giocatori: sesso, gioco d’azzardo, alcol, festini. «È capitato anche a me di essere irresponsabile», racconta, «e ho suggerito ai creatori del gioco quali sono i punti deboli dei calciatori».

I vizi di ieri sono gli stessi di oggi?
«Sempre quelli. La differenza è che noi facevamo tutto di nascosto, mentre oggi appena entri in un locale ti fotografano e finisci su Twitter».
Lei ha mai fatto baldoria?
«A me capitava solo dopo la partita. In questo ero disciplinato, anche se a volte andavo a letto tardi».
Scheletri nell’armadio?
«Il sesso è sempre stato il mio punto debole. Lo facevo il giorno prima e spesso quello del match. Mi faceva giocare meglio. Avevo diverse donne, ma all’epoca non erano per forza famose».
Nel videogame si possono punire i giocatori troppo viziati. In carriera ricorda punizioni esemplari?
«Quando allenavo il Chelsea ho fatto un culo così davanti a tutta la squadra a due giocatori (Wise e Sutton, ndr): si erano sbronzati perché li avevo esclusi dalla formazione».
L’alcol è diffuso tra i calciatori?
«In Inghilterra si tende a bere qualche birra di troppo, mentre in Italia molti giocatori fumano».
In Lords of Football c’è anche il gioco d’azzardo. Ne ha incontrati di atleti che giocavano?
«Qualcuno giocava al casinò. Per fortuna ai miei tempi non si poteva scommettere sugli eventi sportivi. E non lo si dovrebbe fare neanche oggi».
Ha avuto allenatori che l’hanno fatta rigare dritto?
«Molti pensano che Lippi fosse un sergente di ferro, ma riusciva a far rispettare le regole senza punirci. A volte invece sono i giocatori a scontrarsi: ricordo un diverbio acceso alla Samp tra Roberto Mancini e Trevor Francis».
Proprio Mancini ha strigliato il bad boy Balotelli. Che ne pensa?
«Anche Mancini ha sbagliato in gioventù, e proprio per questo ha consigliato Mario per il suo bene. Non credo che Balotelli sia viziato, semplicemente ha fatto di tutto per andare al Milan».
Su Internet gira ancora la voce che lei, negli anni ’90, avesse prestato casa sua a Dossena per una scappatella con la moglie di Mancini e che poi fosse piombato, proprio con lui, sul luogo del misfatto?
«È una delle tante leggende che circolano sul mio conto. Si dice anche che sono gay. E dopato. Non ho il tempo di smentire tutte queste storie, sono troppe. Le accetto come faccio con le cose esageratamente positive che si dicono sul mio conto».