Germana Consalvi, Il Messaggero 3/4/2013, 3 aprile 2013
ADDIO VETERE, EX SINDACO DELLE GIUNTE ROSSE
«Sono il sindaco di chi mi ha votato, di chi non mi ha votato e di chi mi ha votato contro». Indimenticabile ed eloquente un’altra sua massima: «Qualcuno semina, altri raccolgono». Pragmatico e diretto, oggi viene unanimemente ricordato come «il sindaco di tutti». Ugo Vetere è scomparso l’altra notte, nella casa di San Martino al Cimino. Aveva avuto tre figli dalla moglie Germana. Il 23 aprile avrebbe compiuto 89 anni. Nove anni fa festeggiò 80 anni in Campidoglio: nella Sala delle Bandiere per l’ex sindaco di Roma dal 1981 al 1985 succeduto a Luigi Petroselli fu un pomeriggio di amarcord e di emozioni, in aula anche molti ex consiglieri comunali e tanti volti della sinistra. «Sono felice di essere qui», disse con un sorriso brillante. La camera ardente, nella sala della Protomoteca, oggi resterà aperta dalle 11.30 alle 19.
DALLA CALABRIA A ROMA
Calabrese ma romano d’adozione: tutte le tappe della sua carriera politico-amministrativa le ha compiute a Roma dove approdò nel ’40. Era allievo della scuola militare in cui rimase fino all’8 settembre del ’43 quando le sue convinzioni politiche lo portarono a passare nelle forze di liberazione. Combatté per la liberazione di Roma. Finita la guerra, si iscrisse al Pci, impegnandosi nella Cgil. Nel ’67 diventò consigliere comunale di Roma nelle file dell’allora Pci. Fu anche senatore del Pci nella X legislatura.
CONSIGLIERE COMUNALE
In Campidoglio lavorò fianco a fianco con Petroselli. Nel ’76 l’incarico di assessore capitolino al Bilancio, ai tributi e al centro elettronico. Vetere dimostrò passione e competenza, nel settore del bilancio. Veniva definito uomo d’ordine, nel senso letterale: amava le cose in ordine e applicò tutto il suo equilibrio nel delicato incarico. Cordiale e battagliero, attento ai rapporti con tutti, come assessore se ne sottolineava il forte rigore da bravo amministratore: «Per questo non ci sono i soldi, qui si devono fare dei tagli...». Tenace e combattivo, a tutti spiegava con puntiglio e pazienza le ragioni delle sue scelte. In quegli anni fu l’assessore meno contestato e più apprezzato dalle opposizioni.
PRIMO CITTADINO
Un ruolo sempre più decisivo, quello di Vetere, in Campidoglio, una sorta di “sindaco-ombra”. Tanto che nel 1981, dopo l’improvvisa morte di Petroselli, la scelta cadde immediatamente sul suo erede naturale, Vetere. Fu eletto sindaco il 15 ottobre del 1981: «Seguirò la strada annunciata da Petroselli», annunciò. Da primo cittadino si dedicò a completare l’opera di risanamento delle borgate iniziata con le giunte di sinistra, all’ampliamento della metropolitana, all’edilizia scolastica e agli asili nido, alla creazione della seconda università di Roma, alla realizzazione dei primi centri per gli anziani. Con il suo amico Don Luigi Di Liegro si impegnò per i senza fissa dimora della Capitale. È stato il primo dei due sindaci calabresi di Roma, il secondo è stato colui che gli è succeduto, il democristiano Nicola Signorello (in carica fino a maggio del 1988).
LE REAZIONI
Stima, emozioni e ricordi personali nei commenti del mondo della politica e delle istituzioni. Enrico Gasbarra: «Rigoroso, sobrio, schietto e straordinariamente generoso verso la politica e verso Roma. Un modello che ha trasmesso a generazioni di amministratori e di giovani politici». Raffaele Ranucci ne ricorda la capacità «di instaurare il dialogo con i cittadini». «Un grande uomo di sinistra» per Ignazio Marino. David Sassoli: «Grande sindaco, buono e coraggioso». Paolo Gentiloni: «Lo ricordo con mia moglie, ci sposò». Nicola Zingaretti: «Amava la politica come servizio». «Se ne va un sindaco importante per questa città, uno di quei sindaci comunisti di una volta molto radicati nella città e capace di stare tra la gente. Vetere rappresentava quel sentimento di popolo che la sinistra un tempo aveva», il commento del sindaco Alemanno. Parole che hanno scatenato polemiche e accuse di «strumentalizzazione».