Michela Proietti, Corriere della Sera 03/04/2013, 3 aprile 2013
SVEGLIA ALLE 5 PER IL SUCCESSO. LA STRATEGIA DEI MATTINIERI
Alle sei va bene, ma alle cinque è meglio. Chi ha successo nel lavoro ha un trucco: si sveglia all’alba. Lo ha (ri)scoperto il Guardian che sul tema «What time do top Ceos wake up»? («a che ora si svegliano gli amministratori delegati»?) ha interrogato un gruppo di manager di rango. La più mattiniera, Helena Morrissey, ad di Newton Investment, si sveglia alle 5, ma qualche volta ancor più di buonora: risponde alle mail prima che i suoi nove figli entrino in azione («dormo 5 ore e vivo con il palmare in mano»). Tim Armstrong, amministratore delegato di Aol, ha il blackberry in pugno già dalle 5.15 («la vita è troppo eccitante per dormire»!), la presidente di Virgin Money Jayne-Anne Gadhia, comincia a twittare e a navigare sul sito della Bbc alle 6 di mattina. «La nostra compagnia non dorme mai», dice Hans Vestberg a capo di Ericsson (che si sostiene con il ginseng) e anche l’italiano Vittorio Colao, ceo del gruppo Vodafone conferma l’attitudine dei supermanager: in piedi alle sei del mattino.
La sveglia all’alba fa status: se si ha qualcosa di importante da fare non c’è motivo per rimanere a letto. Barack Obama già alle 6 nuota con Michelle nella piscina della Casa Bianca, Nicholas Sarkozy tirava su pesi nella palestra dell’Eliseo alle sei di mattina e Bill Gates inizia più o meno a quell’ora la sua giornata di lavoro. Rimangono nella storia le chiamate all’alba di Gianni Agnelli: graziato dal fuso orario, solo Henry Kissinger non veniva buttato giù dal letto. Per tutti gli altri erano trilli del telefono con le luci dei lampioni ancora accesi. Una nuotata in piscina e i consueti esercizi dei 5 tibetani: la giornata di Brunello Cucinelli inizia così, alle 5.30 del mattino. «Alle 7.30 sono fuori di casa, alle 8 al lavoro: le grandi decisioni le ho sempre prese di mattina. Di pomeriggio analizzo, ma non decido», spiega lo stilista e imprenditore del cachemire. «E di sera, se non esco, vado a dormire alle 10.30». Sveglia all’alba e a letto presto: è il mix vincente anche di Elena David, ad di Unaway Hotels. «L’alba è perfetta per fare ordine mentale: pulisco la posta, rispondo a un sms del giorno prima». L’ultima volta che si è svegliata a mezzogiorno? «Neppure me la ricordo più: a Capodanno alle 8 sono in piedi». Per «vocazione» aziendale anche Laura Burdese, ad di Swatch, ha un rapporto rigoroso con le lancette. La sveglia suona alle sei e mezzo, o che si tratti di preparare i due bambini Carlo e Marco o che ci sia una conference call con la Cina. «Lavorando in una multinazionale capita di dover discutere d’affari con colleghi che vivono dall’altra parte del mondo. Ma non mi circondo di collaboratori mattinieri: l’importante è che raggiungano gli obiettivi».
Sembra quasi che abbiano appreso l’abitudine nelle scuole di management: «Adoro quel senso di quiete che precede l’ora in cui tutto il mondo si sveglierà», spiega Heather Rabbatts della Football Association al Guardian. «Ma in effetti si tratta di quella monocultura manageriale che li ha spinti a leggere gli stessi libri e a parlare fluentemente l’inglese: un credo calvinista affinato per avere successo in ambienti competitivi, dove svegliarsi prima degli altri è un’arma per arrivare», osserva il sociologo Domenico De Masi che distingue tra lavoro organizzato e quello creativo. «Ford che aveva in mente un lavoro esecutivo diceva "quando si lavora si lavora, quando si gioca si gioca". Ma a chi lavora con la creatività si addice più la frase Zen "lasciate agli altri decidere se state lavorando o giocando"». Senza dimenticare il dettaglio dei Paesi di provenienza. Andrea Rossi, ad di Axa Assicurazioni, dopo esperienze di lavoro a Londra e Dubai, ha aggiustato la rotta. «Nei Paesi anglosassoni e in quelli del Golfo ci si sveglia all’alba ma si esce alle sei dall’ufficio. In Italia, lavorando fino alle otto di sera e partecipando a cene di rappresentanza, ho preso l’abitudine di alzarmi dopo le sei mezzo. Anche se le idee migliori nascono con il buio, a mezzanotte».
Michela Proietti