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 2013  marzo 30 Sabato calendario

BAMBINI CINESI, KOSOVARI, MAROCCHINI, PUTEI E PUTEE CANTANO A SQUARCIAGOLA ANCHE LA FAMEGIA DEL GOBÒN

Alla Festa dell’identità veneta, voluta dall’assessore regionale leghista Daniele Stival, vincono bambini cinesi, kosovari, albanesi, marocchini. La classe quinta D, della scuola elementare «Grimani» di Marghera (Venezia) ha vinto il primo premio del relativo concorso regionale, con annessa borsa tutt’altro che disprezzabile in tempi di spending review: mille euro.

Hanno cantato e recitato in perfetto veneto, come ha raccontato il Corriere di Venezia, 15 bambini stranieri su 26 alunni, arrivati da 11 paesi diversi e quattro continenti. Con le insegnanti hanno messo in piedi un musical e con battute rigorosamente nella lingua del Goldoni e dunque giù di putei, putee, ’ndemo, xe quelo, xe quela, nella più tipica musicalità che risuona in questo pezzo d’Italia. A cantare e recitare, Ambria, Jiayi, Zhei, Oussama: nomi che portano a terre lontanissime da San Marco ma che nella Laguna sono talvolta nati e certamente cresciuti, tanto da confondersi completamente, almeno nella pronuncia, coi loro colleghi che, magari fanno di cognome fanno Boscolo o Bortolon.

La forza dell’infanzia ha piegato il leghismo, oltretutto beffandolo? A una prima lettura, potrebbe sembrare. I trinariciuti della Liga, avrà certamente gioito qualche benpensante ultrà del politicamente corretto, fregati dal candore della natura. La rivincita del genere umano sulla razza padana. L’assessore Stival, classe 1962, vicentino, fedelissimo di Flavio Tosi ovvero la quintessenza del rinnovamento dei lumbard, vale a dire l’uomo che ripete che bisogna andare «oltre la Lega», non se n’è fatto un problema. Nell’auditorium dell’università Ca’ Foscari, dove le scuole si sono esibite domenica scorsa, ha battuto anche lui le mani a cinesini, marocchini, balcanici che cantavano. Anzi forse s’è rivisto, quando anche lui, da piccolo, in gita, forse intonava La famegia del gobòn, cioè «la famiglia del gobbone»: «Se mi so gobo, ostregheta, neanca ti no ti sei drito». Nessun imbarazzo, anzi, soddisfazione per la riuscita del premio che ha visto partecipare 124 istituti, di cui otto dalla Croazia e uno dalla Slovenia, nelle terre sulle quali una volta sventolava il Leone di San Marco.

Ma forse la quinta D di Marghera, con la sua mini-legione straniera che canta in «venezian», oltre a far fuori lo stereotipo venetista, il «noi soli» di chi prende il campanile di S.Marco, mette in fuga anche la vulgata antileghista: perché quei cinesini, marocchini, kosovari, sono veneti felici. Come li voleva la Lega alla fine che, a ben vedere, ha sempre detto di non avere niente in contrario all’immigrazione regolare. La quinta D ha compiuto il miracolo cioè, mostrando a certi leghisti che non esiste un dna veneto, alla fine. E ad altrettanti antileghisti, che la deprecata assimilazione, alla fine, non è un peccato mortale neocolonialista.

Come sempre, la realtà, mai bianca e mai nera, vince nei chiaroscuri.