Ilaria Vesentini e Natascia Ronchetti, il Sole 24 Ore 29/3/2013, 29 marzo 2013
NEANCHE UN EURO PER IL TERREMOTO
BOLOGNA A dieci mesi dal terremoto che ha colpito il cuore produttivo emiliano nemmeno un euro è ancora arrivato da Roma per far ripartire le fabbriche, a fronte dei 12 miliardi stanziati tramite la Cassa depositi e prestiti, tra i 6 per la moratoria fiscale (chiusa a dicembre con domande per appena 750 milioni) e i 6 per la ricostruzione. Meccanismi troppo complessi confermano l’incapacità del sistema-Paese di camminare allo stesso passo dell’industria. E i soldi sono solo l’ultima spina di un cespuglio di decreti e leggi che hanno rimandato fino all’ultimo giorno le misure necessarie, in mancanza di una legge nazionale sulle calamità naturali.
La Regione Emilia-Romagna ha dovuto sopperire creando ex novo una cornice legislativa. Risultato: 135 ordinanze firmate dal commissario Vasco Errani fino a oggi, migliaia di pagine di leggi e di rivisitazioni di atti precedenti. Una giungla burocratica. Che testimonia però anche dell’impegno della Regione per adattare le norme alle esigenze di famiglie e imprese.
L’assenza di un governo a pieno regime negli ultimi mesi, tra campagna elettorale e vuoto istituzionale post-voto, ha ulteriormente compromesso la capacità di risposta a un’area di oltre 3mila chilometri quadrati che genera quasi il 2% del Pil nazionale, con danni al sistema produttivo per più di 5 miliardi, che salgono a 11,5 con abitazioni, scuole, ospedali, edifici comunali. «Quasi tutti i giorni – dice l’assessore regionale alle Attività produttive, Gian Carlo Muzzarelli – sollecitiamo le firme e lo sblocco dei decreti. L’impasse post voto non giustifica i continui rinvii, Governo e dirigenti di Palazzo Chigi sono ancora in carica».
Che qualcosa non funzioni lo testimonia il numero di domande "Sfinge" (l’iter telematico per la richiesta di contributi da parte delle imprese). Appena 59 quelle validate dalla Regione, per oltre 41 milioni, ma nessuna pratica è ancora liquidata. Eppure i 6 miliardi per la ricostruzione sono disponibili dal 10 gennaio, con erogazioni a cadenza mensile. E se le prime tre tranche sono andate a vuoto, per l’Abi non ci sarà la sperata corsa il prossimo 10 aprile. I numeri salgono per le pratiche "Mude", quelle per abitazioni private, negozi e uffici: 13 liquidate finora dalle banche per 300mila euro, un’altra quarantina di domande in pagamento in aprile (prevede l’Abi), a fronte di 330 procedure già trasformate in "cambiali Errani" (17 milioni di euro), nonché altre 1.211 istanze in lavorazione e 551 domande accettate.
Ma la preoccupazione che i soldi non arrivino perché non vengono richiesti, sta salendo tra istituzioni, associazioni di categoria, banche e sindacati, tutti riuniti due giorni fa in Regione per cercare soluzioni. Stremate, le aziende hanno fatto fronte alla ripartenza con risorse proprie. E subiscono, come in tutto il Paese, l’effetto del credit crunch, «perché i protocolli firmati dalle banche e i plafond per le zone terremotate sono stati più pubblicità a loro favore che ossigeno per le Pmi», denuncia la Cna di Modena. L’ansia è amplificata dal ricordo del fiasco della moratoria su tasse e contributi (avanzano inutilizzati ancora 5,25 miliardi). La riapertura di una seconda finestra per garantire un prestito senza interessi con cui pagare tributi, contributi e premi, annunciata in dicembre, è solo uno dei nodi da sciogliere.
«Il Governo deve trasferire ancora i fondi del bando da 50 milioni a sostegno della ricerca delle imprese delle filiere del cratere – ricorda Muzzarelli – e deve allargare gli ammortizzatori agli autonomi. Sono leggi già approvate, questo stand-by è inspiegabile. Ma per prima cosa serve la proroga dello stato di emergenza almeno sino a fine anno». Per assicurare liquidità alle aziende e permettere alle banche di anticipare una quota (si parla di un 20%) dei contributi nel momento in cui il beneficiario riceve l’attestazione (senza aspettare l’asseverazione del professionista, causa prima del collo di bottiglia nell’iter dei rimborsi) occorre poi una intesa tra Governo e Banca d’Italia. Da risolvere anche il problema dei pagamenti della Pa, dopo lo sforzo dell’Emilia-Romagna, che ha speso 150 milioni per tagliare i tempi della sanità prima di tutto a favore del distretto biomedicale di Mirandola.
Tra le altre richieste, alle quali o questo o il prossimo Governo dovranno dare risposte rapidamente, ci sono il bando con fondi Inail per il miglioramento sismico degli immobili non danneggiati (misura da allargare quest’anno a imprese artigiane senza dipendenti ed agricole) e la questione degli studi di settore. Per la Regione – che ne sta discutendo con l’agenzia delle Entrate – serve che non siano attivati per il 2012 e occorre una soluzione per i danneggiati anche per il 2013. Infine, dopo lo spostamento a settembre dell’approvazione dei bilanci delle società di capitali, Roma deve firmare una norma per spalmare le perdite 2012 su cinque annualità.