Liana Milella, la Repubblica 2/4/2013, 2 aprile 2013
“NESSUN VULNUS, MA UN INVITO ALLA RESPONSABILITÀ”
ROMA — Nessun «vulnus costituzionale ». Bensì un passo che «invita i partiti a una maggiore responsabilità». E che traghetta verso un nuovo capo dello Stato con pieni poteri. L’ex presidente della Corte costituzionale Ugo De Siervo non vede anomalie nelle due commissioni, anzi le giudica positivamente.
Grillo le ha bollate subito come “badanti della democrazia” e “fantomatici negoziatori”...
«È un giudizio errato in punto di fatto perché esse devono riferire l’esito delle riflessioni all’attuale o al futuro presidente. Non si sostituiscono di certo ai gruppi parlamentari o ai movimenti politici ».
Si va oltre la Costituzione?
«Assolutamente no. Si va solo oltre le pur varie prassi che avevamo conosciuto nell’esperienza repubblicana. In più c’è, questa volta, la gravità della situazione finanziaria ed economica, le valutazioni estere su di essa, l’anomalia di un Parlamento appena nominato e che qualcuno teorizza che dovrebbe già essere sciolto
dando il segnale di una crisi istituzionale gravissima».
Esclude altri vulnus?
«Come il presidente può nominare, e in passato ha nominato più volte, esponenti politici perché indagassero su una situazione complessa, stavolta ha scelto esperti che possano riferirgli analiticamente sull’esistenza e sulla consistenza di possibili punti programmatici teoricamente comuni a più forze parlamentari. C’è, semmai, un contenuto nuovo in termini di messaggio».
Ossia?
«L’invito alle forze politiche e parlamentari a prendere atto dell’esistenza di fortissimi e seri interessi generali del Paese che vanno al di là di quelli dei partiti, che forse
guardano più agli interessi immediati che a quelli generali del Paese».
Alfano invita i gruppi a fare prestissimo, il Pd addebita la mossa al solo Napolitano. Non vede un presidente molto solo?
«Nel novembre 2011 non è che le forze politiche volessero governare insieme, ma poste davanti a una situazione molto grave di finanza pubblica e relazioni internazionali, condivisero che esistevano
interessi generali superiori. Non siamo nella stessa situazione, ma essa è comunque grave. Quindi un tentativo del presidente per richiamare la maggioranza delle forze parlamentari a un maggior senso di responsabilità è naturale».
Il Colle precisa che i gruppi sono “assolutamente informali” e hanno limiti temporali.
«É importante soprattutto il riferimento ai tempi. Che potrebbero però coincidere o avvicinarsi enormemente al rinnovo del presidente della Repubblica. Il passo di Napolitano può portare a un nuovo capo dello Stato nel pieno dei suoi poteri».
Non era meglio dimettersi?
«C’è una rappresentazione della realtà che il presidente ha più ampia rispetto alle forze politiche e ad alcuni organi d’informazione. Le dimissioni avrebbero esposto il Paese a rischi gravissimi sul piano della credibilità internazionale con conseguenze devastanti anche su quello politico».
Non trova che sia una perdita di tempo?
«Lo è, ma per arrivare a una situazione in cui la presidenza può acquistare più potere d’influenza nella formazione del governo, con un nuovo presidente che avrà un mandato politico più fresco e il potere di scioglimento, e potrà forse contare, qualora volesse, su uno zoccolo programmatico condivisibile da parte di gruppi parlamentari sufficienti a formare un governo».
Non è una messa in mora del Parlamento?
«Piuttosto potrebbe creare qualche problema nei gruppi dirigenti dei partiti. I parlamentari non sono mai stati consultati su questi temi e già si ipotizza uno scioglimento. Un fatto singolare che, almeno, dovrebbe venir fuori dagli eletti stessi».