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 2013  marzo 31 Domenica calendario

IL MODELLO OLANDESE: MISURE CONCRETE, IDEALI «CONGELATI» —

Si fa, ma non si dice. E quando si fa, si parla di «regeerakkoord», «accordo di governo» in olandese. O meglio, traducendo assai liberamente: coalizione dell’ultima ora, approdo dei disperati, chi ci sta ci sta. In Olanda, appunto, un «reggerakkoord» ha salvato la nave il 29 ottobre 2012, due mesi dopo le elezioni, quando tutto sembrava perduto perché non esisteva una maggioranza assestata e le consultazioni andavano a remengo. I due partiti maggiori, il Vvd (liberali di centrodestra) e il PvdA (laburisti di centrosinistra) firmarono allora un’intesa chiamata romanticamente «costruire ponti». Era tutta roba basata sul pragmatismo: non mollare sui grandi ideali, e accordarsi su poche misure concrete, utili a portare il Paese fuori dalla crisi economica e politica. E tutto questo, anche se i due partiti erano separati da un burrone di litigi politici, e da appena 3 seggi in Parlamento.
Il 12 settembre, gli olandesi erano andati alle urne dopo un lungo vuoto ai vertici. Risultato: 41 seggi e il 26% dei voti per il Vvd, 38 seggi e il 24,8% dei voti per il PvdA. E poi 15 seggi e il 10,1% dei voti per il partito più temuto, l’ultrapopulista Partito per la libertà di Geert Wilders, che proponeva di mollare l’euro e deportare gli immigrati musulmani.
Le consultazioni tradizionali cominciarono e finirono in un mare di chiacchiere. Allora, grazie soprattutto al supporto discreto della regina Beatrice, che forse ebbe un ruolo simile a quello svolto ieri da Giorgio Napolitano, il negoziato cambiò marcia: meno folla intorno al tavolo, più gente di prestigio indiscussa anche al di fuori della politica, più riserbo. L’obiettivo era adesso chiaro per tutti: non spartire questo o quel ministero, ma decidere se l’Olanda dovesse restare nell’eurozona o arrendersi alla propria paralisi politica. L’accordo sospirato, «Costruire ponti», annunciava già nelle prime righe di voler rispecchiare «la nostra ricerca del meglio da ciascuno dei nostri mondi» (centrodestra e centrosinistra). Il 5 novembre, benedetto dalla regina, nacque così un governo dove Mark Rutte (Vvd) era il primo ministro, e Lodewijk Asscher (PvdA) il suo vice. È in carica ancora oggi, e oggi gode secondo i sondaggi di un consenso popolare al 50 per cento.
Il «regeerakkoord» aveva e ha tre pilastri condivisi: rimettere in ordine le finanze pubbliche, assicurare una giusta distribuzione del benessere economico, e lavorare per una crescita sostenibile. «I sacrifici necessari negli anni a venire sono considerevoli — afferma il testo finale —. Noi possiamo solo contare sul sostengo pubblico per i risparmi che proponiamo (...) e offrire la prospettiva di un’economia sana e sostenibile». Nel dizionario olandese-italiano, almeno per ora, non si trova una traduzione per «regeerakkoord».
Luigi Offeddu