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 2013  aprile 03 Mercoledì calendario

Chiesa cattolica e Risorgimento

Chiesa cattolica e Risorgimento Sul Corriere di Pasqua, 31 marzo, Vittorio Messori scrive molte cose non corrispondenti al vero. È falso che la lingua italiana «deve al Papato il suo sviluppo come mezzo con il quale i diversi popoli della Penisola poterono intendersi fra loro». È vero il contrario: l’Italia «deve al Papato» il fatto di essere rimasta a lungo divisa, avendo i Papi operato per 15 secoli in senso anti-unitario e dunque, a ben vedere, anti-italiano. Ciò che permise l’unificazione linguistica fu l’istruzione obbligatoria — inizialmente 5 anni — una riforma contro la quale il Papa si oppose fino a scrivere lettere accorate al Re d’Italia, scongiurandolo di non insegnare ai contadini a leggere e a scrivere, per le conseguenze nefaste che ne sarebbero derivate per l’ordine sociale. In secondo luogo, riferendosi con malcelata nostalgia al Quirinale abitato per secoli dai Papi, Messori scrive che nel settembre 1870 la serratura fu «scassinata» (sic) dai bersaglieri di Cadorna. L’uso improprio di questo verbo è rivelatore. Chiunque direbbe che quella serratura fu «forzata», ma Messori così lascia intendere che i fondatori dello Stato italiano furono usurpatori e ladri. Egli infatti racconta della «profezia» di don Bosco, che predisse sventura ai Savoia, colpevoli di avere «rubato» alla Chiesa e poi costretti ad abbandonare ignominiosamente Roma «guarda caso proprio l’8 settembre, giorno della Natività di Maria (…) Nella Roma abbandonata, solo il Papa restava al suo posto». Superstizioni a parte, è il caso di notare che il Papa restò a Roma semplicemente perché non aveva nulla da temere. Non gli sarebbe stato così facile, se avesse speso anche una sola parola in difesa degli ebrei romani, deportati nel più assoluto silenzio del Vaticano. Infine, risulta del tutto fuori luogo l’accostamento fra la Chiesa cattolica, capace di sostituire rapidamente un Papa dimissionario, e le istituzioni italiane «incapaci di dare un governo al Paese e … di eleggere il Presidente della Repubblica (…) Ancora una volta l’Italia, proprio in quel Quirinale, è bloccata», mentre la Chiesa sarebbe «di nuovo pronta ad affrontare le sfide del futuro». No, caro Messori. Le cose non stanno affatto così. Questa è una falsa rappresentazione della realtà, un tentativo maldestro, da parte della cultura cattolico-integralista, di appropriarsi di idee e valori laici che si sono faticosamente imposti nell’Italia moderna, con la sconfitta — sia pure parziale — dell’egemonia clericale sulla società e sullo Stato. Quando i Savoia lasciarono l’Italia, gli italiani scelsero De Gasperi, un uomo di Stato che sapeva ben distinguere fra i doveri del cattolicesimo democratico e le velleità di qualsiasi disegno neotemporalista. Alessandro Litta Modignani Comitato nazionale di Radicali Italiani Vorrei tranquillizzare il mio interlocutore che teme di aver di fronte un «cattolico integralista», ignaro delle vicende risorgimentali. In realtà, la mia tesi di laurea, a Torino, fu in storia del Risorgimento, ed ebbe come relatore Alessandro Galante Garrone, dunque uno dei maestri del pensiero radicale. Fu lui che ci ricordava — non nascondendo un certo rammarico — che, assegnando, con i Patti Lateranensi, una cospicua somma alla neonata Città del Vaticano per l’annessione dei territori già pontifici, lo Stato italiano riconosceva che l’occupazione ( senza alcuna dichiarazione di guerra ) era stata un’usurpazione. E che, dunque, il diritto internazionale imponeva un «rimborso». Quanto alla lingua italiana: se il suo insegnamento fu possibile nelle scuole del XIX secolo, è perché essa esisteva e poteva adattarsi all’uso universale e quotidiano. E quest’uso fu possibile, per secoli, nel solo ambito che riunisse in un lavoro comune italiani di ogni regione: la Curia romana. Come dicevo nell’articolo, la cosa fu rimarcata da un Manzoni, così poco clericale da abbracciare commosso Garibaldi e da non essersi mai spinto sino a Roma. Questione diversa è l’unità politica italiana, dove le tesi alla Machiavelli e alla Guicciardini hanno avuto più volte risposte adeguate. Ma qui manca lo spazio, come manca a proposito di un «silenzio di Pio XII» sul quale la Santa Sede ha pubblicato molti volumi di documenti rivelatori. Vittorio Messori