Cesare Peruzzi, Michele Pignatelli, il Sole 24 Ore 29/3/2013, 29 marzo 2013
MPS PERDE 3,17 MILIARDI, RETTIFICHE RECORD
FIRENZE
Il prezzo dell’operazione trasparenza è salato. Banca Mps chiude l’esercizio 2012 con 3,17 miliardi di rosso, rispetto alla stima della vigilia che non andava oltre i 2,3 miliardi. Una perdita consistente, che si somma a quella del 2011 per 4,6 miliardi.
A spingere verso il basso il risultato contabile del gruppo presieduto da Alessandro Profumo e guidato dall’amministratore delegato Fabrizio Viola sono state le rettifiche su crediti per 2,67 miliardi (di cui 1,37 nel solo quarto trimestre), che si sommano agli 1,66 miliardi persi nei primi nove mesi dell’anno scorso (causa svalutazioni degli avviamenti), ai 730 milioni "bruciati" con le operazioni strutturate fatte emergere in questi mesi dalla nuova dirigenza di Rocca Salimbeni e alle spese legate alla ristrutturazione, pari a 311 milioni.
Che si tratti di una pulizia radicale lo dicono i numeri del progetto di bilancio approvato ieri dal consiglio d’amministrazione: Core Tier 1 salito all’11,3% (contro il 9,4% dei diretti concorrenti), dopo l’arrivo di 2 miliardi di aiuti pubblici aggiuntivi attraverso i Monti bond; copertura dei crediti in sofferenza al 57,9% (media di sistema al 51,3%); miglioramento del profilo di liquidità; riduzione delle attività finanziarie (-11,4% su base annua); forte calo (-40%) degli attivi di livello 3, quelli diventati poco o per nulla liquidi; costi tagliati di un ulteriore 3,7%, rispetto al -2,7% delle altre grandi banche.
«L’operazione trasparenza passa da un bilancio come questo», è il commento a caldo di Viola. «Abbiamo svoltato e oggi la banca è molto diversa rispetto al recente passato – aggiunge l’ad –. Il lavoro sui prodotti finanziari è concluso, il portafoglio è quello in bilancio e Mps è diventata una delle banche con la quota di asset illiquidi più bassa, lo 0,13% contro lo 0,90% dei principali concorrenti domestici. Si tratta di una notizia positiva, che dà certezze per il futuro – continua – e, nonostante le difficoltà del contesto economico generale, siamo fortemente impegnati a conseguire gli obiettivi del piano industriale».
Sul fronte operativo, i ricavi del gruppo sono scesi (-6,2%) sia per effetto della riduzione del margine d’interesse (-18,1%), legato al brusco calo dei tassi di mercato, sia per la riduzione delle commissioni (-7,4%) che scontano i costi della garanzia governativa necessaria per accedere alle operazioni di rifinanziamento della Bce. La raccolta (-1,6% rispetto al 2011) ha risentito della flessione per quanto riguarda le controparti istituzionali, mentre è rimasta sostanzialmente stabile quella commerciale. In calo anche gli impieghi (-1,6%), con una riduzione accentuata dei mutui (-9%), da mettere in relazione con il «ciclo economico recessivo e la forte attenzione al tema della liquidità», come sottolinea una nota di Rocca Salimbeni.
Nel portafoglio di Banca Mps ci sono ancora titoli di Stato italiani per 25,8 miliardi: un investimento a lungo e anche lunghissimo termine (alcuni bond hanno scadenze di 34 anni) che è già costato molto caro a Siena (il rafforzamento patrimoniale per 3,2 miliardi chiesto dall’Eba era legato al deprezzamento di questi titoli), e continua a costare ogni volta che lo spread s’impenna (anche ieri le azioni Mps hanno perso lo 0,7% a 0,18 euro). Una esposizione nei confronti del debito sovrano italiano che, come ha già commentato Profumo, «nessuno avrebbe fatto con i soldi propri».
Viola ieri ha confermato la scelta strategica di «ridurre il portafoglio immobilizzato coerentemente con le condizioni di mercato». Ma soprattutto ha dato un segnale di positività sul futuro del Montepaschi. La pulizia è stata fatta. L’azione di responsabilità nei confronti dei vecchi amministratori (l’ex presidente Giuseppe Mussari e l’ex direttore generale Antonio Vigni), che sarà messa al voto nell’assemblea del prossimo 29 aprile, segna uno spartiacque anche formale tra il "prima" e il "dopo". La realizzazione del piano industriale (vedere altro servizio) diventa il principale, anche se non l’unico terreno di sfida per rilanciare la banca più antica del mondo.