Alessio Schiesari, La Stampa 2/4/2013, 2 aprile 2013
LA FABBRICA DI MEDICINALI PER TUTTI CHE SALVA LE VITE NEL TERZO MONDO
È una decisione storica, un punto di svolta per la salute di milioni di pazienti in tutto il mondo». Aziz Rehman, consulente per la proprietà intellettuale di Medici Senza Frontiere, gongola di fronte alla sentenza della Corte Suprema indiana che ha bocciato il ricorso di Novartis per bloccare la produzione in forma generica dell’antitumorale Glivec. «Msf ritiene questa decisione ineccepibile perché stabilisce quali sono le medicine che meritano un brevetto e quelle che invece devono essere accessibili a tutti», continua Rehman. Per Aziz e gli altri responsabili di Access Campaign - la campagna di accesso ai farmaci promossa dall’Ong svizzera - è la seconda buona notizia nel giro di un mese. Il 5 marzo scorso, la Corte di appello indiana per i brevetti aveva rigettato un altro ricorso, quello della tedesca Bayer. Con la sentenza Novartis la magistratura indiana ha posto dei paletti stringenti contro la possibilità di brevettare più volte lo stesso principio attivo di un farmaco. Nel caso di Bayer invece è stato garantito il diritto a produrre una versione generica dei farmaci salvavita ancora protetti da proprietà intellettuale nel caso in cui siano commercializzati a un prezzo insostenibile per i pazienti. «Due sentenze molto diverse, ma entrambe avranno effetti positivi perché stimoleranno la concorrenza e ridurranno i prezzi», spiega Rehman.
La soddisfazione di Msf è comprensibile: l’80% dei farmaci usati dall’Ong svizzera (e da altre, come l’americana Global Fund) nella lotta contro l’Aids provengono dal mercato low cost indiano, una percentuale che sale oltre il 90% nel comparto dei trattamenti pediatrici. Proviene dall’India anche la gran parte dei farmaci usati dalle Ong per altre patologie, come i tumori e i disturbi cardiocircolatori. Nel complesso, il 70% delle medicine utilizzate nei programmi umanitari proviene dall’India. Secondo Msf, senza i farmaci Made in India migliaia di malati in Africa e nel resto dei Paesi in via di sviluppo rimarrebbero senza cure.
In India, la questione sulla brevettabilità dei farmaci è aperta da molti anni. Nel 1970 il governo decise di non pagare alcuna royalty alle multinazionali per la produzione della versione generica di tutti i farmaci salvavita. Con l’ingresso nel Wto l’India ha recepito la legislazione internazionale sulla proprietà intellettuale, entrata in vigore nel 2005. Tuttavia, come testimoniano i casi Novartis e Bayer, l’interpretazione di queste norme continua a essere più permissiva che altrove. Questo perché nel corso dei decenni si è sviluppata una colossale industria farmaceutica specializzata nei generici che produce il 20% dei farmaci senza brevetto venduti nel mondo. Questo consente al Paese asiatico di essere il quarto produttore mondiale di farmaci (per volumi, non fatturato).
Dalla sfida al Big Pharma occidentale sono nati così altri colossi, quelli della farmaceutica indiana, un’industria che sta guidando il boom economico di New Delhi: secondo la classifica di Forbes, nove dei 100 uomini più ricchi del Paese devono le loro fortune ai generici. Un settore in forte espansione che ha cominciato a ritagliarsi quote di mercato anche nella produzione di nuove medicine, quelle coperte da brevetto. Ma il mercato d’elezione continua a essere quello dei generici: secondo le stime del ministero del Commercio locale, questo comparto può crescere di 40 miliardi di dollari nel giro di tre anni.