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 2013  marzo 28 Giovedì calendario

FRENO SUI CAPITALI AL DEBUTTO

Un salvataggio, quello cipriota, che ha creato due inediti nella storia dell’Eurozona: forti perdite imposte ai depositi di conto corrente bancari superiori a 100mila euro e rigidi limiti ai movimenti di capitale, sia pure definiti temporanei. Due mosse che per l’investitore cipriota (estero o interno che sia) significano perdere parte del capitale e per la restante parte non poterlo utilizzare perché congelato, temporaneamente, nei conti correnti dell’ex "isola del Tesoro".
«Un caso unico», per evitare l’azzardo morale, si sono affannati a dichiarare e ribadire tutti i politici europei, soprattutto dopo i commenti del capo dell’Eurogruppo, Jeroen Dijsselbloem, sul caso Cipro come «modello» di futuri salvataggi. Una marcia indietro che però non ha rassicurato i mercati, che hanno visto in quella frase "sfuggita" al ministro olandese un passaggio rivelatore sul fatto che il peso dei futuri salvataggi europei passerà dalle spalle dei contribuenti a quelle dei risparmiatori. E soprattutto i mercati si sono chiesti che fine farà la promessa di usare il famoso bazooka dell’Esm, una volta approntata l’unione e la risoluzione bancaria comune, direttamente per finanziare le banche in difficoltà senza passare dai conti pubblici.
Tutte promesse che si sono infrante sulla risoluzione del caso Cipro, che se resta unico, non dovrebbe far altri danni, se non lasciare qualche timore recondito verso la determinazione di seguire una linea coerente da parte di Bruxelles. Bastava dire che ogni crisi è specifica e va risolta secondo le caratteristiche del caso. L’importante è fare presto, non illudersi che la situazione si risolverà da sola. Meglio non giocare con le aspettative dei mercati. Il Sole 24 ore ha cercato di rispondere alle domande più pressanti sugli ultimi sviluppi del caso Cipro per cercare di fare un po’ di chiarezza.
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Timori di una fuga

Perché Cipro ha deciso di introdurre controlli e limiti sui movimenti di capitali e sul ritiro di contanti?
Per il timore di una fuga di capitali dall’isola dopo l’approvazione del piano di salvataggio concordato con l’Unione europea. Il piano definitivo varato d’intesa con la Troika prevede che la Laiki Bank, il secondo istituto del Paese, sarà divisa in una banca «buona» e in una «cattiva». I depositi garantiti (fino a 100mila euro) saranno trasferiti alla prima banca del Paese, la Bank of Cyprus. La parte restante, in cui sono compresi circa 4,2 miliardi di conti al di sopra dei 100mila euro, finirà nella bad bank e subirà pesanti perdite. I depositi oltre i 100mila euro dei correntisti della Bank of Cyprus (pari a circa 10 miliardi) saranno congelati e subiranno un taglio di entità ancora non definita, forse al 40 per cento. Da ultimo, verranno imposti controlli valutari temporanei per evitare che i correntisti spaventati da questi maxi-tagli sui depositi possano drenare ulteriore liquidità dagli istituti di credito dell’isola, peggiorare la loro capitalizzazione e aggravare la crisi del sistema bancario cipriota.

Tetto massimo: 300 euro

In che cosa consistono questi controlli e chi li effettua?
Il ministero delle Finanze cipriota ha stabilito in 300 euro giornalieri il tetto massimo per i prelievi bancomat e dai conti correnti, una volta che gli istituti finanziari - chiusi dal 16 marzo scorso - avranno riaperto i battenti questa mattina. L’uso di carte di credito e bonifici bancari invece resterà illimitato sul territorio cipriota, mentre per l’estero non si potranno superare i 5mila euro al mese. Limiti anche sui conti vincolati dai quali sarà vietato ritirare i depositi prima della scadenza anche con il pagamento di una penale. Per i numerosi studenti residenti all’estero ci sarà un tetto di 10mila euro all’esportazione di denaro per trimestre. Stretta anche per le imprese che potranno usufruire di deroghe all’import solo se sono in grado di provare con i documenti la transazione commerciale. I turisti stranieri che lasciano l’isola non potranno portare con sé più di mille euro in contanti; inoltre verrà vietato l’incasso degli assegni e sarà possibile versarli solo sul proprio conto. Per le transazioni commerciali all’interno di Cipro non è prevista alcuna limitazione ma per le cifre superiori a 5mila euro le imprese dovranno provare davanti ad una commissione che le spese sono dovute alle attività ordinarie mentre per le somme superiori a 200mila euro la stessa commissione dovrà tenere conto anche della situazione della banca coinvolta prima di concedere l’autorizzazione. Le imprese potranno invece pagare regolarmente gli stipendi dei dipendenti all’estero e le compagnie di assicurazione versare gli indennizzi senza alcuna limitazione.

I Trattati comunitari

Questi controlli non violano il principio della libera circolazione dei capitali sancito dai Trattati europei?
L’articolo 63 del Trattato Ue in effetti vieta tutte le restrizioni ai movimenti di capitali e ai pagamenti tra Stati membri, nonché tra Stati membri e Paesi terzi. L’articolo 65 (ex articolo 58 del Trattato della Comunità europea) stabilisce però delle deroghe che consentono agli Stati membri di adottare misure restrittive giustificate da motivi di ordine pubblico o di pubblica sicurezza. Solo la disponibilità della Banca centrale europea a finanziare le banche cipriote senza limiti potrebbe consentire di rimuovere questi controlli di capitale in un prossimo futuro.
Senza precedenti

Ci sono precedenti di questo genere nella zona euro? E al di fuori dell’Eurozona?
No, all’interno dell’area euro, che è nata il 1° gennaio 1999 e oggi è composta da 17 Paesi, non esistono precedenti di questo genere. Al di fuori della zona euro, il caso più recente è quello dell’Islanda, che in seguito a una crisi finanziaria nel 2008 introdusse alcune limitazioni alla circolazione dei capitali con l’obiettivo di frenare la caduta della moneta, che era crollata dell’80% dopo il collasso di tre banche. In origine i limiti dovevano durare per pochi mesi ma in realtà sono ancora in vigore e il Fondo monetario ha affermato di recente che potrebbero restare fino al 2015. L’altro caso al di fuori dell’area euro è l’Argentina dopo il default del 2001.

Disparità di trattamento

Quali sono i rischi di misure di questo genere?
Il problema principale è che si viene a creare una disparità di trattamento tra Paesi appartenenti alla stessa moneta e si creano tensioni tra i risparmiatori che tendono a privilegiare le aree più "sicure" all’interno della stessa area monetaria. Come fa notare l’economista Guntram Wolff del Bruegel Institute, dal punto di vista teorico un’unione monetaria con controlli valutari interni è una contraddizione in termini. Quindi quelli appena approvati da Cipro devono essere limiti selettivi e temporanei.

Un caso eccezionale

C’è la possibilità che una misura di questo genere possa essere adottata in altri Stati della zona euro?
In linea di principio non lo si può certo escludere, ma le autorità europee, nonostante qualche scivolone, hanno ribadito a più riprese che il caso di Cipro è eccezionale. In effetti è la prima volta nell’area euro che una ristrutturazione del sistema bancario avviene facendo pagare anche i correntisti non assicurati, oltre che gli azionisti e gli obbligazionisti. L’eccezionalità di Cipro nasce dal fatto che il 91% delle passività delle banche cipriote è formato da conti bancari e quindi non c’erano alternative se non quella di far pesare l’intero salvataggio sulle spalle dei contribuenti europei.