Filippo Maria Ricci, La Gazzetta dello Sport 2/4/2013, 2 aprile 2013
SPAGNA, È FINITA L’ETA’ DELL’ORO
Fine della «edad de oro». Quella che gli spagnoli definiscono come la loro grande epoca sportiva. Non si può dire oggi se spariranno anche i risultati, però non ci sono dubbi sul fatto che sono finiti i soldi. Lo sport spagnolo sta stringendo la cinghia in maniera tale che qualcuno parla di strangolamento. Nelle ultime settimane due documenti hanno sparato una luce sinistra sul futuro dello sport spagnolo: prima un’indagine di As sui tagli delle federazioni, ieri un articolo del Pais che anticipa le conclusioni dello studio operato dal Csd (Consejo Superior de Deportes) sulla gestione economica dei 63 enti federativi nazionali.
Fallimento tecnico Ben 25 di questi (quasi il 40%) versano in condizioni di «fallimento tecnico» e due, ciclismo (con un debito da 2.5 milioni di euro, la metà del budget annuale) e canottaggio, sono già in amministrazione controllata: il Consejo Superior de Deportes non si fida più e vuole controllare ogni euro speso dalle federazioni. Il miglior canoista spagnolo, David Cal, è stato recentemente preso sotto tutela dall’Università Cattolica di Murcia, istituzione privata che con il beneplacito del Comitato Olimpico spagnolo si occuperà delle esigenze dell’atleta più medagliato dello sport locale.
Spese poco giustificate Le rivelazioni del Pais offrono un quadro decisamente poco nobile, con presidenti che guadagnano come Segretari di Stato assegnandosi stipendi che arrivano a 100.000 euro e aumentandoli anche dopo gli inviti all’austerity, amministratori che autorizzano viaggi in prima classe, spese varie e cene sicuramente non in linea con la situazione tanto del Paese come dello sport. In settembre il Consejo Superior de deportes ha fissato in 34.9 milioni di euro la cifra stanziata per le varie federazioni per il 2013, quasi il 35% in meno rispetto ai 52 milioni di euro dell’anno precedente. Dalla federazione atletica gli sportivi si lamentano perché nel loro caso il taglio è stato del 45% e hanno lanciato la campagna: «Senza atleti non c’è atletica». Una federazione, quella di atletica, che tra il 2012 e il 2013 ha licenziato 23 persone e le cui borse di studio per preparare l’Olimpiade nel 2009 erano da 25.000 euro, oggi sono da 12.000.
Panorama desolante Dalle federazioni in generale sostengono che così è molto difficile ottenere risultati e su As avevano dipinto un panorama desolante. Tornei spariti per mancanza di sponsor, atleti costretti a pagarsi i viaggi (tennistavolo, judo, badminton, sport sul ghiaccio, gli atleti dell’Under 21 di hockey a rotelle che sborsano 865 euro a testa per andare al Mondiale in India e per le categorie inferiori la federazione paga solo il 20% delle spese di trasferta).
Fughe e riduzioni Genitori abbienti che sovvenzionano gli stage dei figli, federazioni che contano su solo 3 impiegati fissi (pentatlon), licenziamenti numerosi (ginnastica, scherma), trasferte ridotte al minimo (lotta, boxe, ginnastica, il nuoto ha cancellato vari viaggi transoceanici), diarie tagliate a fondo (badminton, volley), massiccia fuga di giocatori all’estero (pallamano e basket femminile), riduzione delle borse di studio (boxe, taekwondo nonostante il gran successo a Londra 2012), rinuncia alle polizze assicurative (ginnastica), riduzione degli stipendi (lotta, pesi, ginnastica). Tutte facce della stessa medaglia: quella di un’età d’oro vissuta senza pensare a una possibile crisi.