Antonio Spampinato, Libero 2/4/2013, 2 aprile 2013
«MENNEA» ROVINA I PIANI FINMECCANICA
«Se l’Italia investe con successo una montagna di soldi sulle sue aziende, mi aspetto che queste restino di proprietà del Paese». Prima di pronunciare queste parole, Mauro Moretti, amministratore delegato di Ferrovie dello Stato, aveva sottolineato di non voler mettere bocca sulla politica industriale delle aziende altrui. Ma, a margine della presentazione del nuovo Frecciarossa 1000, dedicato al velocista recentemente scomparso Pietro Mennea, attorniato da giornalisti e cameramen, a precisa domanda, non si è trattenuto. Lo scambio di battute riguardava la possibilità che Finmeccanica potesse mettere sul mercato AnsaldoBreda, la società che insieme a Bombardier, ha dato vita al treno da 400 chilometri orari.
Dei cinque miliardi di investimenti che Ferrovie dello Stato ha messo in cantiere nel corrente piano industriale, un terzo è dedicato al progetto dell’alta velocità. Ai Frecciarossa, appunto, che, secondo Moretti, hanno tutte le carte in regola per uscire dai nostri confini. Potrebbe essere l’inizio del famoso piano nazionale dei treni, colpevolmente latitante, che darebbe ricchezza e lavoro al Paese e agevolerebbe gli spostamenti sia delle persone sia delle merci, contribuendo alla rinascita del tessuto imprenditoriale italiano con una rete infrastrutturale su rotaia degna di questo nome.
Ferrovie dello Stato è di proprietà pubblica e il primo azionista di Finmeccanica è il ministero del Tesoro. I contribuenti, dunque, stanno investendo sui treni made in Italy. Non si capisce perché Alessandro Pansa, da poco più di un mese amministratore delegato Finmeccanica debba avallare il piano di vendita di AnsaldoBreda, ora che Maurizio Manfellotto, numero uno della storia azienda di convogli ferroviari e locomotive ha rivoltato come un calzino l’organizzazione e la fabbrica - senza un’ora di cassa integrazione - e sta mettendo a segno una serie di commesse di tutto rispetto. Scommette - investendo milioni in azienda - sull’opzione degli ulteriori 20 Frecciarossa 1000 alle Ferrovie e si dice ottimista sulla gara per 30 treni alta velocità in Turchia.
Non abbiamo notizia che Pansa abbia intenzione di proseguire sulla strada delle dismissioni della precedente gestione. Prima di decidere, aspetta che si insedi il nuovo governo. Non può però ignorare che le cose in casa AnsaldoBreda, da un anno a questa parte, siano cambiate.
Il mandato di Manfellotto, ora a metà strada, prevede il pareggio di bilancio. Ma il giorno in cui l’allora amministratore delegato Finmeccanica Giuseppe Orsi parlò della vendita della controllata AnsaldoBreda, la società faceva i conti con un altro anno disastroso. Era il 13 settembre del 2011 e il buco da centinaia di milioni - diventeranno oltre settecento l’anno successivo - convinse il mercato che la dismissione fosse la strada migliore per alleggerire i conti della società aerospaziale. La Borsa infatti festeggiò la notizia premiando nei giorni successivi Finmeccanica con un rialzo a due cifre. Lo stesso destino toccò ad Ansaldo Sts: il più 20% in un solo giorno era l’antipasto di un rally che porterà il titolo da 4,8 a 7,2 euro in poco più di un mese. AnsaldoBreda (non quotata) doveva infatti essere venduta insieme ad Ansaldo Sts, azienda attiva nei sistemi di segnalamento e di trasporto ferroviario e metropolitano, cofornitrice negli appalti dei metrò automatici.Un pacchetto che avrebbe potuto fare gola a un colosso mondiale come General Electric, secondo le voci che si rincorrevano in quei giorni, il più accreditato ad agguantarsi il made in Italy dei treni. Ma la vendita, a detta dello stesso Orsi, era subordinata all’eventuale fallimento dell’operazione di salvataggio deciso per AnsaldoBreda. Eventualità che però sembra si stia allontanando. In quei giorni del 2011 il neo amministratore delegato di AnsaldoBreda, Manfellotto, presentava in azienda un piano che avrebbe profondamente trasformato il metodo di lavoro interno, aprendo la porta, tra le alte iniziative, ai consulenti della Boston Consulting Group (BCG).
La scorsa settimana Ansaldo Sts ha registrato in Piazza Affari un balzo del 9,47% dopo che i vertici hanno lasciato capire come sia necessaria una partnership per aumentare le dimensioni della società, che altrimenti dovrebbe essere ceduta. Ecco, un conto è aprire l’azienda a una partnership, un’altra è la vendita in blocco insieme ad AnsaldoBreda. Soprattutto se ora i tempi possono dirsi maturi per un piano nazionale delle ferrovie.