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 2013  marzo 30 Sabato calendario

LE ULTIME LETTERE DI MORO

Le parole che appaiono ricalcate come a voler ribadire un concetto chiave, o mosse da alcune sbavature, forse per quelle lacrime che avrebbero bagnato la carta nell’atto di scrivere i suoi pensieri estremi e accorati. La grafia ordinata e perfettamente leggibile, dove a tratti fanno breccia una cancellatura o una correzione, sempre mirata a raffinare i messaggi. La leggera curva che la scrittura compie a fine riga, forse per aver scritto poggiando il foglio sulle ginocchia. O il tiepido nervosismo che trapela dall’andamento irregolare delle frasi. A trentacinque anni dal rapimento e dall’assassinio di Aldo Moro (16 marzo-9 maggio 1978), l’Archivio di Stato di Roma diretto da Eugenio Lo Sardo, offre la possibilità di «vedere» per la prima volta le lettere di Aldo Moro scritte quando fu tenuto prigioniero dalle Brigate Rosse per 55 giorni, e che fanno parte del fascicolo delle carte giudiziarie del processo. È stato pubblicato, infatti, il volume «Le lettere di Aldo Moro dalla prigionia alla storia» a cura di Michele Di Sivo, che propone eccezionalmente non solo tutte le immagini in alta risoluzione delle missive, ma anche la loro trascrizione, completa di integrazioni.
L’OPERAZIONE
Una monumentale operazione editoriale che sarà presentata ufficialmente il prossimo 8 maggio presso la Biblioteca Alessandrina dell’Archivio romano. Si tratta del corpus di undici lettere consegnato il 9 maggio del 2011 dall’Archivio della Corte d’Assise di Rebibbia all’Archivio di Stato di Roma, nell’anniversario dell’assassinio di Moro scelto come giornata della memoria delle vittime del terrorismo. Lettere che, per le gravi condizioni della carta di pessima qualità, sono state prima restaurate nei laboratori dell’Icpal, poi mostrate al pubblico nel maggio del 2012 sempre nelle sale dell’Archivio di Stato. Ma a queste, sono state aggiunte tre lettere originali, mai mostrate prime: «Le carte dei diversi procedimenti processuali sul rapimento e l’assassinio sono oggetto di studio, un lavoro appena intrapreso che ha già dato dei risultati - avverte Michele Di Sivo - le tre lettere sono state recentemente individuate, fanno parte degli atti del processo sul sequestro, e devono essere ancora restaurate». In tutto quindi vengono presentate quattordici lettere, per cinquantuno fogli complessivi, di cui dieci scritte su fogli bianchi extra strong (la famosa lettera alla Democrazia cristiana), mentre le altre sono su fogli di pessima qualità, bassa grammatura, quadrettati. «Gli originali noti delle lettere, certamente recapitati dalle Brigate Rosse, risultano ventotto - scrive nel volume Di Sivo - Quelli qui presentati sono la metà. Il contenuto delle lettere nel loro insieme lo conosciamo grazie alla preziosa edizione di Miguel Gotor». Come sottolinea Di Sivo, il secondo gruppo di tre lettere è costituito da 15 fogli. La prima lettera è rivolta all’allora ministro dell’Interno Francesco Cossiga, recapitata il 29 marzo del 1978.
GLI APPELLI
Qui Aldo Moro scriveva in chiusura di lettera «Che Iddio vi illumini per il meglio, evitando che siate impantanati in un doloroso episodio, dal quale potrebbero dipendere molte cose». Le altre due sono rivolte al segretario della Democrazia Cristiana Benigno Zaccagnini. Il 4 aprile, Aldo Moro ribadisce nella missiva: «Se non avessi una famiglia così bisognosa di me, sarebbe un pò diverso. Ma così ci vuole davvero coraggio per pagare per tutta la D.C., avendo dato sempre con generosità». E venti giorni dopo (24 aprile) torna a scrivere sempre a Zaccagnini: «Siamo quasi all’ora zero: mancano più secondi che minuti. Siamo al momento dell’eccidio». Tre lettere vergate su fogli di formato A4 a quadretti con penna blu. La missiva indirizzata a Cossiga, la prima in odine cronologico, è, per Michele Di Sivo, un documento di eccezionale importanza: «Molto delle modalità di creazione, riproduzione, gestione degli scritti di Moro in quei giorni si può osservare addensato in questa lettera, che condizionò tutte le vicenda successive - scrive Di Sivo nel volume - la frattura sulla questione della trattativa, il pericolo di rivelazioni di segreti di stato o di notizie riservate, l’affermazione della non attribuibilità a Moro di quei testi, la tattica della svalutazione dell’ostaggio da parte del Ministero dell’Interno, l’azione dei brigatisti volta a distruggere la statura politica e la moralità personale di Moro e la loro gestione degli scritti finalizzata all’immediata destabilizzazione del quadro politico». Ed è in una delle lettere a Zaccagnini che Moro scrive l’esortazione scelta come titolo del volume «Siate indipendenti. Non guardate al domani, ma al dopo domani».