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 2013  aprile 02 Martedì calendario

LEGGE ELETTORALE PRIMO MACIGNO SULLA STRADA DEI SAGGI DEL COLLE ONIDA: NON SONO TANTO OTTIMISTA

ROMA — «Se i partiti ce lo permettono in due minuti sulla legge elettorale chiudiamo». I dieci saggi di Napolitano saliranno stamattina al Colle per sentire dal capo dello Stato qual è il loro compito, su quali temi concentrare il lavoro, con che modalità e con quale orizzonte temporale. Ma ieri era chiaro a tutti, a partire dai quattro saggi della commissione sulle riforme istituzionali, che il grosso della partita si giocherà sul nuovo sistema di voto. E su questo punto anche Giorgio Napolitano, che ieri ha sentito Mario Monti, attende molto. Nessuno vuole però sostituirsi né al governo né al Parlamento. Anzi, sostiene il costituzionalista Valerio Onida, «è appena nato, più che una badante (come sostiene Beppe Grillo, ndr) gli servirebbe una baby sitter».
Già, perché se le due task force del presidente dovranno trovare convergenze programmatiche in grado avvicinare i partiti e far nascere un nuovo governo, avranno anche il compito di portare all’esecutivo Monti e al nuovo Parlamento le riforme “urgenti”. Quelle che potrebbero rimettere in moto l’Italia e, in caso di fumata nera sul nuovo esecutivo, arrivare alle urne con la cancellazione del Porcellum. Vitale per non ritrovarsi, dopo il voto, in una nuova situazione di stallo. Per questo ieri pomeriggio i telefonini dei quattro “saggi politici” erano costantemente occupati. Buona parte del tempo l’hanno passata parlando tra loro, e alla fine Onida, Violante, Quagliariello e Mauro una certezza l’hanno condivisa. «Se ci lasciano lavorare un accordo lo troviamo in fretta».
LA VIOLANTE-QUAGLIARIELLO
La base di partenza sulla legge elettorale c’è già, si sono detti, ovvero l’intesa Violante-Quagliariello dello scorso anno sulla scorta del sistema spagnolo, poi naufragata sull’altare del presidenzialismo voluto dal Pdl a sua volta saltato per l’impossibilità finale di Pd e Pdl di superare il Porcellum. Era un ritorno al proporzionale con soglia di sbarramento al 5%, collegi piccoli e premietto di maggioranza (dall’8 al 12%). Ma il lavoro – pur avendo già una solida base di partenza - sarà molto complesso. Lo ha già capito lo sherpa del Pdl Gaetano Quagliariello, che oggi riferirà come per Berlusconi la rottamazione del Porcellum non può essere isolata dal resto delle riforme costituzionali.
IL CAVALIERE INELEGGIBILE?
E comunque sul tappeto c’è adesso anche il problema dell’ineleggibilità del Cavaliere. Su questo punto Onida precisa da tempo che servono nuove norme che dovrebbero valere per il futuro e che il potere di decidere dovrebbe passare dal Parlamento ad un soggetto terzo. Per esempio la Consulta. Primi paletti che complicano i giochi. Visto che, calcolano i saggi, le due task force al massimo avranno due settimane di lavoro visto che il 15 aprile scatta l’iter per l’elezione del successore di Napolitano. E dunque non sarà facile mettere mano al Titolo V della Costituzione, ai regolamenti parlamentari, al taglio dei costi della politica, alla riduzione dei parlamentari e alla fine del bicameralismo perfetto se i partiti non credono nel lavoro delle commissioni.
UMORI NEGATIVI
Ma gli umori che circolano non sono molto favorevoli. «In quella sede non troveranno alcun accordo. Tantomeno sulla legge elettorale. «La commissione dei saggi è solo un espediente di Napolitano per prendere tempo, arrivare all’elezione del suo successore e andare alle elezioni entro giugno », dice per esempio, Stefano Ceccanti. Il costituzionalista, ex senatore del Pd, è molto scettico sulla possibilità di un accordo rapido per cambiare il Porcellum.
ONIDA: POCO OTTIMISTA
Ceccanti pensa che il problema «sta nel modo diverso di eleggere Camera e Senato. Sono due bacini elettorali diversi che votano in maniera diversa e quindi rischiamo di trovarci sempre con maggioranze diverse». Inoltre, continua Ceccanti, «ammesso che il Pdl accetti il doppio turno dove sta scritto che con questa situazione esca una maggioranza chiara? Io - spiega - sarei per stabilire un turno di ballottaggio nazionale fra le due coalizioni che arrivano prime». E alla fine che la strada sia in salita lo ammette anche Onida: «Al momento è tutto molto aleatorio, non si può essere molto ottimisti sul risultato di questa operazione ».
COMPITO PIÙ FACILE
Potrebbe essere più sereno il lavoro dei sei saggi chiamati ad occuparsi di questioni economiche e sociali. I loro profili ben si sposano con l’obiettivo di rilanciare l’economia, di sbloccare i soldi che lo Stato deve alle imprese, di rinviare l’aumento di Iva e Tares e di trovare una soluzione al problema degli esodati. Missione che non può prescindere dal dialogo e dalla capacità di ottenere un via libera dall’Europa.
GUARDARE ALL’EUROPA
Per questo Napolitano ha inserito tra i sei seggi Salvatore Rossi ed Enzo Moavero. Rossi, vicedirettore generale di Bankitalia, è un uomo vicino a Mario Draghi e per lui il rispetto del quadro europeo
la priorità che l’Italia resti nell’euro sono la bussola con la quale lavorerà in commissione. Stesso discorso per Moavero, al contempo garanzia di serietà verso l’Europa e uomo che ha dimostrato da ministro di Monti di saper negoziare a Bruxelles (anche duramente) per far passare misure e idee italiane come quelle sulla crescita. E al rilancio dell’economia guardano anche Giovanni Pitruzzella, presidente dell’Antitrust, ed Enrico Giovannini, numero uno dell’Istat. Filippo Bubbico invee
ce indica che «la vera emergenza è quella sociale, bisogna intervenire subito su fisco, rilancio economico ed equità».Temi sui quali insisterà anche il “leghista bocconiano” Giancarlo Giorgetti.