Eugenio Fatigante, Avvenire 2/4/2013, 2 aprile 2013
PAGAMENTI PRONTI, MA SOLO PER GLI EX PARLAMENTARI
I mandati di pagamento sono quasi pronti. Ma imprenditori e fornitori stiano tranquilli, non c’è da mettersi in fila. I bonifici dei quali stiamo parlando sono altri: non vanno alle imprese (o ai cassintegrati in attesa di nuovi fondi), bensì ai politici. Meglio: agli oltre 600 ex deputati e senatori non rieletti o non ricandidati. Le amministrazioni delle due Camere stanno completando in questi giorni i calcoli, precisi al centesimo, sulle somme che vanno erogate entro un mese dalla cessazione del mandato. Per un importo complessivo (non ci sono ancora cifre ufficiali) che si avvicinerà verosimilmente ai 3 milioni di euro. Milioni, non miliardi, ma comunque tanti. Il rinnovamento della classe politica, ’rigenerata’ per quasi due terzi, presenta il conto. E i parlamentari di lungo corso si preparano all’incasso, senza dover sottostare ai tempi lunghi di chi attende soldi dalla Pubblica amministrazione. Per una somma oltretutto poco tassata (come il Tfr), che le nuove norme introdotte sui tagli alla Casta non ha ancora intaccato. E che si è salvata sia dagli strali anti-sprechi proclamati, sin dal loro insediamento, dai neo-presidenti Grasso e Boldrini sia dalle nuove ’forbici’ grilline. In pratica, è una super-liquidazione. Prendiamo due nomi-simbolo della ’vecchia generazione’: Massimo D’Alema, eletto per la prima volta nel 1987 quando partiva la X legislatura (e che questa volta si è fatto da parte più o meno volontariamente), riceverà 217mila euro, più o meno. Ancora meglio va al ’pensionato’ Gianfranco Fini: a lui, che vanta una legislatura in più (e 5 anni da presidente della Camera, che danno diritto a una maggiorazione), spettano ben 250mila euro. Per non contare che ambedue a questa ’buonuscita’ possono sommare, avendo più di 60 anni, la ’consolazione’ del vitalizio - altri 6mila euro circa, mensili in questo caso - calcolato ancora col vecchio sistema (ora l’assegno ’di vecchiaia’ si prende solo dai 65 anni e rapportato ai contributi versati). Una cifra simile ai 217mila euro di D’Alema va anche a due altri ’veterani’: la democratica Livia Turco e il pidiellino Domenico Nania.
Lo strumento in questione è il cosiddetto ’assegno di reinserimento’ o di ’fine mandato’, concepito a suo tempo per aiutare i politici che, dopo un’esperienza più o meno lunga in Parlamento, potevano incontrare difficoltà nel tornare a svolgere un lavoro comune. Grosso modo vale l’80% dell’indennità lorda mensile: quindi sugli 8mila euro circa, moltiplicati poi per ogni anno di permanenza in Parlamento, o comunque per ogni frazione superiore ai 6 mesi. La ’difesa’ addotta dalla Casta è che si tratta di una misura finanziata al 100% da una trattenuta versata mensilmente a un Fondo di solidarietà (784,14 euro alla Camera e circa 695 al Senato), senza alcun contributo a carico del bilancio interno. Vero, però si tratta pur sempre di soldi pagati dai contribuenti italiani. Liquidazioni, queste, rigorosamente trasversali. Ne beneficerà, a esempio, anche il neo-governatore lombardo Roberto Maroni (che, per questo, non necessita di alcun reinserimento): dopo 21 anni passati a tuonare insieme agli altri leghisti contro ’Roma ladrona’, dal Palazzo attende ora quasi 175mila euro. Non è male il ’trattamento’ anche per l’80enne Franco Marini (174mila euro, più una pensione da 5.300 euro), per il pdl Gianfranco Micciché (158mila) e per Beppe Pisanu (157mila), che incassa solo per gli ultimi 19 anni in Parlamento (un’altra buonuscita l’aveva presa dal ’72 al ’92). Un’interruzione vanta anche Antonio Di Pietro, che prende ora una seconda liquidazione da 58mila euro. Di euro ne vanno poi 141mila a Italo Bocchino (Fli), Marcello Dell’Utri e l’ex ministro Claudio Scajola, tutti con 17 anni alle spalle; 112mila a Fernando Adornato (Udc); e 100mila a Francesco Rutelli, Pierluigi Castagnetti e Maurizio Paniz, l’avvocato che accreditò in aula la versione di Ruby «nipote di Mubarak».