Isabella Bufacchi, Il Sole 24 Ore 2/4/2013, 2 aprile 2013
L’AZZARDO DI VIVERE IN BILICO
Per ogni buon motivo che spinge gli investitori ad acquistare i titoli di Stato italiani o non venderli, c’è un motivo opposto che consiglia di alleggerire le posizioni, andare corti o fuggire a gambe levate. Questo atteggiamento schizofrenico dei mercati ha consentito finora allo spread BTp-Bund e alle aste del Tesoro di incassare il colpo dello stallo politico senza andare ko. Ma il rischio-Italia vacilla, è alle corde e la sua resistenza ai ganci della politica sta cedendo. Le vicende politiche degli ultimi giorni lo dimostrano. Il fatto che il presidente della Repubblica non si sia dimesso è positivo, si consolava ieri un trader. I dieci saggi terranno aperto il cantiere dei lavori sulle riforme strutturali per la crescita e sulla legge elettorale, mentre Monti rimane a Palazzo Chigi come guardiano dei conti pubblici: sui tre chiodi fissi dei mercati e delle agenzie di rating, l’Italia ce la sta mettendo tutta. Questo è il ragionamento di chi non venderà oggi i titoli di Stato italiani. Ma i BTp saranno anche "scaricati" da chi invece deciderà di dare maggior peso all’ingovernabilità che regna sovrana, dopo un week-end di rinnovate schermaglie tra Pd e Pdl che sminuiscono il ruolo dei saggi, e il rischio crescente di elezioni anticipate già in luglio, per di più con il Porcellum che promette instabilità a oltranza. Queste due forze contrapposte, tra chi non vende e chi vende, potrebbero consentire allo spread BTp/Bund di rimandare ancora una volta quello strappo violento che tutti temono, evitare la rapida impennata dei rendimenti con il tasso del BTp decennale in volata oltre la soglia del 5 per cento. Ma il premio pagato dal rischio-Italia sta comunque salendo, lento. Le tensioni europee, con Cipro, Slovenia e le incertezze sull’unione bancaria e le Omts di Draghi, contribuiscono a indebolire la tenuta "domestica" dello spread. Chi non intende smantellare il carry trade costruito lungo la curva dei rendimenti dei titoli italiani (il gap tra il tasso a due e dieci anni è una ghiotta occasione da quando il breve è crollato con l’arrivo delle OMTs) , chi non vuole svendere in perdita disinvestendo dai BTp, questa mattina si ripasserà i punti di forza dell’Italia: un deficit/Pil e un avanzo primario tra i migliori d’Europa; buone prospettive di agganciarsi alla crescita mondiale con l’export e uscire dalla recessione nel 2014; il target sul pareggio di bilancio in Costituzione e il rigore bipartisan sui conti pubblici; un debito pubblico alto compensato da un debito privato tra i più bassi d’Europa, dalla roccaforte della ricchezza finanziaria delle famiglie italiane e dall’ingente patrimonio immobiliare dello Stato, da dismettere o valorizzare; un sistema bancario che non è neanche due volte il Pil (certamente non 7 volte il Pil come quello cipriota e irlandese o 20 volte come quello lussemburghese) che è colpito dalla recessione e dai crediti in sofferenza ma non dai titoli tossici o dallebolle speculative immobiliari; la quota dei titoli di Stato detenuta in Italia è salita ben oltre il 60% per assorbire le vendite dall’estero; la portata destabilizzate dei detentori stranieri di BTp è stata ridimensionata; sono in essere le linee precauzionali dell’Esm e le Omts della Bce per dare un sostegno esterno all’Italia in caso di necessità evitando il "full bail-out" e l’haircut sui titoli di Stato. Ma ci sarà anche chi venderà i BTp perchè spaventato dalle implicazioni della politica sull’economia reale. C’è anche chi vede sempre più nero: l’ingovernabilità diventerà ingestibile senza una riforma elettorale; le prospettive di crescita saranno compromesse dalla paralisi politica e la recessione peggiorerà. Lo stallo della politica, l’ascesa di Grillo non possono alimentare la fiducia delle imprese e delle famiglie nel futuro del proprio Paese e quindi gli investimenti, l’occupazione, i consumi e la domanda interna resteranno al palo. La risalita dello spread stringerà ancora di più la morsa del credit crunch e le agenzie di rating rifaranno i conti sulla sostenibilità dei conti pubblici alla luce di una spesa per interessi troppo onerosa senza crescita e con il debito/Pil verso quota 130 per cento. Sta alla politica prima di tutto curare la schizofrenia dei mercati, per affermare una Italia, la migliore.
APRILE AD ALTA TENSIONE, IN SCADENZA 70 MILIARDI DI BOND FRA ITALIA E SPAGNA –
Roma - Si preannuncia un mese all’insegna del nervosismo dei mercati, questo aprile, in assenza di segnali forti dalla Banca centrale europea. Cipro e Italia hanno rabbuiato l’umore della comunità finanziaria internazionale. Dopo un periodo di intermittenza tra "risk on" e "risk off", nell’Eurozona la volontà di assumersi maggiori rischi si è affievolita e la caccia grossa all’alto rendimento ha rallentato il passo. Le modalità del salvataggio delle banche cipriote con haircut sui depositi da un lato e l’impossibilità di formare un governo solido e stabile in Italia dall’altro lato hanno infatti rimesso l’accento sulla complessità della crisi dell’euro, tutt’altro che risolta: è prevedibile che peseranno più del solito nelle prossime settimane le aste italiane e spagnole.
In aprile, mese molto carico di rimborsi nei due Paesi, scadono 70 miliardi di titoli di Stato italiani e spagnoli: 47 miliardi italiani di cui 30 circa a medio-lungo e 23 spagnoli di cui 16 circa a medio-lungo. Questo metterà alla prova la resistenza della rete di sicurezza "virtuale" degli scudi anti-spread dell’Esm (linee precauzionali) e della Bce (Omts), pronti all’uso ma mai testati finora.
I mercati si augurano che a spazzare via le nuvole nere tornate ad addensarsi sulla zona dell’euro ci penserà il presidente della Bce Mario Draghi il prossimo giovedì. Qualsiasi intervento concreto, annuncio o anche solo vecchi intenti con nuovo vigore saranno bene accolti dai mercati, perché il ricordo di quel "whatever it takes" comincia a sbiadirsi. «La Bce può abbassare i tassi per dare vigore all’economia, anche se la frammentazione del mercato dell’euro impedirà al taglio di raggiungere chi ne ha più bisogno, i Paesi periferici con alto spread, per privilegiare i Paesi "core"», ha convenuto l’economista di una banca francese. La Francia di problemi ne ha, e gravi, e un tasso Bce dallo 0,75% allo 0,50% sarebbe di aiuto.
In alternativa, Draghi potrebbe far intuire che i prestiti straordinari LTRO a tre anni già fatti possono essere allungati, rinnovati oppure affiancati da LTRO aggiuntivi e simili.Il presidente della Bce potrebbe rinverdire la speranza di un uso futuro di collaterali con haircut agevolati quando ad essere cartolarizzati saranno i prestiti alle piccole e medie imprese. Gli spazi di manovra dell’Eurotower però sono più stretti che in passato: la cartuccia a salve delle OMTs è stata già sparata come deterrente e comunque nel mezzo della campagna elettorale tedesca è incauto spaventare l’elettorato-contribuente tedesco con un’apertura all’Italia. Il peggior incubo dei mercati su scala mondiale e dei cittadini europei è infatti il salvataggio dell’Italia, "troppo grande per fallire e troppo grande per essere salvata", con i suoi 2.000 miliardi di euro di debito pubblico, 400 miliardi di emissioni lorde all’anno, 1.700 miliardi di titoli di Stato in circolazione.
Se a prevalere sarà il nervosismo, in aprile, allora a farne le spese, in termini di rendimenti al rialzo, saranno le aste italiane e spagnole che hanno cadenze mensili inderogabili. La raccolta del Tesoro italiano sarà aiutata questo mese dall’emissione straordinaria del BTp Italia, che cadrà tra il 15 e il 18 aprile. L’anno scorso questo speciale titolo di Stato mirato al retail (può essere acquistato da casa con il trading on line e conferisce un premio di fedeltà a chi al dettaglio lo acquista al momento del collocamento e lo tiene fino a scadenza) ha portato nelle casse dello Stato 27 miliardi con tre emissioni. Il collocamento è avvenuto "a rubinetto" ovvero il Tesoro si è impegnato a soddisfare integralmente la domanda. Non sarà più così. Quest’anno, il "bottino" potrebbe essere più magro. Il BTp Italia ha durata quattro anni (una scadenza che piace al risparmiatore) e quindi i titoli venduti quest’anno scadranno nel 2017, un’annata già pesante per i rimborsi dei titoli di Stato in scadenza. Il Tesoro allora, a differenza dell’anno scorso, si è riservato la facoltà di chiudere il collocamento del BTp Italia (per ora tra il 15 e il 18 aprile) anticipatamente.
Per i mercati, l’Italia in qualità di emittente di titoli di Stato resta anche questo mese un sorvegliato speciale. Verrà analizzata con cura la politica di allungamento della vita media e durata finanziaria del debito pubblico, dopo la contrazione dell’anno scorso: nei primi tre mesi di quest’anno, le aste dei BoT non hanno coperto per intero l’ammontare dei titoli in scadenza e quindi lo stock in circolazione si è ridotto. Il Tesoro al tempo stesso è tornato da inizio anno sulla scadenza dei 15 anni. Resta da vedere se il perdurante stallo politico renderà improponibile il ritorno del BTp a 30 anni in asta: la domanda per le scadenze extra-lunghe, quelle che pagano extra-rendimento, è alimentata dalla repressione finanziaria (rendimenti negativi in Germania) ma un’impasse politica più grave del previsto rende meno appetibile il rischio-Italia su un arco di tempo trentennale.
Al di là di Italia e Spagna, le scosse di assestamento dopo il terremoto del salvataggio di Cipro continueranno in aprile: l’Eurogruppo e l’Ecofin informali dovranno servire a tranquillizzare i mercati sul caso "unico" cipriota, che non è un modello ripetibile. In quanto alle prospettive di crescita, su scala globale ma soprattutto nell’Eurozona, e al ruolo delle banche centrali per sostenere l’economia, schiarite si attenderanno da Fmi, G20 e Banca mondiale.