Filippo Sensi, Europa 30/3/2013, 30 marzo 2013
I CAPIGRUPPO YOGI E ROTTENMEIER DUE COME NOI
C’è qualcosa di archetipico in loro due, come coppia s’intende. Perché quando vedi fianco a fianco, come accade sempre più spesso negli ultimi tempi, Vito Crimi e Roberta Lombardi ti si smuove qualcosa di ancestrale, neanche di sociologico.
Vedi lo sguardo apprensivo di lei quando lui prende a parlare, e li riconosci, ti riconosci. Li hai visti in realtà milioni di volte al supermercato, con lei che rimette nello scaffale i prodotti che lui aveva messo nel carrello, con quell’aria tagliente di compatimento che solo una donna sa avere.
Perché Crimi e Lombardi, Lombardi e Crimi, sono qualcosa di più di Sandra e Raimondo, con lui che prova a leggere il giornale e lei che scalcia sotto il piumone, che noia, che barba.
Sono un trattato di chimica, sono due maschere italiane, lui pacioccone, che quasi darebbe ragione a chiunque, e lei inflessibile, andiamo via, Vito.
Quando lui prova ad argomentare, con le braccia dietro, come un personaggio della Settimana Enigmistica, il tenero Giacomo, stai sicuro che, prima o poi, lei interverrà, per correggerlo, per precisare, per dare l’interpretazione autentica dei fatti. Braccia conserte, in atteggiamento di autodifesa, aspetta che Vito vacilli, perché sa che puntuale quel momento arriverà, per raddrizzare la situazione, in extremis.
Come ieri, quando il capogruppo al senato dei cinquestelle era finito tomo tomo in una trappola ordita dal nemico numero uno del movimento, i giornalisti. Le agenzie avevano battuto una apertura di Crimi a soluzioni «pseudotecniche», lui neanche se ne era accorto, finita la pappardella dopo le consultazioni, zac, ecco il cronista a chiedergliene conto. Lui ondeggia, bofonchia, cade dalle nuvole, si guarda intorno, sorride imbarazzato. A quel punto, lei sa che tocca a lei. «Verrebbe da capire quale riunione avete ascoltato», saetta contro il giornalista, Vasco Pirri dell’agenzia di stampa Italpress, che più tardi sarebbe stato insignito da Beppe Grillo in persona della medaglia di «giovane cronista frustrato», per avere sentito e riportato assieme ad altri colleghi le parole di cui chiedeva conto a Crimi.
Arriva la contraerea, lui dondola, si arrampica, entra ufficialmente in un fantozziano marasma, occhi pallati, salivazione azzerata, mani due spugne. Tanto che dopo qualche istante inciampa in un «onorevole Lombardi» per definire la sua collega che non perde l’occasione di riprenderlo ad alta voce, «cittadina», a richiamarlo all’ordine. L’impressione è che Vito si farebbe vendere qualunque frigorifero, aprirebbe la porta fiducioso al piazzista, anche solo per sentire cosa vende. Lei no, sa esattamente il perimetro entro cui la coppia si deve muovere, pare sopportarlo anche quando lo sostiene, una dinamica che ricorda Franca Valeri e Alberto Sordi del Vedovo, Elvira e il «cretinetti», senza offesa, è una citazione, a parti invertite, con lei romana e lui del nord.
Che ansia che deve vivere quest’uomo, lei così presente a se stessa, che guizza sguardi all’orda dei giornalisti come fossero lame, lui con quell’aria democrista, vagamente pretesca, a volte sembra quasi chiedere aiuto, come a dire ai cronisti salvatemi, ma non la vedete? Roberta, invece, sa sempre il fatto suo, o mostra di saperlo, non deflette, stentorea nelle dichiarazioni, anche le più azzardate e periclitanti, gladiatoria nella postura, quasi irridente. Una leader naturale, un’alfa. Vito si guarda intorno come un pugile, mentre piovono domande come cazzotti, lei gli si avvicina, gli sussurra qualcosa come «questa è l’ultima», lo guida con piglio, e, alla fine, sarà fatto come dice lei.
Dovevano ruotare, si diceva all’inizio, all’insegna di quell’uno vale uno del movimento che dovrebbe guidare anche l’azione parlamentare dei cinque stelle, e invece resteranno loro due, Vito e Roberta. Ufficialmente per le difficoltà amministrative del meccanismo della rotazione, ma dove la ritrovi una coppia così? Con lui occhi bassi e lei su al cielo, lui che devi appizzare l’orecchio per sentirlo, lei che scandisce netta, lui orso Yogi, lei signora Rottenmeier. Cliché, per carità, ma quando vi viene quasi di adottarlo a Vito, di tranquillizzarlo e dirgli «stai calmo, non ti preoccupare, poi passa», voi lo sapete che, in fondo in fondo, lo sguardo di Roberta ve lo sentite già quasi addosso, che vi scruta, vi osserva, pronta a correggervi, a bacchettarvi, a sputtanarvi davanti a tutti come la mamma di Woody Allen in cielo su New York.