Gaia Piccardi, Corriere della Sera 29/03/2013, 29 marzo 2013
MANASSERO, BABY FUTURO «LA GIACCA VERDE E L’ORO A RIO»
Ultime dal green. Tiger Woods è risorto, Rory McIlroy è in crisi nera e Matteo Manassero ha trovato la fidanzata: «Anna. Giocava a golf, ora studia e basta». Nello sport dove contano i fili d’erba, ogni dettaglio è importante. A dieci giorni dall’Evento, il Masters di Augusta (8-14 aprile) con in palio la mitica giacchetta verde e fama eterna, il barometro dell’enfant prodige di Negrar (Verona), terra di soave e birdie (celebre quello con cui chiuse la buca 18 al Masters 2010, più giovane giocatore di sempre a passare il taglio), è fisso sul bello. Il futuro del golf è di Matteo Manassero, 20 anni il 19 aprile, che in una telefonata intercontinentale da Abu Dhabi («Clima ottimo, posizione strategica, campi straordinari: gli Emirati ormai sono la mia seconda casa», oltre che il suo lucroso sponsor da quando è pro), ci spiega perché.
Matteo, qual è il suo più antico ricordo golfistico?
«Open d’Italia. Ho circa 6 anni e mi aggiro nel campo pratica attaccando bottone con i giocatori».
Perché a 6 anni non si aggirava su un campo da calcio, invece?
«Mio padre ha iniziato a giocare a golf quando sono nato e si è subito appassionato, trasmettendomi il virus».
Da bambino, nella cameretta, aveva il poster di Ballesteros, cioé?
«Be’ sì, anche... Avevo foto dei giocatori del Milan e di golfisti...».
Perdoni: è normale, tutto ciò?
(ride) «Ma sì, un bambino si innamora di uno sport quando gli riesce bene e a me il golf riuscì subito facile. E poi, rispetto al calcio, che pure adoro, si adatta meglio al mio carattere pacato e riflessivo».
E i suoi amici cosa dicono di questa vita così atipica?
«Riconosco di fare qualcosa di molto diverso dai miei coetanei, ma è la mia vita e mi piace così com’è».
S’informano, sono curiosi?
«Certo! I miei amici calciatori nelle giovanili del Chievo, ex compagni di liceo, mi chiedono lezioni di golf».
Ci aiuti a spazzare via qualche stereotipo: il golf è per ricchi.
«Non più. Adesso quasi tutti i campi affittano le mazze e con il tesseramento libero non è obbligatorio spendere troppo. Per l’ultimo salto di qualità, in Italia, servirebbero dei campi pubblici: ne basterebbero due, di buon livello, per creare un piccolo boom».
Il golf è per commendatori con la pancetta.
«Nooooooo! La invito a guardare con attenzione i primi 50 della classifica, quelli nati dall’85 in giù. Poi mi dirà...».
Il golf è noiosissimo.
«Ma non è vero! Certo vederlo alla tv è tutt’altra cosa che praticarlo. È bellissimo e democratico: fa giocare tutti, bravi e meno bravi».
Il golf è per vecchi.
«La media si è abbassata. Guardi me...».
Infatti sembra di parlare con un quarantacinquenne.
«E invece mi sento pienamente un 20enne. Ho un carattere tranquillo: forse non sembro uno che fa cavolate ma mi diverto molto anch’io».
Fuma?
«No».
Ha tatuaggi?
«No. Ma mai dire mai: aspetto un’occasione speciale».
Vabbé, un difetto ce l’avrà.
«Ho un punto debole: la parte atletica, che si riflette sul gioco lungo».
E il pregio?
«Il gioco corto».
Senta Manassero, com’è l’Italia vista dal green?
«Sono dispiaciuto di ciò che leggo: l’Italia non si merita il modo in cui viene gestita. Ma è casa mia e io ci torno sempre volentieri».
Ha votato?
«No, ero all’estero».
Pensa che avrebbe subito il fascino di Grillo? Ha sedotto molti giovani.
«Non lo so... Da lontano lo vedo come un movimento che può far del bene, spazzando via la vecchia guardia. Non credo che i grillini possano governare il paese, però, e non penso che li avrei votati».
Come arriva al suo secondo Master, Matteo?
«Contento di come sto giocando».
Ma le misure per la giacchetta verde gliele hanno già prese?
«Sì. Quando rispondi alla lettera d’invito devi mandare ad Augusta un formulario con tutti i tuoi dati».
Che Tiger Woods sia risorto è una buona notizia?
«Ottima. Non ho mai pensato fosse finito e credo che quest’anno tornerà a vincere un Major. Senza Tiger non è lo stesso golf».
E come vede il mistero McIlroy, spodestato dal numero 1?
«Non penso che il cambiamento di materiali sia la principale ragione delle sue difficoltà. Credo ci sia un problema tecnico, che i bastoni di prima aiutavano a mascherare. Non ne farei un caso, però».
Il golf a Rio 2016 è uno scoop o uno scandalo?
«È una bellissima notizia! Entra nel programma olimpico senza togliere niente a nessuno. Io sono felicissimo: vincere una medaglia a Rio è uno dei miei sogni».
Il suo idolo Marco Van Basten come gioca a golf?
«Con grande classe, come quando giocava a calcio».
Come caddie meglio Balotelli o El Shaarawy?
«Questa è una domanda difficile... Di certo mi farei qualche risata di più con Mario ma siccome sul green devo essere serio, scelgo il Faraone».
Tra cent’anni, come le piacerebbe essere ricordato?
«Come uno dei giocatori che ha fatto diventare popolare il golf in Italia. Come un vincitore di Major e una pedina importante dell’Europa in Ryder Cup».
Arriverà prima lei a un Major o il suo Milan a rivincere la Champions?
«Siamo tutti giovanissimi, io e i rossoneri di Allegri. C’è tempo. Ma diciamo che nello stesso anno sarebbe l’ideale!».
Gaia Piccardi