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 2013  aprile 02 Martedì calendario

L’IMPRENDITORE “INDIGNADO” CHE FA TREMARE LA RICCA SVIZZERA

GINEVRA È diventato lo svizzero più famoso del momento, dopo Roger Federer ovviamente. La sua legge di iniziativa popolare contro le “remunerazioni abusive” dei top manager è stata votata da due cittadini su tre, mandando in crisi l’establishment economico e politico, e ora potrebbe servire da esempio per altri governi europei. Al contrario del tennista, noto per la sua propensione al silenzio, Thomas Minder parla moltissimo, un fiume in piena. Occhi azzurri, eleganza formale d’altri tempi, non sembra uno dei tanti indignados che strepitano contro la finanza mondiale e le disuguaglianze. «È solo l’inizio », gongola l’imprenditore cinquantaduenne, portatore di uno strano paradosso: la Svizzera, paese tra i meno toccati dalla crisi, sarà la prima nazione al mondo a varare una normativa severissima contro gli eccessi di un certo capitalismo.
“L’iniziativa Minder”, il testo sottoposto a consultazione popolare e approvato dal 67,9% degli elettori, record storico, prevede fino a tre anni di carcere e una multa pari a 6 anni di stipendio per i dirigenti di aziende quotate che non rispetteranno certi parametri. I livelli di remunerazione, così come bonus e premi vari, dovranno essere stabiliti dagli azionisti e non più dal management. Qualche esperto prevede già un compromesso, se non addirittura una parziale marcia indietro, nella fase in cui governo dovrà tradurre la proposta in legge, entro un anno. Ma intanto sulla placida e benestante confederazione elvetica spirano nuovi venti di indignazione contro i più ricchi che, proprio qui, hanno storicamente trovato rifugio sicuro.
Dopo il successo del voto a inizio marzo, Minder ha già incominciato a promettere una nuova iniziativa sulle liquidazioni elargite ai dirigenti pubblici. I socialisti adesso cercano di superarlo a sinistra, la loro proposta di legge “1: 12” stabilisce che il salario più alto di un’impresa non potrà essere oltre dodici volte quello più basso. «Sono contrario al dirigismo o all’interferenza dello Stato nell’economia » ribatte Minder, eletto nell’Udc, il partito populista di destra. Erede di una dinastia che fabbrica cosmetici da oltre un secolo, l’imprenditore rischiava di chiudere per il fallimento improvviso di Swissair, di cui era fornitore. Mentre la sua ditta cercava un modo di ripianare i debiti, venne fuori che il presidente della compagnia, Mario Corti, se n’era andato con un’indennità di 9 milioni di euro. Da lì è partita la crociata di Minder, passata per blitz nelle assemblee degli azionisti, raccolta di migliaia di firme, l’elezione come rappresentante del suo cantone di Schaffhouse, alla frontiera tedesca, e infine il voto di qualche settimana fa. Minder rifiuta di dire quanto guadagna. La sua azienda non è in Borsa e quindi, insieme ad altre 300mila imprese, non sarà sottoposto alla normativa da lui promossa. Il problema infatti riguarda le 274 società quotate, che rappresentano però 40% del gettito fiscale e 600mila posti di lavoro.
In questi ultimi mesi Minder è stato invano deriso, anche perché appassionato di ornitologia, e poi demonizzato. Il suo partito non lo ha mai apertamente appoggiato. Economiesuisse, la confindustria elvetica, ha speso quasi 8 milioni di euro per diffondere video e comunicati contro di lui, sostenendo che avrebbe provocato la fuga delle multinazionali e dei migliori manager. Tutto inutile. Anzi, proprio perché descritto come un “cavaliere solitario” un po’ pazzoide, Minder ha trionfato. «La mia vittoria è avvenuta pochi
giorni dopo quella di Grillo in Italia ma non abbiamo niente in comune. Io — osserva — parlo con i giornalisti».
L’esempio svizzero ora potrebbe essere seguito da altri paesi europei. «Dopo la groviera, è il nostro nuovo prodotto di esportazione» ironizza l’imprenditore. La sua prima vittima simbolica è stato Daniel Vasella, ex presidente di Novartis, che ha appena trasferito la residenza negli Stati Uniti dopo che la sua buonuscita (60 milioni di euro) è stata usata in campagna elettorale da Minder. «Se ne va perché ha capito che alcuni eccessi non sono più tollerabili in Svizzera». Lo “schiaffo” all’establishment economico, come ha titolato
Le Temps, è forte. Mentre Minder è balzato tra le dieci personalità più popolari della Svizzera.
«Non facciamone un eroe nazionale ». Lo scrittore ginevrino Daniel de Roulet è scettico su questo outsider della politica, conosciuto per i suoi proclami xenofobi. «È un populista che ha saputo intercettare un malcontento» racconta l’autore del romanzo La linea blu, già militante in alcuni gruppi radicali durante gli anni Settanta. La figura di Minder, prevede lo scrittore, è destinata a ridimensionarsi. Il successo della sua proposta invece rappresenta un sintomo. È la reazione ad un “cambio culturale” in Svizzera che si è verificato dall’inizio degli anni Duemila. «L’arrivo degli oligarchi russi e i comportamenti spregiudicati di certe multinazionali — racconta Roulet — non corrispondono alla vecchia tradizione calvinista di questo paese». Oltre a un dato etico ed estetico, c’è anche un rischio tangibile. «La classe media — aggiunge lo scrittore — sente di non avere più margini di progressione e, anzi, teme di regredire ». È quel che conferma uno studio pubblicato dal think tank Avenir Suisse che ha fatto molto discutere. Nel 1984 la differenza tra massimo e minimo salariale nelle imprese era di 1 a 6. Nel 1998 era già di 1 a 14 e oggi è di 1 a 93, con alcuni picchi di 1 a 720. Certo, i confronti internazionali dovrebbero ancora far sentire gli svizzeri al riparo dall’Europa in tempesta. La paura del declino non risparmia neanche quest’isola
felice.