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 2013  marzo 30 Sabato calendario

«L’OMBRA DI MPS E BANKITALIA NELLA SCALATA ROSSA IN UMBRIA»

L’intrigo politico-finan­ziario che fa da sfondo al recente commissa­riamento dell’ambita Banca Popolare di Spoleto e che vede protagonisti Mps, Bankitalia e coop, già nel febbraio 2011 ven­ne messo a conoscenza del­l’opinione pubblica. Allorché si diede notizia della presenta­zione di una interrogazione parlamentare sottoscritta da 25 deputati dove si chiedeva­no spiegazioni su presunte anomalie nelle ispezioni alla Bps.
Per chi si fosse perso la punta­ta precedente, il gioiello del credito umbro guidato da oltre un decennio da un certo Gio­vanni Antonini (area Pdl) è sta­to commissariato al termine di un complicatissimo percorso. Gli ispettori di Bankitalia (che relazionarono uno stato deva­stante dell’istituto) non si sa­rebbero limitati alla sola vigi­lanza tecnico-amministrativa ma andarono oltre. Questo al­meno è quanto denunciarono Luciano Rossi di Forza Italia e gli altri 24 che se la presero, ad esempio, con un funzionario dell’Ufficio di Vigilanza di Bankitalia che dopo aver detta­to le linee guida per risanare l’istituto consigliava l’imme­diato ricambio dei vertici della banca: «Avrebbe avuto l’ardire di convocare il presidente dottor Giovanni Antonini invi­tandolo a dimettersi dalla sua carica», scrivono i deputati sol­levando ulteriori perplessità sui rapporti tra questo funzio­nario e il direttore generale del­la Popolare di Spoleto, prove­nie­nte anche lui dallo stesso uf­ficio di Bankitalia, non proprio vicino ad Antonini, e a loro di­re fortemente legato al Pd. Sul direttore generale e sui suoi rapporti col partito di Bersani, si legge nell’interrogazione di come «starebbe organizzando riunioni di carattere politico con esponenti locali e naziona­li del partito democratico». Nel febbraio 2011 Fabrizio Ronconi dell’Udc attaccò il Pd che nessuna presa di posizio­ne prendeva su Bps: «Stupisce il silenzio dei maggiorenti del Pd le cui altissime sfere briga­no con cooperative collaterali per acquisire un importante istituto di credito locale, la Bps, magari per avere una ban­ca».
Come già rivelato nella pri­ma puntata, da anni tutti sape­vano quel che bolliva in pento­la. Nell’interrogazione del feb­braio 2001 si parlava di come «una cordata di imprenditori italiani, con l’appoggio delle cooperative afferenti a coop Centro Italia e coop Tirreno, con la collaborazione di Mps, socia della banca, avrebbero dato vita a una operazione po­co trasparente di scalata alla Banca Popolare di Spoleto che è iniziata subito dopo l’invio della nota da parte della Vigi­lanza». Opa concretizzatasi, puntualmente, il 28 febbraio di quest’anno. Più d’uno si è chiesto se la Consob abbia mes­so il naso in questa scalata po­sto che la Bps è quotata in Bor­sa come riporta l’interpellan­za («la Bps è quotata alla Borsa di Milano con un Tier 9,8%, uno dei coefficienti migliori per le banche italiane»). Più recentemente sull’intrigo spole­tino è intervenuto Carlo Ciccio­li di Fratelli d’Italia, concen­trando l’attenzione sulla filiale di Perugia della Banca d’Italia che sin da subito ha avuto «un atteggiamento sospetto nei confronti della Bps, che ha un azionariato e un vertice che mal si concilia nel progetto po­litico di banca e martello. Ne­gli anni scorsi Banca d’Italia – continua Ciccioli - ha cercato, operazione come si è visto di grande lungimiranza, di farla “scalare” dal Monte dei Paschi di Siena, intervento fallito per l’opposizione dei soci. Poi con­tinue ispezioni e controlli stres­santi e scarsamente fondati da parte di ispettori con il mandato di fare esposti alla Procura della Repubblica, consenten­do titoli sui giornali e quant’al­tro». Per Ciccioli è venuto il mo­mento «di cominciare a fare noi commissioni d’inchiesta sull’operato di Banca Italia e sulle sue responsabilità in ben altre vicende». Il riferimento, forse, va anche a queste coinci­denze: il 31 gennaio 2011 il pre­sidente della coop Centro Ita­lia, Giorgio Raggi, si dimette dal Cda della Popolare dichiarando pubblicamente che «non sussistono le condizioni per realizzare il progetto dell’azionista di maggioranza Co­op Centro Italia». Contestual­mente, a distanza di 4 giorni, si dimettono altri 4 consiglieri, tutti in quota Mps. Dentro e fuori la Banca ci si domanda se non sia in atto un attacco con­centrico finalizzato alla scala­ta dell’istituto. Istituto prossi­mo a cambiare di mano, come racconta al Giornale il professor Francesco Carbonetti, a ca­po della cordata Clitumnus che sta dietro all’Opa lanciata da imprenditori e coop sulla Bps: «Quell’operazione è supe­rata dal commissariamento della Banca d’Italia, c’è sem­pre la cordata che è pronta a ri­levare il controllo della banca ma a questo punto l’interlocu­zione è con i commissari straor­dinari. L’interesse resta ma chi guida il gioco è Roma che sta fa­cendo le verifiche patrimoniali. Sarà poi Bankitalia ad aprire una procedura per trovare l’ac­quirente. Sull’accordo coi nuovi investitori no comment, a breve faremo un comunica­to». E l’intrigo continua.