Emanuele Buzzi, Corriere della Sera 31/03/2013, 31 marzo 2013
BECCHI, L’«IDEOLOGO» DELLA PROROGATIO: «VISTO? NAPOLITANO MI HA ASCOLTATO» —
L’etichetta di ideologo dei Cinque Stelle la rifiuta nettamente: «È un’idea che deve essere smentita. Il Movimento ha un grande cuore che sono gli attivisti e due personalità, Beppe Grillo e Gianroberto Casaleggio, che hanno reso possibile tutto questo. Loro mi accettano così per i contributi che posso offrire». Paolo Becchi, 57 anni, professore di Filosofia del diritto all’Università di Genova, non ama le luci della ribalta. «Vorrei ricominciare a studiare, mi sono trovato in un vortice mediatico che non è il mio», assicura. Lui, però, collabora da tempo con il blog del leader Cinque Stelle e da lui vengono alcune delle idee più discusse e dibattute nel Movimento, come quella sulla prorogatio del governo Monti.
Alla luce dell’impasse attuale, è ancora dell’avviso che sia la soluzione migliore?
«Quello che ha detto Napolitano è indirettamente una conferma della mia tesi sulla prorogatio. Il capo dello Stato è stato molto onesto e preciso: in Italia non c’è l’anarchia, ma c’è un governo. Noi siamo già da 98 giorni in prorogatio e possiamo scegliere. Facciamo qualcosa — ossia il Parlamento legifera — o aspettiamo Godot? L’esito delle elezioni a quanto pare non consente la formazione di un governo, ma il Parlamento deve operare per poter votare tra qualche mese non con questa legge elettorale».
Ma non è necessario che anche i Cinque Stelle facciano un passo avanti?
«Il Movimento non è rimasto arroccato sulle sue posizioni come si sente dire, ma va avanti coerente per la propria strada. Bersani dopo una campagna elettorale fallimentare sta cercando di prendere tutto: ha ottenuto i presidenti di Camera e Senato, ora vuole indicare il nuovo presidente della Repubblica e magari svolgere anche il ruolo di premier. Devo rendere atto a Napolitano che l’ha fermato: avrebbe potuto lasciarlo andare avanti e magari con qualche alchimia, qualche malpancista e delle assenze strategiche, Bersani avrebbe ottenuto la fiducia al Senato».
E il Movimento cosa dovrebbe fare secondo lei?
«Il Movimento è per sua natura anti partitocratico: più sta fuori da questi giochi da Prima Repubblica, meglio è. E non è vero che non abbia dimostrato senso di responsabilità, lo ha fatto offrendo una sua posizione per uscire dallo stallo. Il programma politico era ed è "tutti a casa": la linea è sempre stata coerente».
Questo atteggiamento però sembra essere controproducente. Alcuni sondaggi evidenziano un calo...
«I sondaggi? Io mi ricordo quelli prima delle elezioni: davano i Cinque Stelle al 15, al 18, poi hanno preso il 25 per cento».
Anche alcuni intellettuali e uomini di spettacolo che si sono schierati con Grillo, come Adriano Celentano, ora chiedono un cambio di rotta.
«Siamo seri, non lasciamoci prendere dal canto delle sirene. Siamo in periodo pasquale.... mettiamola così: anche Gesù ha avuto un Giuda, ma tradire le intenzioni degli elettori è necessario per garantire un sostegno a chi? Io ho votato il Movimento per la sua linea antipartitica e sono sicuro che molti elettori come me non capirebbero e non lo rivoterebbero».
Intanto sono state rese note le regole per scegliere il candidato dei Cinque Stelle al Quirinale. Lei cosa pensa?
«È un problema serio. Il presidente della Repubblica resta in carica sette anni, ha una funzione importante, di garanzia e politica. Personalmente ho l’impressione che — visti i veti incrociati — Napolitano sarà costretto suo malgrado a prolungare il suo mandato di un altro anno. Io l’ho sempre criticato in passato, ma nell’ultimo periodo ha dimostrato una statura notevole, ha gestito la crisi nel modo migliore».
Emanuele Buzzi