Dagospia, 2/4/2013 (tradizione dal Daily Mail), 2 aprile 2013
DAGOREPORT
Dal "Daily Mail"
http://bit.ly/YYN14A
"Can have sex, will have sex", letteralmente: "Possono fare sesso, faranno sesso". Quando si dice che il titolo è un programma. È proprio così: questo è il nome di uno show che andrà in onda nel Regno Unito sul popolare Channel 4, ed è basato sul rapporto fra i disabili e il sesso. Si tratta di una sorta di reality in cui alcuni giovani, affetti da vari tipi di disturbi fisici o mentali, affrontano quello che per un disabile può diventare un vero tabù: il sesso, appunto.
C’è il 26enne John, la cui madre arriva a prendere la decisione di "assumere" una escort che lo possa iniziare ai misteri dell’arte amatoria; c’è un malato di paralisi cerebrale che sogna di diventare la prima stella del porno per disabili; c’è Leah, una ragazza di 24 anni, affetta da fragilità ossea che però non vuole privarsi dei piaceri dell’erotismo.
Insomma, quello di cui si parla in maniera animalesca e superficiale ma che per persone come loro può trasformarsi in un calvario. Un calvario che sarà seguito passo passo dalle telecamere. E che naturalmente ha ricevuto la condanna di tanti che credono che "Can have sex, will have sex" sia più un programma voyeuristico che un serio spaccato della vita e delle difficoltà dei disabili.
Non che ci sia particolarmente da sorprendersi per la natura controversa del programma. Solo qualche giorno fa lo stesso Channel 4 ha mandato in onda una sorta di documentario, "40 anni vergini" che seguiva da vicino le vicende di un uomo di 45 anni e di una donna di 29 alle prese con la preparazione al loro primo rapporto sessuale.
Seguiti da esperti che dovevano metterli a loro agio (per lui c’era un’attempata ma arzilla signora di 68 anni che si vanta di essere andata a letto con 850 uomini), i due dovevano riuscire a superare il proprio tabù. E miracolosamente, ciò che non sono riusciti a fare nell’intimità per anni e anni, è venuto loro quasi naturale davanti alle telecamere che li mandavano in onda nudi in tutto il Paese.
C’è chi pensa che in realtà i protagonisti fossero attori, ma conta poco. L’importante è il lieto fine.