Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2013  marzo 30 Sabato calendario

fare LIPARI (Messina) — Prima di uccidersi ha scritto a Dio, alla moglie e alla figlia. Poche righe

fare LIPARI (Messina) — Prima di uccidersi ha scritto a Dio, alla moglie e alla figlia. Poche righe. Un foglio schizzato di sangue. Lasciato sul sedile del furgoncino con cui Edoardo Bongiorno mandava a prendere i clienti al traghetto. «Perdonami Dio. Perdonatemi Isabella e Manuela...». Esplicito il riferimento ai debiti che lo hanno distrutto «fisicamente, moralmente, psicologicamente». Oltre tutte le motivazioni più personali sulle quali i suoi cari si interrogheranno, emerge nella tragedia una denuncia, un estremo atto di ribellione alla crisi di un arcipelago come quello delle Eolie dove due storici hotel di Vulcano chiudono e tanti arrancano davanti al calo dei turisti. Una frana. Con quest’uomo di sessant’anni deciso a puntarsi una pistola in bocca pur di annientare la paura di essere travolto da tasse e banche, di perdere l’albergo in cui si specchiava la storia della sua famiglia, l’«Oriente». Una ospitale dimora di Lipari, a due passi dal corso, simbolo di una famiglia che ha fatto la storia delle Eolie. Perché Bongiorno, un eterno ragazzo, una vita dedicata all’albergo-museo con una hall-bazar colorata di reperti etnografici, era figlio del partigiano che fece innamorare Edda Ciano, la figlia di Mussolini, e nipote dell’antifascista capace di far fuggire dal confino dell’isola i fratelli Rosselli, uno smacco al Duce. Una ricca sequenza di passioni politiche e trasporti amorosi, raccolta in un bel libro di Marcello Sorgi, trasferita due anni fa in una fiction Rai, adesso chiusa di botto con un colpo di Beretta 7.65. Proprio quella di Leonida Bongiorno, il padre dell’albergatore che lascia increduli compagni d’avventura, giramondo, turisti, amici innamorati delle sue canzoni interpretate in francese come uno chansonnier nelle notti spumeggianti delle Eolie, quando si faceva a gara per un invito nella terrazza della villa sull’Hotel Carasco per i giochi di fuoco in onore a San Bartolo. Ma anche quella villa era già un ricordo. Venduta per 650 mila euro proprio mentre in tv scorrevano le immagini della sua storia. Primo scricchiolio di un patrimonio eroso per tenere la testa alta. Come accadde con i due magazzini poi venduti in pieno centro. Come stava accadendo con alcuni terreni una settimana fa mostrati al geometra che presiede il consiglio comunale, Adolfo Sabatini, anche lui impietrito davanti a un’esistenza perduta nel tunnel della crisi, delle bollette, delle rate accumulate, fra minute quasi obbligate evasioni, sanzioni, multe e cedole sfogliate come il mazzo di carte di una partita in cui salta il banco. Un’angoscia recente, ignota a chi come Sorgi provò a convincerlo perché aprisse un armadio con le carte sull’amore fra il padre e Edda Ciano. Un diniego superato poi con una telefonata al direttore dell’attivissimo Centro studi di Lipari, Nino Pajno: «Chiama il tuo amico giornalista». Si arrivò così al libro, alla fiction e una memorabile puntata di «Porta a porta». Con Bongiorno spontaneo, divertente, pronto a ironizzare davanti a Bruno Vespa sulla indecisione superata con una visita al cimitero: «Parlai con mio padre davanti alla sua tomba». Aveva lasciato, diciamo così, l’ultima parola all’amante di Edda. «Gliele do o no ‘ste carte a Sorgi? E lui, lui rispose col silenzio. Da quel silenzio capii che potevo...». Chi ha diviso con lui una vita di confidenze intuisce che può aver pesato anche una malinconia isolana capace di lievitare durante inverni duri segnando rapporti rosi dalla frequentazione obbligata, ma la chiave consegnata in quella lettera schizzata di sangue provoca l’amarezza e la rabbia di Nicola Farruggio che parla per Federalberghi: «Dicono che dovremmo vivere di turismo, ma qui si muore di turismo...». È il bilancio di una Pasqua con un calo del 30 per cento, di Eolie senza promozioni, a corto di aliscafi perché la Regione molla il settore. Dati che nella vicina Vulcano portano alla chiusura degli storici «Sables noirs» ed «Eolian». Come spiegano i proprietari di quest’ultimo, Salvatore e Giovanni Di Giovanni: «Un dramma per tutta la Sicilia. Colpiti da Imu e Tarsu indipendentemente dal reddito, con costi proibitivi di acqua e luce. Come se gli alberghi fossero seconde case. Con l’effetto che la casa di un residente paga un decimo di quanto non si chiede a un albergo. Meglio chiudere...». Sono le pesanti testimonianze che non faranno dimenticare il sacrificio di chi nella tempesta ha lanciato un Sos lasciando affondare se stesso. Felice Cavallaro RIPRODUZIONE RISERVATA