Fabio Martini, La Stampa 31/3/2013, 31 marzo 2013
L’OBIETTIVO: RIDURRE LA DISTANZA TRA I PARTITI PER FORMARE AL PIU’ PRESTO UN ESECUTIVO
Onorati di esserci, ma senza per questo essere ottimisti. Sono ovviamente prudenti le prime, sintetiche dichiarazioni dei quattro «saggi» scelti dal Capo dello Stato per fornire a un futuribile governo di larghe intese un programma di riforme politico-istituzionali. I profili delle personalità scelte da Napolitano indicano nitidamente la mission: tracciare riforme incisive, ma rinunciando a significative revisioni costituzionali. L’obiettivo si evince dalla tipologia delle personalità: Valerio Onida è un ex presidente della Consulta, autorevole costituzionalista, da sempre orgogliosamente attestato sul fronte della «conservazione» della Carta; Luciano Violante, ex magistrato, già presidente della Camera, di area Pd, è artefice del più avanzato pacchetto di riforme sulla forma di governo, rimasto sulla carta ma comunque all’interno dell’attuale «perimetro» costituzionale; Gaetano Quagliariello, già vicepresidente vicario del gruppo Pdl al Senato, autore di importanti saggi su De Gaulle, è il meno «conservatore» della compagnia, ma non potrà non muoversi che dentro l’alveo indicato da Silvio Berlusconi; Mario Mauro, presidente dei senatori di «Scelta civica», già vicepresidente (Pdl) del Parlamento europeo, si è rivelato in queste prime settimane, la personalità più esperta della pattuglia montiana e anche lui, di cultura ciellina, non si è mai battuto per radicali innovazioni istituzionali.
Ma la mission dei saggi non è soltanto e non tanto la qualità delle riforme proposte, ma l’instaurarsi di un clima favorevole all’obiettivo che Giorgio Napolitano considera prioritario: dare il prima possibile un governo al Paese, seppure con un premier indicato dal prossimo Capo dello Stato. Da questo punto di vista non è azzardato immaginare che le personalità prescelte in qualche modo alludano allo schema che Napolitano aveva immaginato per quel governo del Presidente che alla fine non è riuscito a varare. La leadership di quel governo, da quel che trapela dal Quirinale, era stata immaginata per un giurista, in particolare per un costituzionalista. Si era fatto nei giorni scorsi il nome dell’attuale presidente della Consulta, ovviamente non «ingaggiabile» tra i saggi e ovviamente risulta di eguale caratura un ex come Onida, peraltro reduce da un’esperienza politica come la candidatura alle Primarie del centrosinistra di Milano. Onida (che nei giorni scorsi si era detto contrario alla tesi della ineleggibilità di Berlusconi), ieri si è espresso così: «Sentiremo dal Presidente della Repubblica cosa esattamente ci chiede di fare. Se questo strumento del gruppo di lavoro potrà avere una utilità per lo scioglimento dei nodi politici che ci sono, e che tutti conoscono, questo lavoro dovrà svolgersi con riservatezza. Non sono ottimista, ma faremo il nostro dovere». Molto misurato e con un filo di autoironia Mauro: «Capisco la semplificazione giornalistica ma, da qui a definirmi saggio, sarei prudente». E ancora: «L’auspicio è che il nostro lavoro sia molto breve, intenso e soprattutto molto cordiale». Come dire: la missione più autentica delle due commissioni è provare ad accorciare le distanze tra i partiti in vista della formazione di un nuovo governo.