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 2013  marzo 30 Sabato calendario

OLEARI AI VERTICI DELLA SANITA’. LA POLEMICA: NON E’ UNO SCIENZIATO —

Fabrizio Oleari, finora capo del Dipartimento della sanità pubblica e dell’innovazione del ministero della Salute, è stato nominato, come previsto, presidente dell’Istituto superiore di sanità dal premier uscente Mario Monti, su proposta del ministro della Salute Renato Balduzzi. «L’unico tra i cinque candidati finalisti che non è uno scienziato», chiosa il pd Ignazio Marino, che aveva già posto il suo veto durante la votazione in commissione Igiene e sanità del Senato, a gennaio, quando il parere favorevole a Oleari venne licenziato con 12 voti pro, 7 contrari (Pd e Idv) e un’astensione, quella dei Radicali. Che infatti anche ieri sono intervenuti duramente: «Il ministro Balduzzi chiude la sua legislatura tecnica mettendo da parte trasparenza e merito e comportandosi da politico amico di qualcuno», scrivono in una nota congiunta Filomena Gallo, segretario dell’associazione Luca Coscioni e la senatrice radicale Donatella Poretti. Oleari? «È l’unico candidato che nel suo curriculum vitae non presenta i requisiti minimi di alta e riconosciuta professionalità documentata in materia di ricerca e sperimentazione nei settori di attività dell’istituto», criticano.
Il ministro prova a difendere la sua decisione finale: «Con la nomina di Fabrizio Oleari — dice Balduzzi — si rafforza ancora di più il ruolo dell’Istituto superiore di sanità come organismo tecnico scientifico al servizio dell’intera sanità italiana». E lo stesso Oleari, 63 anni, annuncia con orgoglio nel ricevere l’incarico: «Il compito che ci attende è integrare sempre più strettamente prevenzione, cura e riabilitazione, considerando fondamentale e sempre più strategico il ruolo della ricerca scientifica».
Ma è proprio quell’aggettivo ricorrente, «scientifico», il nodo su cui si fondano tutte le obiezioni sulla nomina dell’ormai ex capo dipartimento. «In qualsiasi altro Paese del mondo — spiega Marino — al vertice degli istituti di sanità abbiamo degli scienziati, persone che fanno ricerca e pubblicano lavori su riviste scientifiche. La stessa legge modificata da Monti per arrivare alla nomina con una procedura internazionale, iniziata ad agosto dell’anno scorso con grande rigore, prevedeva tra i requisiti per la selezione un curriculum orientato alla ricerca».
C’è anche un misuratore per capire qual è il «valore scientifico» di un ricercatore: è l’indice di Hirsch, utilizzato a livello internazionale per valutare la produzione scientifica dei ricercatori. I premi Nobel, per capirci, hanno un indice intorno ai 70-80 punti, gli altri quattro candidati della rosa sottoposta alla Commissione avevano tutti punteggi dai 30 in su: Paolo Vineis, che ricopre la cattedra di epidemiologia ambientale all’Imperial College di Londra, sfoggia un 68; Ruggero De Maria, direttore scientifico dell’Istituto dei tumori Regina Elena, esibisce un 44; Giuseppe Ippolito, direttore scientifico dell’Istituto Spallanzani per le malattie infettive, presenta un 38; Stefano Vella, virologo del Dipartimento farmaci dell’Iss, è quotato 33. «Oleari ha zero o giù di lì — sottolinea Marino —. Questo dimostra che non ho assolutamente nulla di personale contro di lui, ma che di fatto lui è nient’altro che un ottimo funzionario. Non dico che chi si occupa di sanità pubblica non debba avere doti da amministratore ma esistono tantissimi scienziati con capacità organizzative».
Un nome su tutti? «Ilaria Capua, esperta di veterinaria che oltre ad aver dimostrato una straordinaria capacità di gestione di un laboratorio con quasi 100 scienziati, l’anno scorso ha vinto uno dei premi più importanti del mondo per aver scoperto la sequenza genetica del virus influenzale: non si è candidata, ma se l’avesse fatto sarebbe stata perfetta, come molti altri». Enrico Garaci, l’ex presidente dell’Iss, prova a sdrammatizzare: «Sono certo che il dottor Oleari, di cui conosco e apprezzo il valore umano e le capacità professionali, saprà operare con continuità». Ma Marino non molla: «Mentre sono in corso le consultazioni per il governo viene nominato un presidente che dovrà affiancare per i prossimi cinque anni un nuovo ministro della Salute: una scelta quantomeno inopportuna».
Valentina Santarpia