Roberto Bongiorni, Michele Pignatelli, il Sole 24 Ore 29/3/2013, 29 marzo 2013
RIAPERTURA SOFT PER LE BANCHE MA LA FUGA DA CIPRO È INIZIATA
NICOSIA. Dal nostro inviato
Alle 10 del mattino sono già tutti pronti. Decine di cameramen, televisioni di tutto il mondo, fotografi. Le telecamere sono puntate sull’ingresso delle banche. Dopo 12 giorni di chiusura, a mezzogiorno, aprono finalmente gli sportelli. Si temevano file disordinate, gente che urla, proteste. All’ingresso di ogni banca i poliziotti armati scrutano nervosi le code che si stanno formando. Ma quando le banche aprono, le file ordinate – composte soprattutto da anziani, extracomunitari che non hanno il bancomat e commercianti desiderosi di depositare gli assegni che non possono essere riscossi - si esauriscono rapidamente. Nessuna protesta, né tumulto. In alcuni luoghi i giornalisti sono più dei ciprioti. Nel giorno in cui sono entrate in vigore le severe restrizioni alle transazioni bancarie (tra cui prelievi massimi di 300 euro) predisposte dal Governo per scongiurare un’emorragia di capitali, non si è dunque verificato il temuto assalto agli sportelli.
Il punto di accesso a Lidra Street, la strada più battuta dai turisti che taglia in due parti la città vecchia di Nicosia, è affollato. Ironia della sorte, una accanto all’altra, separate da una stradina larga cinque metri, ci sono le sedi della Bank of Cyprus e della Laiki, i due più grandi istituti di credito del Paese. Il primo in fase di ristrutturazione per le gravissime difficoltà finanziarie, nelle cui casse confluiranno i depositi sotto i 100mila euro – quindi garantiti- che un tempo si trovavano nella Laiki. La seconda, in via di liquidazione, ma oggi comunque aperta e ancora funzionante.
Dalla sede della Laiki esce Zoi Paskali, 54 anni. Anche lei non aveva il bancomat. «Vivo da qualche anno in Grecia – ci racconta –. E ad Atene ho perso il lavoro a causa della crisi. Ora mi trovo a Cipro, dove potremmo sprofondare in una crisi ben peggiore. Fino a un anno fa, i ciprioti si sentivano al riparo da simili shock. Mai avrebbero pensato che sarebbe potuto toccare a loro». Alla domanda se porterebbe via tutto il suo conto, se ne avesse la possibilità, Zoi mostra una saggezza encomiabile: «Se tutti facessero così, l’economia del Paese crollerebbe. La gente si porterebbe i soldi a casa, ma poi resterebbe senza lavoro. Dobbiamo fidarci delle banche».
Sono in molti, però, a confessare che, se potessero, porterebbe all’estero buona parte dei risparmi. Avraam Pharakalampos, 77 anni, è furioso. Uscito dalla Bank of Cyprus ci spiega: «Io non so neanche come funziona il bancomat, non l’ho mai avuto. Mi hanno detto che mi hanno versato la pensione sociale sul conto corrente, e allo sportello mi hanno risposto che non si può prelevare nulla, neanche 300 euro. Dicono che c’è stato un errore di comunicazione con la Banca centrale. Mi sono rimasti 20 euro».
Nella parte moderna della città, il centro commerciale, dove i palazzi in vetro e cemento accolgono migliaia di società di trading e studi di consulenza – arrivati a Cipro grazie alla notoria e bassissima tassazione per le società e per i controlli non troppo severi sulle transazioni - l’aria è ancora più tranquilla. La gente ritira il contante dal bancomat (il prelievo massimo è stato fissato a 300 euro) o chiede informazioni agli sportelli. Non ci sono file. In piazza Eleftheria, Gehorgos, un uomo in giacca e cravatta, puntualizza: «Vogliamo mantenere la nostra dignità, una delle poche cose che ci resteranno. E mostrare ai media internazionali che siamo un popolo civile». Lo stesso presidente della Repubblica, Nicos Anastasiades, ha dichiarato su Twitter: «Vorrei ringraziare la gente di Cipro per la maturità e il senso di responsabilità che ha mostrato nei rapporti con le banche».
Una compostezza, tuttavia, che potrebbe presto cedere il posto alla rabbia. Per Cipro il peggio deve ancora venire. Il pacchetto di salvataggio concordato con la troika, e le restrizioni alle transazioni finanziarie (che potrebbero durare anche un mese), avranno pesantissime ripercussioni sull’economia dell’isola, che importa tre quarti dei beni che consuma. «La nostra economia, che da un po’ di tempo stava già vivendo una fase di recessione - ha dichiarato ieri il ministro del Lavoro Haris Georgiades - andrà incontro a una recessione più profonda. Purtroppo il tasso di disoccupazione già a livelli record (oggi è al 15%, ndr) salirà ancora di più». La Confindustria cipriota si attende fallimenti a catena e licenziamenti. Anche nel settore bancario, che assisterà a un deciso ridimensionamento, anche di organico. Il presidente Anastasiades ha fatto sapere che si taglierà lo stipendio del 25%, mentre i suoi ministri lo ridurranno del 20. Devono dare l’esempio, perché è del tutto prevedibile che l’esercito dei dipendenti pubblici (quasi 100mila su 850mila abitanti), che ha già ricevuto pesanti tagli a salari e pensioni nell’ultimo anno, vedrà mutilati i suoi grandi privilegi. Inammissibili, secondo molti imprenditori e dipendenti privati, in un Paese moderno.
Il futuro è grigio. E forse il Governo di Cipro è stato troppo ottimista nel calcolare i depositi rimasti nelle banche. In febbraio, secondo un rapporto rilasciato ieri dalla Banca centrale di Nicosia, anche i depositi dei cittadini della zona euro nelle banche cipriote sono diminuiti nettamente, visto che è stato ritirato il 18% del totale (circa 860 milioni di euro). Di alcuni depositi russi usciti - secondo voci ricorrenti – anche durante i 12 giorni di chiusura delle banche non si sa ancora nulla. Cipro potrebbe trovarsi con molti meno soldi di quanto pensava.
Roberto Bongiorni
SOLO MILLE EURO IN USCITA DAL PAESE –
Limiti più stringenti su alcuni movimenti di capitale - la somma esportata all’estero non dovrà superare i mille euro a persona al giorno - e la motivazione ufficiale che giustifica le misure adottate, del tutto eccezionali nell’area euro: sono questi i principali elementi di novità che riserva la lettura del decreto firmato ieri dal ministro delle Finanze cipriota, Michalis Sarris.
Nell’introduzione al decreto, che impone «misure restrittive temporanee sulle transazioni», lo si motiva con il «rischio significativo di una fuga di capitali», con effetti a catena sugli istituti di credito e sulla stabilità dell’intero sistema finanziario, e dunque con la «salvaguardia di ordine pubblico e pubblica sicurezza». Non a caso, probabilmente, sono gli stessi termini citati all’articolo 65 del Trattato sul funzionamento dell’Unione europea, dove si specifica che una possibile deroga al divieto di restrizioni sui movimenti di capitale e pagamenti tra stati membri sono appunto motivi di «interesse pubblico o pubblica sicurezza». Una clausola che, di fatto, concede ai governi margine di manovra per aggirare il divieto, sebbene le restrizioni di Cipro siano una prima assoluta per Eurolandia.
Quanto alla durata delle misure, il testo ministeriale parla di un periodo di sette giorni, ma già ieri il ministro degli Esteri, Ioannis Kasoulides, ha ipotizzato un allentamento graduale e di un cuscinetto temporale di «circa un mese».
Le restrizioni elencate nel decreto si possono dividere in operazioni con un tetto massimo, operazioni in deroga (consentite solo previa giustificazione o autorizzazione) e divieti assoluti.
Operazioni con un tetto
In questo ambito rientrano prima di tutto i prelievi di contanti, tramite bancomat o sportello, che non dovranno superare i 300 euro al giorno a persona per banca. Nel caso in cui si effettui un prelievo inferiore al tetto, sarà possibile ritirare la parte restante in un secondo momento: se per esempio oggi si prelevassero 200 euro, domani sarebbe possibile ritirarne 400.
Gli altri tetti massimi hanno a che fare col timore di trasferimento di denaro all’estero: non si potranno perciò portare oltre confine più di mille euro a persona per viaggio (in una prima bozza del provvedimento il limite era 3mila euro); saranno vietati i pagamenti all’estero con carta di credito o di debito superiori ai 5mila euro al mese; infine, anche gli studenti all’estero non potranno beneficiare di somme superiori ai 10mila euro a trimestre, 5mila per le spese di soggiorno e altrettanti per le tasse, purché a versarle siano parenti di primo grado.
Operazioni in deroga
Il tetto ai trasferimenti di capitale all’estero non vale per il pagamento dei salari e per le normali transazioni commerciali fino a 5mila euro al giorno, se per esempio le somme inviate sono il corrispettivo di beni o servizi importati. Anche in questo caso, tuttavia, è necessario presentare i documenti che provino la transazione. Per somme comprese tra 5mila e 200mila euro servirà l’approvazione di un comitato istituito dal ministro delle Finanze (che dovrà pronunciarsi entro 24 ore); oltre i 200mila euro occorrerà anche valutare la liquidità dell’istituto creditizio.
Divieti
È vietata la riscossione di assegni, come pure il ritiro di denaro da depositi a termine o conti vincolati prima della loro scadenza, a meno che questo non serva a pagare un prestito contratto con lo stesso istituto. Alla prima scadenza, una parte del deposito (compresa tra i 5mila euro e il 10% del totale) potrà essere trasferita, a scelta del cliente, su un deposito a vista o su un conto corrente oppure versata su un nuovo conto vincolato nella stessa banca.
Eccezioni
Sono infine esclusi da queste misure restrittive lo Stato e la Banca centrale, nonché gli assegni e le carte di credito collegati a conti correnti aperti presso banche straniere.
Michele Pignatelli