Amelia Beltramini, Focus 22/3/2013, 22 marzo 2013
LA DITTATURA DEGLI ORMONI
Si pensava fossero prodotti solo dalle ghiandole endocrine. Ora si sa che anche cellule e tessuti secernono ormoni che, trasportati dal sangue, arrivano rapidamente molto lontano e innescano una serie di modificazioni biologiche.
Ma non solo. Condizionano anche i comportamenti, soprattutto quelli legati alla sopravvivenza: accoppiamento, riproduzione, maternità e paternità, alimentazione, risposta alle situazioni stressanti... Il quadro non è ancora completo, ma negli ultimi anni sono stati fatti molti progressi. Oggi sappiamo che lo stesso ormone induce risposte diverse in maschi e femmine. E che gli ordini impartiti sono modulati dalla compresenza di altri ormoni.
Insomma, un gioco di squadra che fa di ogni individuo un essere unico. A sovrintendere su tutto resta comunque la corteccia cerebrale prefrontale, sede dell’autocontrollo dell’uomo, che vaglia e decide, soprattutto se allenata a tenere ben saldo il timone. Perché gli ormoni ordinano, ma è l’uomo che, se vuole, decide. Conoscerli aiuta.
Prolattina
Nella donna è all’origine della montata lattea, che si verifica il giorno dopo il parto naturale e due giorni dopo quello cesareo. E poi condiziona il comportamento favorevole all’accudimento. E nel maschio? Dipende. Aumenta fino al parto di una qualsiasi convivente. Un gruppo di ricercatori della Memorial University in Canada ha dimostrato che i maschi che coabitano con donne incinte (non importa che il figlio sia loro) nelle tre settimane che precedono il parto hanno un aumento medio del 20% della prolattina e un crollo del 33% del testosterone.
Insomma, anche il maschio si prepara alla paternità. Ma la prolattina aumenta anche durante l’orgasmo ed è responsabile della sensazione di "sazietà" post-orgasmica (periodo refrattario). Se è troppa può causare calo del desiderio, impotenza e anche eiaculazione precoce.
Estradiolo
È come un sole attorno al quale ruotano tutti i maschi: la sua risata è provocante, l’abbigliamento vistoso, attira gli uomini come mosche. Le altre donne, certo non meno piacenti, sono in ombra.
Che cosa attira i maschi? Chi dice l’estroversione, chi la facilità di comunicazione, chi lo sguardo magnetico. Ma sono tutte conseguenze: il vero responsabile è un ormone, l’estradiolo. Più alto perché quella donna è nel periodo fertile del ciclo.
La calamità. Se fosse una scimmia il suo posteriore rosso-semaforo pubblicizzerebbe l’evento. Ma è una signora e ha imparato a dissimulare.
Gli effetti dell’estradiolo sono però evidenti lo stesso: la rendono più sicura di sé. Uno studio su 351 donne fotografate in locali notturni austriaci ha evidenziato che quelle con gli abiti più stretti e ridotti avevano anche il tasso più elevato di estradiolo. Ma la donna in questo caso è anche più recettiva nei confronti delle profferte maschili. Nicolas Guéguen, ordinario di Psicologia sociale e cognitiva presso l’Université de Bretagne-Sud, ha dimostrato che il 22% delle donne in fase ovulatoria accetta appuntamenti al buio contro solo l’8% di quelle nelle fasi non fertili.
Testosterone
Entra in concessionaria e compra un Suv, o una 500. A indurre i maschi a questi acquisti è il testosterone. Obiettivo: impressionare future conquiste. Lo ha dimostrato Gad Saad, ricercatore della Concordia University di Montreal in Canada. In compenso James Pennebaker, dell’University of Texas, ha dimostrato che più sale il testosterone e meno il maschio è in grado di usare vocaboli che parlano di emozioni e rivelano connessione sociale. E non è tutto: il testosterone è responsabile del maggior numero di vittorie delle partite giocate in casa, rispetto a quelle in trasferta. Secondo Cameron Muir e Justin Carre, della Brock University dell’Ontario canadese, quando i giocatori affrontano un match in casa, i livelli di testosterone salgono prima dell’inizio della partita e inducono alla difesa del territorio, «proprio come i cani difendono il cortile» dice Carre. Ma c’è anche chi si è messo a leggere la storia in chiave ormonale. Secondo Robert Josephs, endocrinologo sociale dell’University of Texas, il testosterone può spiegare il "gran rifiuto" di papa Celestino V (che ne aveva poco): abdicò per non essere una pedina del gioco politico di re Carlo II d’Angiò di Napoli; mentre il suo successore Bonifacio VIII ne avrebbe avuto anche troppo.
Ossitocina
Il legame fra madre e figlio dura tutta la vita ed è dovuto all’ossitocina, ormone che stimola le contrazioni del parto, detto anche ormone delle coccole perché induce all’abbraccio. Ma nei padri? Ruth Feldman, della Bar-Ilan University di Ramat Gan in Israele, ha dimostrato che la produzione di questo ormone aumenta anche nei maschi diventati genitori. I padri con i livelli più elevati di ossitocina giocano e si divertono di più con i loro figli, rispetto ai genitori con tassi più bassi. Inoltre giocare con la prole ha un effetto di rinforzo ed aumenta ulteriormente l’ormone stringendo di più il legame. Quindi, conclude Feldman, è l’interazione con i figli che rende i maschi padri; le madri devono quindi offrire ai partner il maggior numero di opportunità di cure per sviluppare questo aspetto.
E se invece non c’è di mezzo la prole? L’ossitocina è l’ormone della fiducia fra esseri umani. Michael Kosfeld dell’Università di Zurigo ha dimostrato che ne basta una spruzzatina nel naso degli investitori per far mettere il loro denaro nelle mani di gestori finanziari sconosciuti, fiducia mancante a chi aveva annusato un placebo (acqua fresca). A patto che i gestori fossero persone; se erano computer infatti l’ossitocina non aveva effetto.
Progesterone
Molti maschi adulti hanno comportamenti insofferenti nei confronti del pianto o del baccano dei marmocchi. Anche in questo caso il responsabile potrebbe essere un ormone femminile: il progesterone. Nel mondo animale, in molte specie i maschi sono aggressivi nei confronti dei cuccioli e quelli con alti livelli di progesterone possono arrivare fino all’infanticidio.
Aggressività paterna. Ma Jon Levine della Northwestern University di Chicago, in Illinois, ha dimostrato che, se disabilitava il gene responsabile della produzione del progesterone, l’aggressività dei maschi verso i cuccioli spariva e compariva l’accudimento attivo paterno, mentre non spariva l’aggressività dei confronti di altri maschi adulti. Se normalmente il 74% dei topi maschi uccidono i cuccioli, i suoi topi geneticamente modificati li accudivano e spesso addirittura li riportavano al nido quando se ne allontanavano. Normalmente nell’uomo il progesterone scende rapidamente vicino alla data di nascita del figlio, in preparazione alla paternità e al successivo ruolo dell’ossitocina. Nelle femmine, invece, alti livelli di progesterone aumentano l’aggressività delle madri con cuccioli nei confronti delle intrusioni di altri adulti.
Vasopressina
È infedele? Potrebbe avere poca vasopressina. È fedele? Probabilmente ne ha di più. È geloso e possessivo? Potrebbe averne troppa. Insomma, una storia d’amore potrebbe essere riassunta dalle variazioni di questo ormone prodotto dall’ipofisi e coinvolto in molti processi sociali oltre che nel legame di lungo periodo della coppia. Nella femmina contribuisce all’appagamento della maternità e accentua sia i tratti protettivi sia quelli di aggressività verso gli eventuali intrusi. Nei maschi la gelosia sessuale è una forma di difesa che mira a conservare il legame di coppia impedendo l’accoppiamento del proprio partner con un altro.
Ma un aumento di vasopressina nei maschi aumenta il desiderio sessuale, mentre lo fa crollare nelle femmine, il che pare indicare che nei primi la vasopressina ha un ruolo maggiore nel legame affettivo.
Adrenalina
C’è chi lo chiama fegato, e chi incoscienza: comunque non molti si vestono di rosso per farsi rincorrere da tori poco amichevoli. Che cosa induce questi comportamenti? L’adrenalina. È l’ormone secreto nei momenti di stress, paura e ansia estrema, che ha lo scopo di aumentare la forza fisica e l’attenzione, ha la capacità di far ricordare e di ridurre la sensibilità al dolore. Obiettivo: consentire una risposta di "lotta o fuga" senza altre distrazioni.
In alcuni individui questa scarica chimica ha l’effetto di una droga, tanto che ne diventano dipendenti: sono i sensation seeker, cacciatori di situazioni estreme ed emozioni forti, proprio per procacciarsi questa "dose" di droga naturale. Ne sono un esempio chi pratica il bungee jumping o altri sport altrettanto rischiosi. Gli stessi che nella vita quotidiana di ufficio-casa si sentono depressi e non motivati.
Serotonina
Zorro, Robin Hood, Superman sono il prodotto della fantasia. Altri eroi sono invece reali, come Oskar Schindler, l’imprenditore tedesco che salvò circa 1.200 ebrei dal massacro dei nazisti, reso noto dal film Schindler’s List di Steven Spielberg. Chi gliel’ha fatto fare? Che cosa guida questi comportamenti?
Il senso della giustizia. Hidehiko Takahashi, del dipartimento di psichiatria della Kyoto University in Giappone, ha dimostrato utilizzando la Pet (Tomografia a emissione di positroni) che chi si batte contro le ingiustizie senza vantaggi personali, ma addirittura a proprio rischio, ha meno serotonina in un’area cerebrale (nucleo dorsale del rafe).
«Molti sono convinti che chi si ribella alle ingiustizie abbia una personalità aggressiva» ha spiegato Hidehiko Takahashi sulla rivista scientifica Pnas. «Non è così. Chi si impegna a proprio rischio in azioni di rappresaglia contro le ingiustizie ha meno serotonina. Più serotonina indurrebbe una persona a comportarsi in modo opportunistico e a perseguire l’interesse personale. Mentre la poca serotonina rende più pacifici, semplici e fiduciosi; e proprio per questo rende anche incapaci di tollerare le ingiustizie».
Cortisolo
Rischia il carcere minorile per il suo comportamento antisociale? La colpa potrebbe essere del poco cortisolo, un ormone che tiene sotto controllo l’aggressività nelle situazioni che generano paura. Graeme Fairchild, dell’University of Cambridge in Inghilterra, ha esposto allo stesso video game pauroso due gruppi: uno di ragazzini con comportamenti antisociali e l’altro di controllo. Entrambi i gruppi giocavano contro un avatar rivale e il vincitore avrebbe avuto una ricompensa in denaro. Il gioco era volutamente stressante, frustrante e provocatorio. I campioni di saliva prelevati dai 95 ragazzini di controllo dimostravano che i livelli di cortisolo salivano del 48%, come atteso, a causa del video stressante. Ma nei 70 ragazzini con comportamento antisociale i livelli di cortisolo invece di salire, crollavano del 30%. Fairchild ne ha dedotto che i ragazzini con comportamento antisociale, a causa di un eccesso di stimolazione, non siano più in grado di rispondere producendo cortisolo. «Si comportano come se non avessero paura» spiega Fairchild. E sostiene che in questi disturbi del comportamento a insorgenza precoce (che si sviluppano a partire dai 5 anni di età) ci sia una forte componente biologica.
Insulina
La fame, si sa, induce ad aprire il frigorifero. Ma che cos’è la fame? Chi salta un pasto sente presto i segnali dello stomaco: strani brontolii che attirano l’attenzione. A mano a mano che gli zuccheri passati dal cibo al sangue vengono consumati dalle cellule, aumenta il livello dell’insulina. Nel cervello c’è l’ipotalamo, una struttura della dimensione di una ciliegia che fa da centralina di smistamento. Sulla sua superficie ci sono dei sensori che "registrano" il contenuto di zuccheri e di insulina presenti nel sangue. In questo modo il sistema nervoso centrale è informato e può incoraggiare l’appetito. Una sensazione piuttosto potente quella della fame: gran parte della storia dell’Homo sapiens discende dallo stile di vita dei cacciatori-raccoglitori nostri antenati, caratterizzato da cibo scarso e rifornimenti poco prevedibili. Così l’uomo ha sempre mangiato molto in tempi di abbondanza e tirato la cinghia in tempi di vacche magre. Inoltre, a rinforzo della fame, ci sono gli oppioidi endogeni: droghe naturali che promuovono sensazioni di benessere e piacere quando si mangiano cibi con alto contenuto di grassi e zuccheri. Il problema oggi, è che viviamo in tempi di abbondanza e la mano sul frigorifero ha portato al sovrappeso diffuso.
Leptina
Affrontata con decisione la pastasciutta, all’ipotalamo, la centralina della fame posta al centro del cervello, arrivano le informazioni di un ormone, la leptina, prodotto dal grasso, che lancia segnali di sazietà. A questo punto in condizioni normali l’ipotalamo scoraggia l’appetito e lo stomaco pieno smette di lanciare segnali di aiuto.
Fame nervosa. Ma se si inizia una dieta, cioè si decide di ridurre l’assunzione del cibo al di sotto del necessario per mantenere la forma attuale (magari obesa), il sistema fame-sazietà induce il grasso a ridurre la produzione di leptina e pompa in circolo insulina che genererà altra fame finché la dieta non ha fallito. Tommaso Pizzorusso, dell’istituto di neuroscienze del Cnr, e Margherita Maffei, del dipartimento di endocrinologia del Policlinico di Pisa, hanno dimostrato però che c’è un modo per contrastare la dittatura della leptina. Ed è l’attività fisica. Questa infatti influenza la produzione dell’ormone e aumenta la sensibilità del muscolo all’insulina. Entrambi questi effetti sono particolarmente evidenti in chi fa sport dall’infanzia e vive in ambienti stimolanti. Non a caso, scrivono i ricercatori, depressione, ansia, solitudine, frustrazione e noia sono fattori determinanti nella fame nervosa.
Melatonina
Le chiamano winter blues, depressioni invernali.
In Italia e nei Paesi meridionali sono praticamente sconosciute, mentre sono molto diffuse nei Paesi del Nord. Sono legate alla scarsa luminosità delle giornate invernali e si curano con esposizione giornaliera a una luce brillante. Nei 4-5 mesi dell’inverno nordico, le ore di luce si riducono e questo causa una sovrapproduzione di melatonina.
I sintomi determinati dall’eccesso di questo ormone sono difficoltà al risveglio e mancanza di energia fino a sera, abbuffate di carboidrati, aumento di peso, incapacità di concentrazione, isolamento. A Oslo ne soffre il 14% della popolazione; a New York (stessa latitudine di Napoli) il 4,7%.
La melatonina è lo stesso ormone del jet leg, ovvero lo scombussolamento dei nostri ritmi causato dai viaggi intercontinentali.