Brunella Schisa, il Venerdì 29/3/2013, 29 marzo 2013
L’ORIGINE DEL MONDO [MA IL SESSO E LA TESTA ANCORA NON COMBACIANO]
Se Parigi non fosse tanto piovosa a gennaio, non sarebbe accaduta lo storia che il settimanale francese Paris Match ha raccontato diffusamente. Anno 2010. Un signore che vuole tenere l’anonimato e che chiameremo John ** per ripararsi dalla pioggia si rifugia in un negozio di antiquario. È un amante d’arte, e il suo fiuto lo porta a fissare lo sguardo su un piccolo quadro che raffigura un volto di donna. Ha la testa riversa, la gola scoperta e gli occhi spalancati. I capelli disordinati e mossi tratteggiati con colpi minuti di pennello, l’incarnato è roseo grazie a un sapiente gioco di velature. La luce rada rende ancora più erotico il volto della sconosciuta. Chi è l’autore? L’antiquario non sa rispondere, possiede il ritratto da quindici anni, l’ha tenuto sul camino di casa ma adesso ha bisogno di soldi ed è pronto a darlo via per 1600 euro.
Dopo una breve trattative John ** riuscirà a portarselo a casa per 1400. Spacchettato con calma nel suo studio, nota che i bordi della tela sono tagliati malamente e sul telaio gira un pezzo di camicia, forse quella testa apparteneva a un corpo, a un dipinto più grande. Non c’è nessuna firma, ma dietro è visibile un timbro che si legge a malapena «..eforg...Carpent... Paris». Compulsando nella biblioteca del Louvre la lista dei fornitori di materiali d’arte, troverà un certo «Deforge-Carpentier, colori di qualità e tele. Boulevard Montmartre, Paris». La bottega ha aperto nel 1858, e ha chiuso nel 1869 con la morte di Deforge. Dunque, il quadro deve essere stato dipinto tra il 1858 e il 1869. Da chi?
La risposta che da la Compagnia Nazionale degli Esperti specializzati in opere d’arte (CNE), a cui John ** si rivolge, è confortante. L’autore potrebbe essere Carolus-Durant, l’amico di Manet, il ritrattista mondano. Il suo motto era: «Ottenere il massimo con il minimo di mezzi». L’attribuzione viene però negata dopo qualche giorno dall’esperta di Carolus-Duran. Sylvie Brame non si limita a ricusare la paternità, ma azzarda un altro nome: «Il tocco ampio e sensuale, l’incarnato perfetto, così realistico... Il quadro è di Gustave Courbet!».
Notizia da fare tremare i polsi. Come è finito un Courbet da un antiquario? È stato rubato? La prima cosa da fare è controllare la lista dei dipinti trafugati. Non c’è. Bisogna indagare ancora. John ** comincia a leggere tutte le monografie dell’artista francese, sfoglia avanti e indietro le sue opere che adesso conosce a memoria. Chi sa quante volte ha poggiato lo sguardo sull’Origine du monde, il quadro più scandaloso dell’800 francese e forse anche del 900, abbagliato solo dal realismo del pube esposto. Una notte, invece, la postura di quel corpo acefalo, lo sfondo del quadro, gli insinuano un dubbio. Immagina di fare un puzzle e di porre su quel corpo indecente la sua «ragazza» senza nome. Le proporzioni corrispondono: 46 centimetri per 55 e sopra la testa di 33 x 41. L’idea è folle. Forse, in cassaforte custodisce il volto dell’Origine du monde, il quadro più misterioso e scabroso della storia dell’arte. Courbet lo teneva nascosto nel suo atelier, l’unica certezza è che venne acquistato da un diplomatico turco Khalil-Bey. Un testimone presente all’incontro racconta che Khalil-Bey se ne andò con «una serie di quadri e quadretti». Una serie di quadretti.
Continuando a studiare il catalogo di Courbet, John ** si imbatte nella Donna col pappagallo, ora al Metropolitan di New York. Un nudo accademico dipinto nel 1866 per accontentare i giudici parrucconi del Salon che continuavano a rifiutare di esporre le sue opere, offensive per il realismo potente. Dalla testimonianza del conte Henry d’Ideville, John ** apprende che l’artista prima di comporre il quadro per il Salon, aveva fatto uno studio «d’après nature», cioè un ritratto dal vivo. Eppure, di quello studio nel catalogo non c’è traccia. A meno che...
Siamo ormai nel giugno del 2012, dopo due anni di ricerche solitarie John ** decide di rivolgersi a Jean-Jacques Fernier, autore del catalogo ragionato delle opere dell’artista, oltre che potentissimo ex-direttore dell’Istituto Courbet fondato dal padre.
Fernier, ovviamente, chiede indagini più approfondite. Il tocco non gli sembra quello del maestro di Ornas. Radiografie, spettrometria, cromatografia aiuteranno a cavarsi il dubbio. Contro ogni aspettativa, il responso sui pigmenti confermerà l’ipetesi del pezzo mancante. Lo strato scuro dei contorni, la tela di lino composta da 14 x 15 fili a centimetro quadrato, la disposizione dei peli del pennello, la lunghezza dei colpi di spazzola, tutto corrisponde, punto per punto. Fernier inserirà il ritratto della donna nel terzo tomo del Catalogo ragionato di Gustave Courbet in preparazione. La grandezza del quadro intero, ipotizza l’esperto, doveva essere di 120 x 100 centimetri. «O forse più se la donna distesa teneva sulla mano alzata un pappagallo». Ma chi è la modella? Nel 1865 Courbet si era legato a Joanna Hiffernan, una ragazza dai lineamenti preraffaelliti, amante di James Whisler. A lei chiede di posare per la Donna con il pappagallo. La folta capigliatura è molto somigliante a quella della «ragazza» di John **.
Dunque, mentre al Salon nel Palazzo dell’Industria i parigini ammirano la Venere senza veli con un pappagallo dalle ali spiegate sulla mano, nell’atelier di Courbet c’è un nudo molto più scabroso che l’artista tiene nascosto. E non per pruderie. Pochi armi prima Baudelaire e il suo editore erano stati condannati per oltraggio alla morale pubblica per avere dato alle stampe i Fleurs du mal. Ma il diplomatico turco che butta i suoi soldi tra cavalli e donne, non ha paura di finire in tribunale, e davanti a quel pube esposto ha un unico desiderio: possederlo. Per accontentarlo e salvaguardare l’anonimato alla modella, è probabile che Courbet lo abbia tagliato in vari pezzi. Una serie di quadretti.
Lieto fine, dunque? Un Courbet ritrovato. Il corpo più scandaloso del XIX secolo ha finalmente un volto, un nome. E una quotazione. Essendo un’icona il suo valore potrebbe arrivare a una dozzina di milioni.
Ovviamente, le polemiche fioccano. Innanzitutto perché Jean-Jacques Fernier è detestato da molti per la conduzione «egemonica» dell’Istituto Courbet. C’è chi lo accusa di essersi inventato la casa natale dell’artista, con tanto di culla nella camera da letto. Un clamoroso falso storico. «Jean-Jacques Fernier da trent’anni si serve di Courbet per far parlare di Jean-Jacques Fernier!» si legge nel blog di Jean-Louis Simon, fiero avversario di Fernier e ex segretario generale dell’istituto Courbet.
Le motivazioni per respingere l’attribuzione sono anche tecniche, non solo umane. In primis: L’origine del mondo non porta alcuna traccia di taglio nella tela. Secondo: le analisi fatte sul ritratto ritrovata riguardano il pigmento e non il telaio. Ad affossare il sogno di John ** ci ha pensato anche l’esperto Hubert Duchemin a cui si devono diverse attribuzioni. «I due quadri non vengono dallo stesso pennello. Non c’è traccia del tocco largo, grasso e maestoso. In Courbet c’è violenza, quasi della barbarie, lì è tutto piatto e controllato».
E per il momento il Musée d’Orsay, che possiede ed espone il capolavoro di Courbet, tace.
Brunella Schisa