Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2013  aprile 02 Martedì calendario

PAGAMENTI PRONTI, MA SOLO PER GLI EX PARLAMENTARI

I mandati di pagamento sono quasi pronti. Ma imprenditori e fornitori stiano tranquil­li, non c’è da mettersi in fila. I bonifici dei quali stiamo parlando sono altri: non vanno al­le imprese (o ai cassintegrati in attesa di nuovi fondi), bensì ai politici. Me­glio: agli oltre 600 ex depu­tati e senatori non rieletti o non ricandidati. Le ammi­nistrazioni delle due Came­re stanno completando in questi giorni i calcoli, preci­si al centesimo, sulle som­me che vanno erogate entro un mese dalla cessazione del mandato. Per un importo complessivo (non ci sono ancora cifre ufficiali) che si avvicinerà verosi­milmente ai 3 milioni di euro. Milioni, non mi­liardi, ma comunque tanti. Il rinnovamento della classe politica, ’rigene­rata’ per quasi due terzi, presenta il conto. E i parlamentari di lungo corso si preparano al­l’incasso, senza dover sottostare ai tempi lunghi di chi attende soldi dalla Pubblica amministra­zione. Per una somma oltretutto poco tassata (come il Tfr), che le nuove norme introdotte sui tagli alla Casta non ha ancora intaccato. E che si è salvata sia dagli strali anti-sprechi procla­mati, sin dal loro insediamento, dai neo-presi­denti Grasso e Boldrini sia dalle nuove ’forbici’ grilline. In pratica, è una super-liquidazione. Prendiamo due nomi-sim­bolo della ’vecchia genera­zione’: Massimo D’Alema, eletto per la prima volta nel 1987 quando partiva la X le­gislatura (e che questa volta si è fatto da parte più o me­no volontariamente), rice­verà 217mila euro, più o me­no. Ancora meglio va al ’pensionato’ Gianfranco Fi­ni: a lui, che vanta una legi­slatura in più (e 5 anni da presidente della Ca­mera, che danno diritto a una maggiorazione), spettano ben 250mila euro. Per non contare che ambedue a questa ’buonuscita’ possono som­mare, avendo più di 60 anni, la ’consolazione’ del vitalizio - altri 6mila euro circa, mensili in questo caso - calcolato ancora col vecchio si­stema (ora l’assegno ’di vecchiaia’ si prende so­lo dai 65 anni e rapportato ai contributi versa­ti). Una cifra simile ai 217mila euro di D’Alema va anche a due altri ’veterani’: la democratica Livia Turco e il pidiellino Domenico Nania.
Lo strumento in questione è il cosiddetto ’as­segno di reinserimento’ o di ’fine mandato’, concepito a suo tempo per aiutare i politici che, dopo un’esperienza più o meno lunga in Parlamento, potevano incontrare diffi­coltà nel tornare a svolgere un lavoro comune. Grosso modo vale l’80% dell’inden­nità lorda mensile: quindi sugli 8mila euro circa, mol­tiplicati poi per ogni anno di permanenza in Parlamento, o comunque per ogni fra­zione superiore ai 6 mesi. La ’difesa’ addotta dalla Casta è che si tratta di u­na misura finanziata al 100% da una trattenuta versata mensilmente a un Fondo di solidarietà (784,14 euro alla Camera e circa 695 al Senato), senza alcun contributo a carico del bilancio in­terno. Vero, però si tratta pur sempre di soldi pa­gati dai contribuenti italiani. Liquidazioni, queste, rigorosamente trasversa­li. Ne beneficerà, a esempio, anche il neo-go­vernatore lombardo Roberto Maroni (che, per questo, non necessita di alcun reinserimento): dopo 21 anni passati a tuonare insieme agli al­tri leghisti contro ’Roma ladrona’, dal Palazzo attende ora quasi 175mila euro. Non è male il ’trattamento’ anche per l’80enne Franco Ma­rini (174mila euro, più una pensione da 5.300 euro), per il pdl Gianfranco Micciché (158mila) e per Beppe Pisa­nu (157mila), che incassa solo per gli ultimi 19 anni in Parlamento (un’altra buo­nuscita l’aveva presa dal ’72 al ’92). Un’interruzione van­ta anche Antonio Di Pietro, che prende ora una seconda liquidazione da 58mila eu­ro. Di euro ne vanno poi 141mila a Italo Boc­chino (Fli), Marcello Dell’Utri e l’ex ministro Claudio Scajola, tutti con 17 anni alle spalle; 112mila a Fernando Adornato (Udc); e 100mila a Francesco Rutelli, Pierluigi Castagnetti e Mau­rizio Paniz, l’avvocato che accreditò in aula la versione di Ruby «nipote di Mubarak».