Carlo Salvatori, il Sole 24 Ore 28/3/2013, 28 marzo 2013
MPS, UNA BANCA RINNOVATA CHE MERITA RISPETTO
Conosco il top management della banca da tempo e conosco le loro qualità manageriali. Ecco perché sono certo che il Monte dei Paschi oggi sia in buone mani. E reputo assai ingeneroso che in Italia e anche all’estero si parli e si scriva del Monte dei Paschi solo come di una banca sull’orlo del fallimento, minata da una gestione truffaldina e dal groviglio avvelenato con la politica. Temo si dimentichi che oggi si sta gestendo una vera e propria rivoluzione cominciata prima ancora che scoppiasse il terremoto giudiziario sugli ex vertici. Oggi Mps è una banca diversa, impegnata da più di nove mesi in un rilancio concreto, in iniziative di grande trasparenza come la revisione dello statuto che ha permesso la nomina di un amministratore delegato, come la pulizia di bilancio sui costi del personale che non erano stati contabilizzati correttamente dalla gestione precedente. Sono state anche riscritturate operazioni come le stesse Santorini e Alexandria. Il nuovo management ha anche riorganizzato profondamente la rete commerciale che è stata completamente ridisegnata per renderla più efficiente.
Spesso si dimentica anche che gli strumenti finanziari straordinari chiesti al Tesoro, i cosiddetti Monti bond, sono figli delle richieste dell’Autorità bancaria europea. A ottobre 2011 l’Eba stabilì che a Siena serviva un rafforzamento patrimoniale di 3,2 miliardi. Un rafforzamento «straordinario e temporaneo» imposto dalla svalutazione teorica dell’enorme portafoglio di Btp posseduto da Rocca Salimbeni. Parliamo di circa 25 miliardi all’epoca, quando lo spread era sopra quota 500. La diminuzione di fiducia nei confronti dell’Italia, ovvero della sua capacità di ripagare il debito pubblico, ha colpito soprattutto chi, come Mps, aveva puntato troppo sul "rischio Paese". Investimento che si può criticare ma ricordiamoci che se le banche non avessero comprato titoli di Stato sostenendo il debito pubblico oggi l’Italia sarebbe messa peggio. E ricordiamoci anche, ad abundantiam, che il valore di quei titoli tenderà al valore nominale con l’avvicinarsi delle loro scadenze. La perdita teorica, quindi, nel tempo si azzererà.
Ma nell’ultimo anno e mezzo, lo spread si è ristretto. Il governo si è fatto carico del sostegno per colmare il gap creato dalla perdita di valore "mark to market" dei suoi Titoli. E più scende lo spread, più i titoli di Stato di cui il Monte ha fatto indigestione possono tornare vicino al loro valore nominale ridimensionando anche per questa via le minusvalenze potenziali. Se dunque l’Eba oggi facesse un nuovo test sul Monte dei Paschi, si troverebbe di fronte a un’asticella di deficit patrimoniale più bassa rispetto a due anni fa. Certo, i Monti Bond sono un prestito che si paga molto caro. Non è un finanziamento a fondo perduto. Ma se lo spread scendesse ancora, complice un equilibrio post-elettorale, che oggi non può esserci ma che domani potrebbe esserci, il gruppo senese potrebbe restituire in un colpo solo gran parte dei prestiti ricevuti dallo Stato, lasciando la ricopertura della parte rimanente a quell’aumento di capitale già affidato in delega al consiglio d’amministrazione e previsto non prima del 2014.
Nel frattempo Alessandro Profumo e Fabrizio Viola stanno giocando la partita sul campo della solidità patrimoniale, dell’equilibrio finanziario, di una redditività sostenibile e del rilancio operativo. Cui si aggiunge la grande sfida, quella dell’attuazione del piano industriale. Spina dorsale e, al tempo stesso, volano del nuovo Monte dei Paschi.
Riuscirà il nuovo management a centrare gli obiettivi dovendo anche convivere con una mole consistente di eventi straordinari da gestire? Ne sono convinto. Mps non è una banca sull’orlo del fallimento. Non ci sono buchi da coprire. Quelli che c’erano sono stati coperti. Parliamo della terza banca italiana, con 30.000 dipendenti e 6 milioni di clienti. Una banca viva. Una banca che non è solo un’azienda, ma anche correntisti, famiglie, imprese, investitori. Un pezzo del Paese. Il Monte dei Paschi sta pagando gli errori del passato e merita rispetto e fiducia. Perché gestisce il futuro dei risparmiatori che l’hanno scelta e di chi in banca ci lavora.