Paolo Panerai, ItaliaOggi 30/3/2013, 30 marzo 2013
ORSI & TORI – Che effetto leggere da Pechino i resoconti del vertice dei cinque Paesi (Brasile, Russia, India, Cina, Sud Africa) che formano il Brics, l’organismo delle economie in forte sviluppo! È il quinto anno che i Brics si riuniscono, ma questa volta, a Durban in Sud Africa, hanno fatto sul serio, con una serie di decisioni che fanno capire come ormai esistano due mondi in forte controtendenza e di fatto in contrapposizione: il mondo occidentale e in particolare l’Europa alle prese con una crisi che non era stata mai così grave, e il mondo dei Brics che continua a macinare crescita e che non vuole subire le conseguenze della recessione occidentale
ORSI & TORI – Che effetto leggere da Pechino i resoconti del vertice dei cinque Paesi (Brasile, Russia, India, Cina, Sud Africa) che formano il Brics, l’organismo delle economie in forte sviluppo! È il quinto anno che i Brics si riuniscono, ma questa volta, a Durban in Sud Africa, hanno fatto sul serio, con una serie di decisioni che fanno capire come ormai esistano due mondi in forte controtendenza e di fatto in contrapposizione: il mondo occidentale e in particolare l’Europa alle prese con una crisi che non era stata mai così grave, e il mondo dei Brics che continua a macinare crescita e che non vuole subire le conseguenze della recessione occidentale. «La recessione non deve implicare che entrino in crisi anche i nostri Paesi», ha commentato il nuovo presidente cinese Xi Jinping, con la sicurezza di essere vicino a diventare la prima potenza economica mondiale. «Nei nostri Paesi la potenzialità di sviluppo è enorme». Naturalmente a Pechino Xi viene mostrato come il leader di fatto del Brics, anche perché prima di andare a Durban ha fatto il giro dell’Africa, dove la Cina è ormai dominante e, così il presidente con la moglie, famosa cantante lirica, ha potuto dettare la strategia: «I Brics e l’Africa possono essere strettamente integrati, per promuovere lo sviluppo dell’Africa nell’economia globale». La loro crescita e fortissima, ma già si preparano a considerare l’Africa come il continente da sviluppare per mantenere per decenni ancora altissima la loro crescita. E così, a mo’ di esempio, China Daily, il principale quotidiano in lingua inglese, pubblica in seconda pagina una grande foto dei vini del Sud Africa esposti al trade show dei prodotti sudafricani a Pechino. Perché la prima decisione presa a Durban è quella di creare fra i cinque Paesi un’area di libero scambio, come l’Unione europea o il Mercosur dell’America latina, ma senza i vincoli e i disastri politico-economici dell’Europa. Ma non basta: i cinque Paesi hanno creato anche il Brics business council, che sarà lo strumento di dialogo permanente per lo sviluppo economico. Sarà composto da cinque membri per Paese e non ci sarà nessun presidente. Terza fondamentale decisione, che fa capire quanto ormai il Brics sia alternativo alle vecchie istituzioni e organismi creati dal mondo occidentale, è stata quella di fondare la Banca per il comune sviluppo e specificamente per finanziare i progetti infrastrutturali. Probabilmente c’è molto di più nel progetto di questa banca, ma non è stato rivelato. Mentre, come si vede, i Brics procedono al galoppo, l’Europa non sa altro che infondere depressione e paura nei suoi cittadini e nelle sue aziende. Basta pensare non solo al prelievo sui conti delle banche di Cipro, ma soprattutto alla dichiarazione simultanea del presidente dell’eurogruppo, l’olandese Jeroen Dijsselbloem, che letteralmente ha qualificato il prelievo come un precedente, evidentemente per spaventare gli altri Paesi, salvo poi tentare di ritrattare. Impresa non riuscita, perché per tranquillizzare i loro cittadini, sia il presidente francese François Hollande che quello spagnolo Mariano Rajoy si sono dovuti affrettare a dire che un simile provvedimento non passerà mai in Francia e Spagna. Il presidente uscente Mario Monti si è invece guardato bene dal dire alcunché, visto che è lì per l’ordinaria amministrazione. A Bruxelles e a Francoforte e ancor più a Berlino non hanno ancora capito, dopo cinque anni di scelte disastrose, fatte di minacce, di rinvii e di assurdo rigore, che stanno giocando con il fuoco. Non hanno ancora capito che il sistema bancario, cardine del sistema economico, si basa sulla fiducia e che qualsiasi banca, anche la più forte e capitalizzata, fallirebbe se i depositanti corressero in massa a ritirare i propri capitali. Cosa che infatti sta avvenendo. Le domande se si è tranquilli a lasciare i propri risparmi presso le banche italiane o dell’area euro si susseguono a decine al giorno. Ed è difficile convincere chi domanda che il pericolo non c’è. Specialmente in Italia lo Stato, attraverso il governo, è diventato ripetutamente mendace negli ultimi 18 mesi, sia ritassando i capitali scudati proprio su istigazione di Pier Luigi Bersani, sia emanando leggi retroattive in grande quantità, cominciando da quella sulle pensioni. Che il 5% pagato da chi ha scudato i capitali portati illegalmente all’estero fosse iniquo per tutti gli altri cittadini che hanno pagato regolarmente le tasse è indubbio, ma uno stato di diritto non può smentire se stesso. C’erano altri mille modi per riequilibrare fiscalmente quell’ingiustizia, non certo porre una nuova tassa su capitali che erano stati dichiarati non tassabili con altre imposte straordinarie. Il fatto che fosse stato proprio Bersani a imporre a Monti di rendere mendace lo Stato non è l’ultimo dei motivi perché l’incarico a lui assegnato di formare il governo abbia trovato tanta diffidenza. Quando si viola l’integrità dello Stato, la reazione dei cittadini non può essere che di sfiducia anche da parte di chi ha beneficiato di quella violazione poiché il pensiero è immediatamente che non vi sia più certezza e che se oggi è toccato a te domani potrà toccare a me. Anche Monti è stato punito perché dalla sera alla mattina ha smentito se stesso candidandosi, quando aveva detto urbi et orbi, quasi come un Papa, che non si sarebbe mai candidato. E il presidente Giorgio Napolitano, che sa cosa vuol dire mantenere la parola, lo ha giustamente sanzionato. Purtroppo i veleni iniettati nel sistema Europa dalla Germania, che se non fa guerre con i cannoni le fa con gli strumenti economici, hanno perfettamente attecchito in Italia, acuendo la discordia invece che l’unione anche se fra diversi, davanti al disastro economico e istituzionale che il Paese sta vivendo. Ma una differenza con i tedeschi c’è: fa di loro i concittadini di Angela Merkel sanno sempre essere alla fine solidali e uniti. Sono rimasti uniti e compatti anche dietro allo sciagurato dittatore. In Italia, no, anche nel momento del bisogno estremo prevalgono gli scontri e i contrasti, invece di trovare l’unità. O meglio, ciò succede a livello politico, in uno scollamento dal Paese reale che mette paura. I profeti dello scontro fino all’ultima goccia di fiducia del Paese stanno prevalendo. Gli imperi si sono dissolti per la dissipatezza e le faide interne. L’Italia non è un impero, ma i profeti della discordia e dell’arroganza stanno vincendo. Si ha un bel dire che questa è la democrazia, bellezza. Anche la democrazia può degenerare, come sta degenerando, se si perde il senso dello Stato e dell’interesse comune. Il frutto saranno non uno ma decine di Beppe Grillo, perché quando un organismo è malato, in qualche modo prima di collassare reagisce. Sarebbe bene che i profeti della discordia e i capi partito facessero un giro profondo della Cina. La lotta per il potere è lì periodicamente feroce, ma una volta che è emerso il vincitore il Paese ritrova una guida unitaria. Specialmente nell’obiettivo di raggiungere la migliore efficienza possibile. Vi è mai capitato in Italia di trovare, per dire, un albergo che esegue le vostre richieste durante la giornata via e-mail. Che vi segue con messaggi costanti fino all’aeroporto, che vi avvisa qual è il vostro sportello per il check in, che vi cambia il volo se è in ritardo? Vi è invece sicuramente capitato negli aeroporti italiani di ricevere una carta d’imbarco con indicato un gate e che senza che nessuno vi avverta il vostro gate sia stato cambiato. Vi è mai capitato di vedere, per parlare di cessi, che appena un utente ne esce entra l’inserviente per pulire a favore del prossimo avventore? Sono piccolezze, ma hanno un segno solo: la ricerca dell’efficienza e della cura per una vita migliore dei cittadini. Oggi in Italia soltanto il servizio dei treni ad alta velocità è alla ricerca di questa qualità. Perché a capo delle ferrovie c’è un ingegnere mastino e illuminato, come Mauro Moretti, e a capo di Ntv un manager come Luca Montezemolo che ha incarnato nel suo corpo la perfezione della Ferrari. Ecco, per risorgere dalla profonda recessione in cui il Paese sta vivendo, sono questi due spiriti che dovrebbero conquistare, insieme a mille altre eccellenze, l’animo degli italiani, mentre i partiti politici fanno di tutto per spingere l’Italia nella direzione contraria.