Notizie tratte da: Daniele Marchesini # L’Italia a quattro ruote – Storia dell’utilitaria # Il Mulino 2012., 2 aprile 2013
LIBRO IN GOCCE NUMERO 73
(Daniele Marchesini, «L’Italia a quattro ruote - Storia dell’utilitaria»)–
(vedi anche biblioteca in scheda
e database libro in scheda 2219934)
La grande corsa alle quattro ruote
Baedeker
«Un italiano non passeggia mai se può guidare, per lui è un mistero inspiegabile come il passeggio possa essere piacevole. Un appunto mi è stato mosso frequentemente: “Lei è signore e va a piedi?”» (Karl Baedeker, noto editore tedesco di meticolose guide per viaggiatori, in un articolo di metà Ottocento riferito alla mobilità delle carrozze).
Gramsci
«Io ho per questi uomini una profonda ammirazione: sono i dominatori della nostra epoca, i re ben più forti, ben più utili di altre epoche, ed anche di quelli della nostra, coloro che strappano le masse ignare, refrattarie, della campagna alla loro tranquilla, supina sonnolenza per gettarle nel crogiuolo incandescente della nostra civiltà» (Antonio Gramsci a proposito degli Agnelli, 1916).
Gobetti
«La Fiat è il primo modello italiano di industria moderna. È un gigantesco apparato industriale che corrisponde a un piccolo Stato capitalista» (Piero Gobetti, 1923).
Animali
«Se immaginiamo un osservatore collocato lungo le nostre strade di prima classe [statali] vedrebbe passere tre veicoli a trazione animale prima che siano passati dieci autoveicoli» (dalla rivista del Touring Club, 1925).
Mussolini
«La macchina è il disinfettante che la salvaguarda dai pericoli dell’intossicazione bolscevica. Proletarizzare l’automobile significa deproletarizzare le masse». «Chiunque comperi un’automobile, sia pure la più piccola vettura di serie, diventa immediatamente antirivoluzionario. Non vuol sentire parlare di quel comunismo che gli porterebbe via, forse, la sua vettura. Non vi sarà un movimento rivoluzionario in America perché ogni operaio pilota la sua Ford. Un milione d’automobili rappresenta una garanzia sociale» (Mussolini, 1928).
600
«Meglio una 600 oggi che la rivoluzione domani» (titolo dell’Europeo, marzo 1955).
Chiesa
«La Chiesa imponga ai propri fedeli l’obbligo di confessare come colpa la guida imprudente e le gravi abituali inosservanze del codice della strada. Fra gli immortali principi del Vangelo si legge “Non ammazzare” e la guida imprudente e la inosservanza del codice stradale possono essere tentativi di omicidio o di suicidio» (Quattroruote, numero di agosto 1956. Titolo: «Dovete dirlo al confessore»).
Bianciardi
«È aumentata la produzione lorda e netta, il reddito nazionale cumulativo e pro capite, l’occupazione assoluta e relativa, il numero dello auto in circolazione e degli elettrodomestici in funzione, la tariffa delle ragazze squillo, la paga oraria, il biglietto del tram e il totale dei circolanti su detto mezzo, il consumo del pollame, il tasso di sconto, l’età media, la statura media, la valetudinarietà media, la produttività media e la media oraria al giro d’Italia. Tutto quello che c’è di medio è aumentato, dicono contenti. E quelli che lo negano propongono però anche loro di fare aumentare, e non a chiacchiere, le medie; il prelievo fiscale medio, la scuola media e i ceti medi. Faranno insorgere bisogni mai sentiti prima. Chi non ha l’automobile l’avrà, e poi ne daremo due per famiglia, e poi una a testa, daremo anche un televisore a ciascuno, due televisori, due frigoriferi, due lavatrici automatiche, tre apparecchi radio, il rasoio elettrico, la bilancina da bagno, l’asciugacapelli, il bidet e l’acqua calda. A tutti. Purché tutti lavorino, purché siano pronti a scarpinare, a fare polvere, a pestarsi i piedi, a tafanarsi l’un con l’altro dalla mattina alla sera». (Luciano Bianciardi, «La vita agra», 1962).
Bocca
«Il giornale sott’occhio, la radiolina all’orecchio, la canna da pesca piantata sulla riva, l’automobile, il canotto di gomma, il tavolino smontabile, le cibarie, la moglie e i figli nelle immediate vicinanze, egli si sente in presa diretta con il mondo e confortato dalla disponibilità dei beni» (Giorgio Bocca, nel 1962, descrive la domenica sul Ticino del milanese-tipo)
Calvino
«Il nome di ogni pezzo anche minimo di un’automobile è [oggi] uguale in tutta Italia e usato quotidianamente da ogni operaio meccanico; mentre la terminologia agricola era tutta diversa da una provincia all’altra» (Italo Calvino, 1965).
John Fante
«Il traffico qui, comunque, è una disgrazia nazionale. Le strade sono inondate di sangue, semplicemente, mentre questi folli italiani si uccidono a vicenda in quelle micidiali piccole Fiat. Gli automobilisti disprezzano i pedoni e - senza scherzi - adorano piombare su un incrocio affollato e far sì che la gente scappi via» (lo scrittore italoamericano John Fante a Roma nei primi Anni Settanta).
Notizie tratte da: Daniele Marchesini, «L’Italia a quattro ruote - Storia dell’utilitaria», Il Mulino, euro 24