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 2013  marzo 30 Sabato calendario

NON DIAMO SEMPRE LA COLPA ALLA POLITICA

Un amico, titolare di una media azienda alimentare che, forse, chiuderà, mi ha fatto avere i suoi costi di produzione comparati a quelli di altri Paesi in Europa.
Costo del lavoro. Lo stipendio medio mensile netto di un operaio italiano viaggia intorno a € 1.250. Il costo azienda è di € 2.500; la differenza è in parte previdenziale e in parte fiscale. Questo porta un aggravio di almeno il 30% paragonato agli altri Paesi europei.
Energia. La sofferenza è dovuta alla mancata adozione da parte del Paese, molti anni fa, del nucleare. Per quanto si può calcolare, il costo è più alto del 20% rispetto agli altri Paesi.
Logistica. Le nostre merci viaggiano su gomma mentre i nostri concorrenti europei utilizzano molto la rotaia. Ciò comporta un maggior costo per i prodotti italiani di circa il 20%.
Pagamenti. Sono i più lunghi d’Europa. Così, l’incidenza del costo del denaro sull’unità prodotta è la più alta d’Europa.
Burocrazia. È la più farraginosa d’Europa. Per aprire un negozio in Spagna occorrono otto giorni, in Italia sei mesi: permessi dei Comuni, dei Vigili del Fuoco, delle Asl ecc. Nella Pubblica amministrazione nessuno ha voglia e interesse ad impegnarsi per accorciare i tempi.
Nel frattempo, Bersani conduceva le sue stravaganti consultazioni, incontrando anche Saviano. Che avesse a che fare costui con la formazione di una maggioranza parlamentare a me è francamente sfuggito. Intendiamoci. La responsabilità della crisi è dei governi che hanno preceduto il governo tecnico; a sua volta nominato affinché vi ponesse rimedio, ma che ha fatto poco o niente e, in compenso, sta facendo entrare in vigore la norma sul trasferimento — non solo temporaneo per combattere l’evasione, ma permanente, strutturale e liberticida — all’Agenzia delle entrate dello stato dei conti correnti e delle movimentazioni di denaro; notizie su stili di vita e libertà soggettive non negoziabili. Si sa che per far crescere il Paese bisognerebbe partire dai suoi costi di produzione, e ridurli, magari attraverso una radicale semplificazione normativa e amministrativa. Ma i partiti, nel corso della campagna elettorale, ne hanno parlato? Direi di no. Bersani ne ha accennato durante le consultazioni? No. Noi giornalisti ne scriviamo? Mai.
È indubitabile, ma è anche un fatto che la colpa della crisi sia della politica, ma è lo stesso disonesto ignorare che la colpa sia anche degli italiani. Come popolo e come individui, essi dovrebbero vergognarsi della loro condizione; che nessun altro popolo e nessun singolo individuo di altri Paesi accetterebbero senza reagire. Si racconta che del fascismo essi si sono eroicamente liberati da soli; mentre, se non avesse perso la guerra, Mussolini sarebbe ancora a Palazzo Venezia. E loro, invece che forti degli ideali nazionali danteschi e del realismo politico di Machiavelli, bensì cornuta e mazziata armata Brancaleone, portano al governo di turno, convinti di darli alla Patria, con l’oro di famiglia, le loro stesse libertà.
Piero Ostellino